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Bologna, Monti: 'Ripartire dal testo della Delega per legge nazionale sul gioco'

03 luglio 2015 - 09:28

La mancata approvazione del decreto delegato sui giochi è un'occasione persa, ma è stato meglio non approvare un testo che avrebbe innescato grandi conflittualità. Ne è convinta Nadia Monti, assessore alla Legalità del Comune di Bologna, che in un'intervista a tutto campo a Gioconews.it offre il suo punto di vista sulla regolamentazione del gioco da parte degli enti locali dopo la decadenza della Delega.

Scritto da Fm
Bologna, Monti: 'Ripartire dal testo della Delega per legge nazionale sul gioco'

 


Enti locali che insieme a Legautonomie avevano sottolineato da tempo i punti critici della bozza di decreto, ma invano. "Avremmo potuto portare avanti una buona legge se ci fosse stata più disponibilità da parte del Governo al confronto con noi e con le associazioni impegnate nella lotta al gioco patologico", sottolinea ancora Monti.


RIPARTIRE DALL'ARTICOLO 14 - Ma il lavoro fatto finora non andrà sprecato. "Riteniamo che per il riordino dei giochi si debba ripartire da qui, dall'articolo 14 e dalla bozza di decreto presentata dal sottosegretario Pier Paolo Baretta. Deve essere portato al Parlamento con una proposta di legge e va trovata una soluzione condivisa sui punti critici: divieto della pubblicità, poteri di regolamentazione per i Comuni, interventi sulla diffusione della rete di accesso al gioco. Come chiesto a gran voce dalla proposta di legge popolare firmata da Legautonomie", ricorda l'assessore.


RIFLETTERE SU INDUSTRIA DEL GIOCO - Il riordino della materia dovrebbe poi "essere l'occasione per riflettere sulle caratteristiche dell'industria, che ha fatto avvicinare al gioco le fasce più deboli della popolazione, quelle con basse opportunità di miglioramento economico e sociale. Ciò si inserisce fra la libertà di scelta e la protezione del consumatore, che vengono meno di fronte a una pubblicità aggressiva e illusoria. Il 3% del Pil delle industrie del gioco potrebbe essere prodotto in modo più propizio da altre tipologie di imprese, magari rivolte al welfare, ai servizi per migliorare la qualità della vita delle persone", dichiara ancora Nadia Monti.


COMUNI LEGITTIMATI DAI TAR - In attesa che il Governo prenda posizione sulla questione, l'assessore ricorda quanto fatto dagli enti locali per il contrasto al gioco patologico. "Il Consiglio di Stato e diversi tribunali amministrativi regionali hanno riconosciuto quanto fatto dai Comuni per regolamentare la materia, legittimando il diritto di intervenire su orari di accensione degli apparecchi e sulla loro distanza dai 'luoghi sensibili'. Via via, sta prevalendo l'importanza della tutela della salute del consumatore. Poi, in diverse città le amministrazioni hanno chiesto atti di responsabilità a imprese del territorio a non fare pubblicità al gioco, a cominciare dai taxi e dai bus. Molti centri di promozione sociale non installano più slot nei propri locali e smantellano quelle che ci sono già. E lo stesso divieto è esteso nei locali di proprietà comunale, e anche al wifi pubblico, che non consente l'accesso ai siti di gioco online, ad esempio".

 


SERVE OMOGENEITA' - "E' evidente che occorre una regolamentazione omogenea, una legge nazionale chiara e definitiva sul gioco, che garantisca la contingentamento degli apparecchi, la possibilità di intervento di Comuni e Regioni, lo stanziamento di risorse economiche certe per garantire la presa in carico dei malati di Gap e la formazione degli operatori dei Sert, la tracciabilità dei flussi finanziari collegati e una tassazione del settore più adeguata, visto che rispetto ad altre industrie versa meno tributi", auspica l'assessore. Questo l'obiettivo. E per realizzarlo, annuncia Monti, gli enti locali non hanno alcuna intenzione di stare con le mani in mano. "Chiederemo nuovi incontri al Governo, e proseguiremo la nostra mobilitazione sul tema insieme a Legautonomie, Anci e la rete di Avviso pubblico, che ha elaborato numerose proposte sul tema".

 

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