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I videogame dimenticati: gli aspetti fiscali e contabili

15 aprile 2017 - 07:59

Gli aspetti contabili e fiscali degli apparecchi da gioco che non distribuiscono vincite in denaro.

Scritto da Francesco Scardovi
I videogame dimenticati: gli aspetti fiscali e contabili

Una interminabile partita a Pac Man o a Space Invaders e lo 'schiocco' di una partita vinta al flipper sono ormai poco più di un ricordo sbiadito di qualche nostalgico giocatore degli anni '80. A parte i giochi per bambini e le altre attrazioni ancora presenti soprattutto nelle località turistiche (e nei centri commerciali), negli anni si è progressivamente ridotta la diffusione dei vecchi videogame ed i giochi di abilità si sono evoluti in modalità sempre più sofisticate, accessibili da smartphone e tablet (dai quali peraltro è possibile giocare anche a poker o altri casino game) mentre le Awp e le Vlt hanno di fatto relegato in una angolo gli 'altri' apparecchi da intrattenimento.

Con l’uscita delle slot è stato previsto l’obbligo normativo di affiancare alle stesse almeno un apparecchio senza vincite in denaro che, nella maggior parte dei casi, corrisponde oggi ad una freccetta elettromeccanica di piccole dimensioni pressoché inutilizzata. Per quanto riguarda l’imposizione fiscale, dall’anno 2000, il D.Lgs n. 60/99 ha previsto l’introduzione dell’Isi - imposta sugli intrattenimenti, in sostituzione della precedente imposta sugli spettacoli, anche per gli apparecchi di cui al comma 7 dell’art. 110 del Tulps, lettere A (gru, pesche etc) e C (videogiochi classici). Gli ulteriori apparecchi meccanici ed elettromeccanici assoggettati ad Isi, sono indicati al comma 5 dell’art. 14-bis del D.P.R. 640/72 che comprende, nelle categorie da AM1 a AM6, i biliardi, i jukebox, i calciobalilla, i flipper, i dondolanti per bambini ed i giochi a gettone o a ticket.

LA QUESTIONE ISI - Per tutti questi apparecchi l’Isi va versata, dal gestore-noleggiatore (o dall’esercente solo se proprietario degli apparecchi), entro il 16 marzo di ciascun anno, tramite F24 Accise, in misura pari all’8 percento dell’imponibile forfetario (incasso medio di un apparecchio per anno) determinato con decreto ministeriale, con il codice tributo 5123; per gli apparecchi installati in corso di anno il versamento è dovuto entro il 16 del mese successivo alla prima installazione (rapportato al periodo di utilizzo); ad esempio per il biliardo, che prevede un imponibile di 3.800,00 euro, l’Isi è pari a 304,00 euro. L’Iva dovrà invece essere liquidata in modo forfetario (regime naturale) od ordinario (con opzione che resterà valida per almeno 5 anni) ai sensi dell'art. 74, comma 6, del d.P.R. n. 633/1972. L’Iva a forfait va conteggiata sempre sulla base degli imponibili forfetari ai fini Isi, con un’aliquota del 11 percento (e dunque con una riduzione del 50 percento rispetto all’aliquota ordinaria del 22 percento a titolo di detrazione forfetaria sugli acquisti), con esonero dagli obblighi contabili e dichiarativi; nell’esempio sopraindicato l’Iva sarà pertanto pari ad euro 418,00 da versarsi alle stesse scadenze dell’Isi, con il codice tributo 6729. In caso di opzione invece, oltre all’Isi, il contribuente dovrà liquidare l’Iva nei modi ordinari, sulla base dei proventi effettivamente rilevati e contabilizzati nelle proprie scritture. Essendo infatti tali apparecchi estranei all’attività di raccolta di giocate e senza intervento del concessionario di rete, il rapporto tra gestore ed esercente rientra nella sfera “privatistica” delle prestazioni di servizio (come precisato anche dalla circolare 21/E del maggio 2005, purtroppo travisata da numerosi Uffici dell’Agenzia che hanno poi tentato di far ricadere nell’area dell’imponibilità Iva anche i rapporti fra gestori ed esercenti riferiti alla raccolta di giocate mediante Awp).

Nel modello più in uso, il gestore che installa questi apparecchi presso locali di terzi effettua periodicamente la 'conta' degli incassi (in denaro o gettoni) ripartendo il provento con l’esercente in base agli accordi contrattuali convenuti. Rileverà quindi tra i propri ricavi l’intero incasso (a differenza dei proventi da slot che prevedono l’iscrizione della sola propria quota di compensi), mentre tra i costi iscriverà l’importo corrisposto all’esercente, che emetterà fattura per la propria quota di ricavi. I rispettivi importi contabilizzati contribuiranno quindi alla determinazione del reddito di impresa ai fini del conteggio delle imposte dirette di competenza.
L'AUTORE - Francesco Scardovi è membro dello studio associato Scardovi e Giordani.

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