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Commissione Antimafia: 'Gioco illegale, aumentare pene e sanzioni'

22 dicembre 2017 - 10:02

La Commissione bicamerale antimafia traccia un bilancio sul legame fra gioco illegale e criminalità organizzata per la legislatura in via di conclusione.

Scritto da Redazione
Commissione Antimafia: 'Gioco illegale, aumentare pene e sanzioni'

"La penetrazione mafiosa non riguarda più solo i tradizionali settori imprenditoriali, ma interessa anche quelli di più recente sviluppo, rappresentati dal gioco e dalle scommesse, dalla gestione delle slot machine, dalle scommesse sportive on line
fino al fenomeno del match fixing.
A questo fenomeno in forte espansione, la Commissione ha dedicato una lunga
istruttoria, condotta dal X Comitato, e svolgendo sedici audizioni e un sopralluogo presso la sede operativa dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli".


È quanto si legge nel bilancio di legislatura della Commissione bicamerale antimafia sul settore del gioco e i rapporti con la criminalità organizzata, presentato dalla presidente Rosy Bindi.

La relazione sottolinea "l’altissimo interesse della criminalità mafiosa, che
attraverso la gestione diretta o indiretta delle società inserite a vario titolo nel settore,
ricavano ingenti introiti anche attraverso il riciclaggio ed il reinvestimento di capitali
provenienti dalle tradizionali attività delittuose, riducendo al minimo il rischio di
incorrere nell’attività repressiva delle forze di polizia".
 
 
LE ATTIVITÀ ILLEGALI - In quest’ambito fanno anche un "diffuso ricorso ad attività illegali: attivazione di apparecchi clandestini, manipolazione delle macchinette per ridurre la tassazione sui ricavi, alterazione del sistema di gioco e delle probabilità di vincita del giocatore, etc.
L’attenzione della Commissione si è focalizzata anche sul gioco legale che,
sebbene gestito da privati attraverso il sistema delle concessioni, è pur sempre esercitato in nome dello Stato. Anche qui, la criminalità mafiosa ha operato enormi investimenti, acquisendo e intestando a prestanome sale deputate al gioco, ma anche inserendosi nell’organigramma delle società di gestione degli esercizi deputati al gioco. Si tratta di interferenze mafiose che talvolta lambiscono anche le stesse società concessionarie.
Il lavoro d’inchiesta ha inoltre rilevato che l’accertamento delle condotte illegali è
alquanto complesso e le conseguenze giudiziarie piuttosto contenute in ragione di un
sistema sanzionatorio, quale quello vigente, che a causa di pene edittali non elevate, per il reato di gioco illecito, non permette l’utilizzo di più efficaci sistemi d’indagine ed è
presto destinato alla prescrizione.
Molte le proposte avanzate dalla Commissione, per fronteggiare un fenomeno che
ha altissime ricadute negative anche sul piano sociale.
Si tratta di rafforzare ulteriormente le barriere all’ingresso nel sistema pubblico
dei giochi in modo da chiudere possibili varchi alla criminalità organizzata e ai loro
prestanome", si legge nella relazione della Commissione.
 
 
LE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE - Un primo gruppo di proposte "riguarda la revisione del sistema delle concessioni e licenze ed in particolare: l’ampliamento dei reati che pregiudicano la possibilità di ottenere concessioni e licenze (ad esempio l’autoriciclaggio, lo scambio elettorale politico-mafioso, l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, la concussione per induzione, etc), includendovi anche i delitti commessi all’estero e i casi in cui siano state irrogate sanzioni interdittive o di divieto di contrarre con la pubblica amministrazione; l’estensione dei requisiti previsti dalla normativa antimafia ai concessionari delle reti on line di raccolta di gioco a distanza, ai gestori e terzi incaricati degli apparecchi e ai proprietari, produttori e importatori degli apparecchi; la previsione dell’obbligo di concessione o autorizzazione di polizia (con l’assoggettamento ai medesimi controlli) anche per gli operatori di società aventi sede all’estero.
Una seconda serie di interventi concerne invece l’aumento delle pene per i reati
connessi allo svolgimento di attività illecita nel settore del gioco e delle scommesse,
anche al fine di consentire l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ampliare i termini
della prescrizione.
Un terzo gruppo di proposte riguarda le sanzioni amministrative: dalla decadenza
in caso di condotte illecite (la relazione ipotizza una sorta di Daspo del questore per le
sale scommesse e sale bingo) alla confisca obbligatoria degli apparecchi utilizzati per
commettere il reato, alle sanzioni pecuniarie per chi commercializza macchinette non
conformi alle prescrizioni di legge etc. Una specifica attenzione dovrebbe essere posta
anche sulle responsabilità dei concessionari nei confronti dei gestori dei punti gioco che
commettano violazioni della normativa vigente.
Un ulteriore gruppo di interventi punta a rafforzare le misure antiriciclaggio, anche attraverso una più estesa identificazione di coloro che giocano (per esempio tramite un’apposita card) e delle operazioni sospette (anche con riferimento al gioco on line), in linea con le indicazioni a livello comunitario (vedi da ultimo la “quarta direttiva antiriciclaggio” 2015/849).
La relazione sottolinea inoltre la necessità di innalzare la qualità dei controlli di
legalità, attraverso un coordinamento delle verifiche amministrative e tributarie svolte dai diversi apparati dello Stato, un maggiore scambio di informazioni sensibili con la
magistratura e l’impiego di più evoluti strumenti informatici.
Infine la Commissione ribadisce l’urgenza di interventi volti alla prevenzione della ludopatia e la necessità di garantire un’attiva partecipazione degli enti locali nell’elaborazione delle strategie utili a contrastare queste forme di dipendenza ed a valutare l’impatto sociale del gioco d’azzardo nelle singole realtà territoriali. E a questo fine si sottolinea l’utilità di favorire i controlli nel settore attraverso una riduzione dell’offerta complessiva (in particolare nelle aree più 'a rischio') ed anche dell’attuale 'polverizzazione' degli esercizi in cui si può praticare il gioco d’azzardo, da perseguire parallelamente ad una maggiore 'qualificazione' degli esercizi medesimi".
 
 
MAFIA E CALCIO - "In base al mandato legislativo, già all’avvio dell’attività, in sede di organizzazione dei comitati di lavoro nel febbraio 2014, la Commissione ha individuato il tema del rapporto tra mafia e manifestazioni sportive come meritevole di uno speciale
approfondimento istruttorio. La Commissione ha inizialmente dedicato mirati atti di
inchiesta a vicende come quella di Napoli-Fiorentina, finale della Coppa Italia di calcio, quella della riapertura nel 2015 delle indagini sul caso della morte del ciclista Marco Pantani, quella delle denunce sul caso del marciatore Alex Schwazer e della sua
partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016; successivamente ha inteso
varare un’indagine sulle forme di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo
mafioso nel mondo del calcio professionistico italiano", si legge ancora nel bilancio della Commissione.
"Tale approfondimento si è svolto, da gennaio a novembre 2017, sia in seno al IX
Comitato 'Mafia e manifestazioni sportive', coordinato dall’on. Marco Di Lello e
dall’on. Angelo Attaguile, sia nella sede della Commissione plenaria, attraverso una
corposa istruttoria (30 sedute, 42 soggetti auditi). Si è operata una selezione di vicende e di situazioni connesse a indagini giudiziarie considerate particolarmente significative per la rilevanza delle squadre coinvolte o per la significatività dei fatti emersi (riguardanti le squadre del Catania, del Napoli, della Juventus, del Genoa, della Lazio e del Latina) al fine di fornire una più ampia e approfondita valutazione della Commissione sulle infiltrazioni mafiose nel calcio, sui principali fattori di rischio, sulle principali linee di
intervento e sulle conseguenti proposte. Tra i soggetti chiamati a riferire vi sono stati
coloro che ricoprono le massime responsabilità in seno alle Istituzioni, non solo sportive
del Paese, tra cui il ministro dell’interno, il ministro dello sport, il capo della Polizia, il
presidente del Coni, il presidente della Figc, i presidenti delle leghe professionistiche e
dell’associazione italiana calciatori (Aic), i presidenti delle società di calcio della serie A
della Juventus, del Napoli, della Lazio e del Genoa. La Commissione ha inoltre raccolto,
in forza dei poteri attribuiti dalla legge istitutiva e con la fondamentale collaborazione
della magistratura e delle forze di polizia, una rilevante base dati documentale, acquisita al proprio archivio, relativa alle principali inchieste giudiziarie in tema di criminalità organizzata che in tempi recenti hanno visto a vario titolo coinvolti calciatori o esponenti delle società calcistiche professionistiche".
I profili di interesse della Commissione parlamentare antimafia sono risultati
molteplici e "possono essere distinti essenzialmente in tre macro-aree: i rapporti tra la
mafia e le tifoserie che possono essere la porta d’ingresso che consente alla criminalità organizzata di tipo mafioso di avvicinarsi alle società per il tramite del controllo mafioso dei gruppi organizzati; il rapporto tra la mafia e le società sportive, che attiene al tema dei presìdi posti a tutela del sistema calcistico per evitare che capitali illeciti possano essere utilizzati per l’acquisizione o il controllo delle società sportive e per il successivo condizionamento delle rilevanti attività economico-finanziarie connesse, ad esempio, alla compravendita dei giocatori, all’organizzazione degli eventi sportivi e al relativo indotto; il rapporto tra la mafia e i giocatori come veicolo di consenso sociale e il tema delle scommesse e del cosiddetto match fixing, cioè l’alterazione del risultato sportivo al fine di conseguire illeciti guadagni attraverso il sistema dei giochi e delle scommesse legali e illegali. Un approfondimento particolare è stato infine dedicato al tema delle società dilettantistiche e allo sport come vettore della raccolta e della gestione del consenso sociale sul territorio, specialmente in provincia, da parte delle locali organizzazioni criminali di tipo mafioso.
Dalle audizioni svolte emerge uno spaccato del mondo calcistico professionistico
e dilettantistico che sotto tutti i profili ha assoluta necessità di irrobustire l’attività di
prevenzione e di controllo e di trovare gli opportuni strumenti, normativi e organizzativo-amministrativi, per rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli del rischio di infiltrazione mafiosa, e quindi attrezzati per fronteggiarlo insieme alle istituzioni.
Dall’inchiesta sul calcio – le cui risultanze sono contenute nella relazione su mafia e
calcio (Doc. XXIII, n. 31) approvata il 14 dicembre 2017 – sono nate alcune proposte di modifica normativa sul tema della sicurezza e sul rafforzamento degli anticorpi rispetto ai tentativi di contaminazione mafiosa del sistema economico del calcio professionistico e dilettantistico (solo per citarne alcune: incentivare gli investimenti in tecnologia ai fini della sicurezza negli stadi, siano essi privati o pubblici; rafforzare lo strumento del Daspo e introdurne uno di tipo privatistico, il c.d. Daspo interno; introdurre il reato di bagarinaggio; inasprire le sanzioni della giustizia sportiva; riformare la governance del mondo dello sport, rafforzando la centralità del Coni e la sua dimensione pubblicistica; reinserire la disposizione sul controllo preventivo dei capitali esteri, il c.d. 'emendamento Bindi'; ampliare i poteri di vigilanza di Covisoc e Covisod;
ratificare la Convenzione di Macolin del Consiglio d’Europa del 18 settembre 2014 sulla manipolazione delle competizioni sportive; rafforzare, a fini preventivi, il sistema di monitoraggio sulle scommesse illegali su siti non autorizzati o su siti stranieri; vietare le scommesse sui campionati minori e limitarne le tipologie sugli altri)".
 

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