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Binetti (Udc): 'Gioco, difficile applicazione linee guida Agcom'

23 luglio 2019 - 07:20

La senatrice Paola Binetti (Udc) dice la sua sull'attuazione del divieto di pubblicità al gioco dopo le linee guida dell'Agcom.

Scritto da Redazione
Binetti (Udc): 'Gioco, difficile applicazione linee guida Agcom'

"Il cosiddetto decreto Dignità è stato tra i primi ad essere approvati in questa travagliatissima legislatura e con il decreto Dignità è cominciata questa strana sindrome del Governo: la ricerca di nomi fantasiosi da attribuire alla attività legislativa e soprattutto il mettere insieme cose che insieme non hanno ragione di stare. Per esempio la creazione di posti di lavoro e il gioco d'azzardo... Si alla prima, no al secondo; ma il tutto in modo fin troppo spesso pasticciato e confuso. Non stupisce quindi che i nodi presto o tardi vengano al pettine e questo è quanto sta accadendo anche oggi sul gioco d'azzardo. Il M5S sul suo blog, strumento che viene utilizzato in modo alternativo alla gazzetta ufficiale per annunciare nuovi indirizzi normativi, afferma in modo contundente che l'Agcom, fa il gioco delle lobby, perché le linee guida appena pubblicate stravolgono lo spirito del decreto Dignità. L'oggetto del contendere è la pubblicità del gioco dell'azzardo, che il decreto Dignità aveva fortemente penalizzato, mentre l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) nelle linee guida emanate per attuare il provvedimento, secondo il M5S, ne stravolge totalmente il senso".

Lo afferma la senatrice Paola Binetti (Udc) tornando sull'attuazione del divieto di pubblicità al gioco dopo le linee guida dell'Agcom.
 
 
"Il divieto di pubblicità assoluto è oggettivamente difficile da rispettare se si escludono le specifiche forme di comunicazione diffusa a pagamento per promuovere, direttamente o indirettamente, il gioco. Le stesse sponsorizzazioni, pure proibite dalla norma, riemergono nelle forme più svariate sotto forma di servizi, offerti per promuovere contestualmente, per non parlare della dinamica di certi giochi o di quelle forme di comunicazione commerciale che fanno riferimento a certi giochi all'interno di programmi di intrattenimento, come ad esempio i concorsi a premio.
Basta pensare all'ultimo montepremi del Superenalotto: 193,5 milioni publicizzato in tutte le tabaccherie, su riviste di settore, in calce ad alcuni giornali, ecc...
E' la stessa cifra che da sola funge da attrattore di ulteriori investimenti nella speranza di vincere e catalizza piccole e grandi associazioni di persone per comprare pacchetti con maggiori possibilità di vincita", continua la senatrice.
 

"Il vero dramma del gioco d'azzardo è la speculazione sulla speranza di persone disposte a rischiare tutto nella prospettiva, sia pure remota, di vincere.
In effetti è la semplice notizia che qualcuno ha vinto una cifra considerevole a qualsiasi gioco che mette in movimento il popolo alla ricerca della grande illusione.
Ed è la cronaca, nella sua nuda essenzialità, che diventa un volano di pubblicità potente e prepotente, contro il quale neppure l'Agcom può fare qualcosa. Al mercato delle illusioni si può contrapporre ben poco, se non una lucida razionalità basata sul calcolo oggettivo delle probabilità. Per cui l'unica alternativa resta quella del non-gioco, non quella della non-pubblicità...", conclude Binetti.
 
 
CASTELLONE (M5S): "STOP ASSOLUTO A PUBBLICITÀ" - Sul tema interviene anche Maria Domenica Castellone, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama e firmataria dell'interrogazione presentata da Giovanni Endrizzi.
"Gli ultimi dati sulla diffusione del gioco d'azzardo ci dicono che sono in aumento i giocatori patologici. Secondo il Cnr, infatti, nel corso del 2017 hanno giocato almeno una volta oltre 17 milioni di italiani (42,8 percento), contro i 10 milioni del 2014 (27,9 percento). Aumentano le dipendenze che sono arrivate a 400mila stimate nel 2017 mentre altre ricerche parlano di oltre 1.5 milioni. Dati che impongono un'azione repentina con lo stop assoluto della pubblicità del gioco azzardo, come previsto dal decreto Dignità, ma ancora disatteso dalle linee guida dell'Agcom".
 
 

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