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Smwrme, Pagano (Qlash): 'eSports vicini al boom, forse più del poker'

15 settembre 2017 - 13:43

Poker player professionista e  fondatore del team Qlash parla di esports e hold'em al convegno Gioconews.it della Social Media Week di Roma.  

Scritto da Sara Michelucci
Smwrme, Pagano (Qlash): 'eSports vicini al boom, forse più del poker'

Roma - “E’ un mondo davvero straordinario, vengo dall’industria del poker e sono da sempre un gamer. Tuttavia mai mi sarei aspettato un simile movimento, sia in termini numerici che in termini economici. Forse ancora più importante, è l’aspetto ludico, sano, sociale e competitivo che si respira in questa industria". Attacca così Luca Pagano, giocatore di poker professionista, imprenditore ed angel investor di successo oltre che fondatore del Team eSports Qlash. E lo fa in occasione del convegno della Social Media Week, "Chi scommette sugli e-Sport?" organizzato da Gioconews.it.

Come è nata l'idea di lanciare questo team che sta già facendo parlare molto di sé? "Prima di lanciare il Team Qlash ho osservato il mercato e l’industria eSports per quasi due anni. Ad ottobre dell’anno scorso mi sono deciso che sarebbe stata la mia prossima avventura consapevole però che avrei dovuto aspettare un paio d’anni prima di vedere il mercato esplodere (e quindi avere un ritorno). Con grande sorpresa, invece, mi sono reso conto di essere entrato nel mercato appena in tempo perchè l’esplosione è dietro l’angolo: investitori, sponsors, media stanno tutti accelerando in direzione eSports. C’è ovviamente ancora tempo e spazio per prendere l’onda, ma aspettare troppo vorrebbe dire rischiare di entrare con alcuni equilibri già strutturati tra i primi players. Un investitore sa bene che deve pazientare prima di avere un ritorno importante, ma sa anche che entrare in ritardo significherebbe spendere molto di più e rischiare comunque di avere una visibilità secondaria”.
 
Avendo a che fare con un vero e proprio fenomeno di massa che riguarda, in parte, il mondo del gaming, appare inevitabile un parallelismo con il mondo del poker. Diventa quindi ancor più interessante il tuo punto di vista ed esperienza. Vedi analogie tra questi due mondi? "Ci sono molte analogie e importanti differenze. Se dovessi spiegare in poche parole ad un operatore che viene dal mondo del poker come funzionano gli eSports gli dire: basta prendere l’industria poker, togliere la componente denaro come driver primario del movimento e sostituirla con quella del puro agonismo (competizione), il tutto gestito con meccanismi già consolidati nel mondo dello sport (management dei talent e degli sponsor tecnici). Queste semplici, ma importanti differenze, portano poi i mezzi di comunicazione a parlarne più serenamente, avvicinando più facilmente nuovi appassionati e potenziali sponsors”.
Credi che gli esports possano fare un percorso simile oppure addirittura maggiore? E vedi connessioni tra i due mondi? “Il percorso di sviluppo è già simile, ma è destinato ad essere molto più grande. Nel mondo degli eSports non c’è il rischio di perdere (bruciare) il giocatore come avviene nel poker, magari ci può essere uno spostamento verso altri giochi, ma chi ha la passione della competizione elettronica, è destinato a seguirla per molto tempo, forse per sempre. E la conferma di questo sono i numeri pazzeschi di gente, soprattutto adulta, che seguono per ore e in modo continuativo ogni giorno su internet le sfide di altri giocatori.
Ci sono sicuramente dei punti di contatto tra poker ed eSports, ma sono molto più nascosti di quello che si potrebbe immaginare. Ci sono titoli che in qualche modo si avvicinano al poker (per il fattore aleatorio o per le dinamiche di gioco), altri titoli invece dove l’unico aspetto in comune è la competizione, il torneo vero e proprio. Al riguardo c’è ancora tantissimo da sperimentare e scoprire, ma sono sicuro che —magari aggiustando alcuni aspetti del poker— si possano creare sinergie molto importanti”, spiega  Pagano.

Ma eSports utili anche per altro: "E' la piattaforma common ground per i millennials. Un modo attraverso cui le grandi aziende possono arrivare a capire la nuova generazione. Se si vuole parlare ai giovani bisogna scendere nel loro terreno e parlare la loro lingua. Questo vale sia per le aziende che non riescono più a comunicare ai giovani che si genitori stessi. A mio avviso anche in Italia gli eSports potranno avere lo stesso impatto che stanno avendo negli altri paesi. Zero dubbi su questo".

E il gran finale: "Gli eSports rappresentano il cambiamento culturale, non sono solo un prodotto. Quello che potrebbe succedere in Italia è il salto di una generazione di videogiocatori. Come sappiamo Internet ad alta velocità non è distribuito in modo capillare in tutta Italia e questo lo ha portato ad essere uno tra gli ultimi paesi al mondo ad avere l'esplosione degli eSports. Ma sappiamo che l'Italia è tra i paesi al mondo con più telefonini, giovani inclusi. Potrebbe essere che la vera esplosione degli eSports in Italia sarà quella del mobile".

 

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