skin

Scommesse, Ctd e illegalità: piccoli concessionari insorgono

18 aprile 2016 - 08:13

Tra i troppi problemi del post-sanatoria e gli sviluppi in Corte di giustizia europea si scalda il clima del betting italiano.

Scritto da Ac
Scommesse, Ctd e illegalità: piccoli concessionari insorgono

 

In una fase di transizione e di incertezza normativa come quella attuale, in attesa del documento che verrà partorito dalla conferenza unificata e le inevitabili conseguenze che questo avrà sulla prossima gara per il rinnovo delle concessioni, si registra uno stato di tensione tra l'Agenzia dei Monopoli e i concessionari autorizzati alla raccolta di scommesse che pretendono - ormai da anni - il rispetto di regole comuni tra operatori del circuito legale, oltre al pugno di ferro per chi non le rispetta. Un principio peraltro ribadito, nei giorni scorsi, dal leader di Obiettivo 2016, Maurizio Ughi

 

IL CAOS NORMATIVO - Come noto e confermato di recente dal cosiddetto 'caso Politanò', esaminato in questi giorni dalla Corte di giustizia europea, la questione giuridica relativa alla legittimità dei Ctd collegati a bookmaker esteri ha raggiunto un livello di complessità tale da aver influenzato le decisioni dei giudici nazionali e dello stesso legislatore. Il fatto che la difesa di Politanò sia stata affidata a un legale abituale difensore del bookmaker anglo-maltese Stanleybet, evidenzia probabilmente il fatto l'annosa battaglia contro i Centri di trasmissione dati portata avanti negli anni dallo Stato italiano è tutt'altro che terminata. Anzi, al contrario, potrebbe conoscere nuovi e importanti sviluppi. Al punto da far apparire oggi ancora più evidente la necessità di difendere e preservare il sistema concessorio, che continua ad essere minato alle fondamenta. Almeno in teoria.

 

La regolarizzazione fiscale per emersione, volgarmente detta 'sanatoria sui Ctd', non è stata certo sufficiente a sconfiggere il sistema illecito, finendo, al contrario, con l'alimentarlo, come puro effetto collaterale. E lo stesso ha fatto rispetto alla confusione nelle aule dei tribunali, che di certo non ne avevano bisogno, tenendo conto delle altalenanti pronunce della giurisprudenza degli ultimi anni, nelle varie sedi e in tutti i gradi.
 
In questi giorni, come evidenziato, l'Agenzia dei Monopoli sta gestendo la fase finale della procedura di regolarizzazione avviata nel gennaio 2015, e con non pochi problemi. Visto che, come denunciato qualche giorno fa, gran parte dei centri che compongono le reti degli operatori 'sanati' risultano ancora scollegati dal totalizzatore nazionale, seppure oltre il termine previsto dal disciplinare. Con la conseguenza che il regolatore è dovuto passare all'applicazione delle penali previste dalla norma.
 
IL SILENZIO DEI GRANDI OPERATORI - Ma come si stanno muovendo i concessionari, già fortemente penalizzati da anni di attività in concorrenza ritenuta sleale con le reti dei Ctd collegati a bookmaker esteri? Ebbene a quanto pare, in questa fase, la maggior parte dei più grandi operatori sembra non assumere iniziative per dare un contributo concreto nella difficile lotta all'illegalità, rimanendo a guardare, anche se qualche operatore ha contestato duramente l'operato dell'Amministrazione in vista di una potenziale ulteriore fase di contenzioso. Eppure la delicata fase di transizione verso il nuovo assetto del mercato, unitamente alla feroce campagna mediatica, specie a livello locale, contro il gioco pubblico, dovrebbero invece indurre ad una coesione tra il soggetto concedente e quello concessionario, in difesa del sistema e della sua evoluzione, verso la nascita di una nuova cultura del gioco responsabile pulito e legale. Guardando allo stato attuale, invece, sembra come se da più parti si auspicasse la crisi definitiva del sistema. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui, invece di affiancare l'amministrazione nel contrasto fattivo all'illegalità (come la qualità di incaricato di pubblico servizio peraltro richiederebbe), i concessionari avrebbero deciso di assistere da spettatori di fronte all'andamento di un sistema ripiegato su se stesso, dal quale si sentono sempre più lontani e che da solo non sembra avere le risorse e gli strumenti (e forse le competenze) per difendersi come si deve, per far funzionare e tutelare un mercato regolamentato sì, ma anche concorrenziale.
 
LA RIVOLTA DEI 'PICCOLI' - In questo scenario, tuttavia, a gridare battaglia potrebbero essere i piccoli operatori. Ovvero, i titolari dei punti vendita titolari di concessioni, che non ci stanno a veder ridurre il proprio fatturato a causa dell'attività ancora dominante dei Ctd, a cui si sono aggiunti anche i soggetti 'ibridi' rappresentati dai punti vendita 'sanati', quindi regolari sulla carta, ma in molti casi ancora autori di giocate non consentite ai concessionari. Per una concorrenza sleale oltre che illecita. Secondo quanto apprende GiocoNews.it, ci sarebbe una cordata di operatori intenzionata ad incentare una serie di cause civili per chiedere il risarcimento dei danni allo Stato che non sarebbe stato in grado non solo di tutelare le imprese legali, ma anche di vigilare e reprimere adeguatamente le distorsioni del mercato generatesi soprattutto dopo la procedura di regolarizzazione fiscale, dove l'unica certezza sembra essere stata l'entrata erariale, con il versamento delle cifre spettanti da parte degli operatori che hanno aderito alla sanatoria. In perfetto stile italiano.
 

Articoli correlati