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Stati generali dell'azzardo: i dubbi e le richieste degli operatori

29 gennaio 2018 - 11:36

Gli interventi di Perilli, Fioroni, Gatti e Rizzi agli Stati generali dell'azzardo in programma a Milano.

Scritto da Daniele Duso
Stati generali dell'azzardo: i dubbi e le richieste degli operatori

Milano - "Per ogni giocatore c'è una intera società che ne soffre, non solo una famiglia". Lo afferma Cristina Perilli, dell'Aupi (Associazione unitaria psicologi italiani) nel suo intervento agli Stati generali dell'azzardo, in corso oggi 29 gennaio a Milano. Perilli evidenzia che "la Costituzione garantisce la Salute, ma in realtà di cure gratuite per il gioco d'azzardo patologico non faceva molto, almeno fino al decreto Balduzzi. Il decreto, pensato come un elefante ma partorito come un topolino, ha quantomeno consentito l'inserimento del Gap nei Lea nel 2016. Anche se nella Gazzeta Ufficiale il problema è stato riconosciuto solo ad aprile 2017. Nel frattempo le Regioni hanno legiferato e trovato dei fondi. Tramite dei voucher abbiamo cominciato a curare i giocatori patologici. I Lea sono molto complessi, servizi la cui attuazione ha anche molti aspetti controversi, a partire da siti internet istituzionali che danno informazioni contorte, parziali o comunque difficilmente comprensibili". L'esperta sottolinea: "Attualmente in Italia ci sono pochissime comunità per la cura del gioco d'azzardo. Peraltro fino a qualche tempo fa proponevano percorsi a pagamento (fino a 3500 euro per un mese). Ora i trattamenti sanitari sono a totale carico del Sistema sanitario nazionale. Adesso, in Lombardia, succede qualcosa di strano. I Programmi residenziali intensivi brevi non hanno fondi a disposizione, in contrasto con quanto deliberato dalla stessa Regione, in cui si dice che 'nel nuovo piano d'azione Gap sarà previsto l'avvio di interventi residenziali'. Purtroppo da quanto è stata riconosciuta questa nuova patologia i SerD non hanno visto l'aumento di una sola persona in organico.

Anche i 50 milioni di euro messi a disposizione del Gap sono finiti nella gestione di altre attività socio assistenziali di cui le Regioni devono occuparsi.
Ora esiste finalmente un fondo dedicato, da distribuire alle Regioni dopo l'approvazione dei Piani regionali Gap, ma attualmente bloccato da un ricorso del Codacons, che ha costretto a rivedere tutto l'iter. Nel frattempo, in attesa che la situazione si sblocchi, la finanziaria 2017 ha deciso la riduzione del 10 percento del fondo, ridotto da 50 a 45 milioni".

LE RICHIESTE DI RIZZI - Stefano Rizzi, del Coordinamento enti accreaditati delle dipendenze della Lombardia, sottolinea: "Partiamo da un punto fisso: quando si parla di temi come la dipendenza al gioco d'azzardo occorre professionalità. Il nostro centro è stato mettersi in rete, ma a che punto siamo oggi? Ci sono due importanti traguardi che non sono punto di arrivo, ma punti di partenza fondamentali: il piano attività per il contrasto al gioco d'azzardo della Regione Lombardia, che vedono 16 milioni di euro in arrivo per gli anni 2017/2018; le regole del servizio socio sanitario che prevedono la sperimentazione di servizi residenziali. È importante per alcuni distanziarsi dall'ambiente famigliare per poter avviare un percorso efficace. Il gioco d'azzardo esisteva da anni, ma negli ultimi anni ha avuto una diffusione capillare. Il problema attraversa tutte le fasce  di età. Per capire meglio il fenomeno ecco alcuni numeri: 90/100 miliardi il fatturato del gioco d'azzardo. In Lombardia sono stati giocati 17 miliardi di euro, pari al bilancio dell'intera sanità regionale. In Lombardia sono 10 i Servizi multidisciplinari integrati che affiancano i SerD. Ci si accedeva con dei voucher mensili, eventualmente rinnovabili. Servirebbe un tavolo di concertazione per rivedere tutto il sistema delle dipendenze, perché negli anni molte cose sono cambiate, anche se dobbiamo continuare a gestire tutti questi problemi con normative risalenti a 2003 o, nel migliore dei casi, 2005. Chiediamo quindi alla regione Lombardia che con la riformulazione dei piani di azione del Gap si riveda anche la questione della formazione (con un occhio a quanto è già stato fatto, per evitare ridondanze), puntando piuttosto ad una migliore supervisione degli operatori".

 

I DUBBI DI GATTI - Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento interaziendale prestazioni erogate nell'Area dipendenza Asst S. Paolo e Carlo, sottolinea: "La riduzione del 10 percento del fondo a disposizione delle Regioni per i Gap (che deve ancora arrivare) è quell'aspetto che mi porta a pensare che a volte pensiamo di aver vinto, ma in realtà abbiamo solo la sensazione di aver vinto. Spero che nella prossima legislatura si possa fare di più. Perché è importante individuare verso dove si vuole andare e con quali obiettivi concreti. Vedo una latitanza della politica (della quale queste questioni hanno enorme bisogno), con una situazione molto a macchia di leopardo e una difficoltà a trovare un percorso comune. Mi fa piacere che i nostri relatori siano molto più positivi di quel che siamo noi operatori del settore. Speriamo che questo sia di buon auspicio".

L'INVITO DI FIORONI - "Abbiamo parlato di software, ma occorre focalizzare l'attenzione all'hardware, ossia ad una legge che con decisione regolamenti e contenga al suo interno la lotta decisa alla criminalità organizzata", riflette Angela Fioroni, di Legautonomie Lombardia e del Gruppo di lavoro regionale sul Gap. "Occorre un rapporto con la Regione Lombardia con tutto il capitale sociale che stamani si è qui riunito. Un capitale sociale che ha svolto un gran lavoro da anni a questa parte portando alla revisione di molti regolamenti comunali. Non è un caso che il regolamento preso ad esempio sia quello di Bergamo. La campagna Mettiamoci in gioco non  si ferma qui. Ora serve interpellare i candidati alla Regione per capire come procedere nel migliore dei modi".

 

 

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