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Eag Expo, l’Italia sotto osservazione: ‘Così uccidiamo l’intrattenimento’

14 gennaio 2016 - 14:07

Dalla fiera londinese dell’Amusement, Eag Expo, il grido di dolore e rabbia degli operatori contro la normativa italiana.

Scritto da Alessio Crisantemi
Eag Expo, l’Italia sotto osservazione: ‘Così uccidiamo l’intrattenimento’

 

Londra – Un grido di dolore, ma anche un avvertimento. E’ quello proveniente dalla fiera londinese dell’Amusement Eag Expo che celebra oggi il terzo ed ultimo giorno di esposizione, in uno spettacolo di giochi, luci e colori. Seppure in forma ridotta rispetto alle precedenti edizioni. Segno evidente che la crisi economica ha inevitabilmente influito anche sulle aziende di questo settore. Oltre alle normative nazionali che, in vari paesi, stanno compromettendo le possibilità di questo mercato. Primo su tutti: l’Italia. Da noi, come noto, il complesso e decisamente vetusto impianto normativo che regola il mercato del ‘puro’ intrattenimento, rappresenta da anni un serio freno al mercato, attraverso una serie di limitazioni che non consentono l’introduzione di giochi in maniera rapida e completa, costringendo gli operatori (e, di conseguenza, i giocatori) a rinunciare ad alcuni giochi che, al contrario, spopolano nel resto del mondo.

 

E come se tutto questo non bastasse, sembra ormai in dirittura di arrivo un decreto tecnico dei Monopoli di Stato (di cui GiocoNews.it ha anticipato i contenuti di base) che rischia addirittura di peggiorare le cose. Questo, almeno, è quanto sostengono gli addetti ai lavori, in un autentico grido di dolore sollevato dagli operatori italiani dai padiglioni londinesi.
 
“Siamo abituati, purtroppo, a dover vedere in fiera dei giochi di indubbio valore sapendo che non potremo portarli nelle nostre sale – spiega Tiziano Tredese di Elmac – ed è assurdo pensare che un provvedimento che promette di riscrivere le norme tecniche che governano il settore, che peraltro attendiamo da anni, non intervenga togliendo quei limiti assurdi che ci portiamo dietro da tempo, come per esempio il divieto di video su apparecchi di tipo redemption. A quanto pare, stando alle prime indiscrezioni, il nuovo decreto continua a mantenere questo limite oltre ad introdurre altri punti senz’altro discutibili”.
 
Dello stesso avviso Mauro Zaccaria di Tecnoplay, che aggiunge: “Ci troviamo in una fase assurda, in questo momento, tra un decreto che dovrebbe partire per Bruxelles in una forma, a quanto pare, parzialmente peggiorativa, quando auspicavamo un intervento normativo che potesse risollevare il mercato e superare le difficoltà che si sono aggiunte negli ultimi mesi. Come quella rappresentata da alcune norme di carattere locale – per esempio, quella del Friuli – che hanno deciso di limitare la diffusione dei giochi di puro intrattenimento in maniera decisamente discutibile e solo per via del clamore mediatico suscitato da una inchiesta televisiva, discutibile anch’essa”.
 
Secondo Roberto Marai, titolare di FaroGames, altra azienda italiana attiva nel settore dell’amusement, la situazione è da ritenere 'ridicola' e rappresenta un problema 'politico', non solo di mercato. “Al di là delle assurdità tecniche e burocratiche che non mancano di certo – spiega – il problema più grave è che si continua a vituperare un settore come questo, quando invece dovrebbe essere incentivato da parte dello Stato. Non è forse meglio che i ragazzi tornino a frequentare le sale giochi, divertendosi con giochi di intrattenimento e sfidandosi tra loro, invece di chiudersi in casa e isolarsi giocando davanti a una console o a un pc, attraverso le rete, con tutti i rischi che questa comporta? Bisognerebbe invece ricordare il carattere di socializzazione e di aggregazione di questi giochi e se tutti capissero questi aspetti, sarebbe auspicata all’intero paese una norma di riordino chiara e adeguata alla realtà del settore”.
 
Intanto, però, il settore sembra ritrovarsi in un cul-de-sac dove non si riesce a capire quale potrebbe essere lo scenario peggiore. Meglio che rimanga tutto così com’è, senza nessun adeguamento, in modo da scongiurare quel 'peggioramento' ravvisato nelle nuove regole tecniche previste dai Monopoli? Oppure meglio che arrivi prima possibile il nuovo decreto in modo tale da ritrovarsi con il segmento delle redemption finalmente regolamentato in via definitiva? Nel primo caso, i rischi sono molteplici. Dopo i sequestri di qualche mese fa e il successivo servizio televisivo che lanciava una specie di 'allarme' nei confronti delle ticket redemption, potrebbe essere finito il regime di tolleranza concesso dal Legislatore sulle operazioni a premio, in attesa di una legge specifica. E oltretutto, diversi enti locali, hanno iniziato a puntare il dito anche contro questi giochi, andando a restringere ulteriormente le possibilità di installazione. Ma nel caso dell’introduzione del nuovo decreto, come da prima stesura, per il settore vorrebbe dire un sicuro salasso e una serie di ulteriori restrizioni. Intanto, però, rischia di compromettersi l’intero mercato: “Mentre noi operatori continuiamo a lamentarci e il Legislatore a non fare pressoché nulla, rischiamo di chiudere baracca. La situazione è di vera emergenza e bisogna che se ne rendano conto tutti: se continuiamo a stare in questo caos, cosa porteremo in fiera, a marzo? E, soprattutto, cosa faranno le sale giochi estive, che rimangono praticamente l’ultima frontiera dell’intrattenimento?”.
 

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