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Baretta: 'Riordino gioco, nessun blitz da parte del governo'

08 agosto 2017 - 08:02

Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta evidenzia come in materia di riodino dell'offerta di gioco non ci sia stato nessun blitz da parte del governo.

Scritto da Redazione
Baretta: 'Riordino gioco, nessun blitz da parte del governo'

In materia di riordino dell'offerta di gioco "parlare di blitz è semplicemente ridicolo, perché il confronto con Regioni, enti locali e mondo dell’associazionismo è iniziato nel 2014, quando il Parlamento affidò al Governo la delega per una riforma del gioco pubblico, con l’obiettivo di tutelare i minori, contrastare il gioco d’azzardo patologico, combattere il gioco illegale e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali". Lo scrive il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta al direttore del quotidiano il Dubbio, evidenziando come "L'importanza e la delicatezza dell'argomento è tale che sono stati presentati diversi disegni di legge. Questa nuova sensibilità ha fatto sì che nella legge di stabilità 2016 si decidesse di affidare al confronto in Conferenza unificata la definizione delle caratteristiche dei punti vendita e i criteri per la loro distribuzione e concentrazione territoriale. E su questo punto, che è quello richiamato nell’articolo, il governo ha avviato da maggio 2016 un confronto con Regioni ed enti locali, allargato anche a tutte quelle associazioni che negli anni hanno lavorato sui territori per contrastare il gioco d’azzardo patologico. In questi mesi, sono state diverse le bozze arrivate sul tavolo della Conferenza unificata, segno non di una debolezza dell’esecutivo, ma della volontà di trovare la migliore mediazione tra le diverse posizioni in campo. È con questo spirito che ho incontrato, a più riprese, Monsignor D’Urso, Monsignor Feroci, il professore Fiasco, don Zappolini, ma anche tanti altri esponenti dell’associazionismo laico e cattolico. Ed ho, inoltre, volentieri accettato la proposta di Vita di rendere pubblico e trasparente ogni passaggio di questa vicenda. Non solo. La decisione di discutere del riordino del gioco pubblico prima dell’inizio della pausa estiva fu presa, all’unanimità, lo scorso maggio proprio in Conferenza unificata". Il sottosegretario aggiunge: "Tutti i soggetti coinvolti erano a conoscenza e avevano condiviso quella decisione, tant'è che nelle settimane antecedenti il 'blitz' sono arrivate alcune proposte di modifica che sono state accolte e inserite nella versione definitiva del documento".

L'OBIETTIVO DEL GOVERNO - Nel merito, spiega Baretta, "il compito affidato dal Parlamento al Governo non è proibire il gioco, ma riportarlo a una dimensione normale della vita delle persone, mettendo un freno all’eccesso di offerta che si era determinato a partire dalla metà degli anni 2000, nel tentativo di arginare il gioco illegale. Un cambio di mentalità anche da parte dello Stato, che riconosce i limiti del passato e, finalmente guarda al futuro non solo con l'occhio alla, pur non trascurabile, dimensione finanziaria. Va in questa direzione la decisione del governo di tagliare del 35 percento le slot machine entro aprile 2018. A ciò si aggiunge il dimezzamento, in tre anni, dei punti gioco, dagli attuali 98mila a circa 50mila. Dove e come opererà nel territorio questa ridotta offerta di gioco pubblico? E, qui, dopo aver cercato una strada di regolamentazione condivisa delle distanze - senza successo, date le troppe divergenze - ho deciso di accogliere la proposta della Consulta (ribadita anche nel loro ultimo comunicato!) di lasciare alla piena responsabilità delle Regioni e dei Comuni la scelta di decidere dove debbono operare i punti gioco rimanenti dopo il dimezzamento previsto. Perché, allora, serve una distribuzione equilibrata? Perché il rischio è quello di creare dei veri e propri quartieri a luci rosse del gioco, collocati in aree periferiche già fortemente degradate e prive di servizi, così come è avvenuto in tante città italiane. Ho letto che un comune di media grandezza ha individuato ben 114 punti sensibili dai quali dovranno stare lontani, dentro e fuori le mura cittadine, i punti gioco. Dove finiranno a giocare i giocatori del lotto? Nel comune vicino? E se questo adotta gli stessi criteri? Qualcuno sostiene che così facendo si finisce per proibire ovunque il gioco. Ma è esattamente questo il punto che va chiarito una volta per tutte.

Una linea proibizionista non è lo scopo del lavoro che è stato chiesto dal Parlamento al governo. Combattere la ludopatia, contrastare il gioco illegale, limitare e controllare quello legale, qualificarlo e regolamentarlo, è il mandato che abbiamo. Siamo andati oltre, cogliendo una nuova cultura civica che dovrà svilupparsi in nuove battaglie per il controllo del gioco online e per la riduzione, se non addirittura l’eliminazione, della pubblicità. Una strategia di questa portata necessità di una forte collaborazione tra lo Stato centrale e quello locale. Per questo abbiamo deciso che l’equilibrata distribuzione dei punti gioco pubblico rimanenti va lasciata agli enti locali, affidando loro anche compiti di polizia e di vigilanza, a tutela del loto stesso territorio. Si veda, a questo proposito, la prerogativa data ai comuni di fermare per sei ore le slot durante la giornata. La proposta prevede, inoltre, l’introduzione della tessera sanitaria per giocare e l’accesso selettivo ai punti di gioco per la tutela dei minori, il richiamo alle previsioni contenute nel documento redatto dall’Osservatorio per il contrasto del gioco patologico del Ministero della Salute, l’innalzamento dei sistemi di controllo, il costante monitoraggio dell’applicazione della riforma, anche attraverso una banca dati sull’andamento del volume di gioco e sulla sua distribuzione nel territorio, alla quale possono accedere i Comuni (altra richiesta del documento della Consulta)".
GLI OSTACOLI POLITICI - In conclusione, Baretta osserva: "Vi è infine una domanda, tutta politica, che ci dobbiamo fare: perché un’intesa, come quella descritta, che, con i limiti inevitabili di ogni riforma, rappresenta indubbiamente un passo notevole in avanti - come tutti, anche i più critici, hanno dichiarato - e che consentirebbe di rendere irreversibile un approccio nuovo, socialmente responsabile, di un settore così esposto ai rischi per la salute pubblica e la legalità, viene osteggiata al punto di preferire che fallisca, con la conseguenza di lasciare tutto com'è oggi, nella insoddisfazione generale?
Mentre cerchiamo una risposta, vorremmo evitare che, come è, per troppo tempo successo nel settore del gioco, stessimo, tra polemiche e buone intenzioni, senza far niente; in questo caso sì a beneficio esclusivo delle molte lobbies che... giocano sul gioco".

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