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Fase 3: la scommessa degli operatori per la riapertura e il nuovo gaming retail

02 maggio 2020 - 08:18

In questo clima di incertezza che caratterizza l'attesa per la ripartenza, gli operatori del gioco si interrogano su quando e come muoversi per riorganizzare i propri locali.

Scritto da Riccardo Calantropio, esperto di giochi e scommesse
Fase 3: la scommessa degli operatori per la riapertura e il nuovo gaming retail

Secondo un documento presentato al Governo dal Comitato tecnico scientifico, si prevede che in caso di ritorno alla vita normale a partire dal 4 maggio, con la riapertura di tutte le attività, circa 151mila italiani finirebbero in terapia intensiva entro la metà di giugno. E, chiaramente, non vi sarebbero abbastanza posti negli ospedali italiani, neppure in tutti quelli europei che si rendessero disponibili. Questo documento, più volte citato dai media nazionali, sembra che sia alla base delle riaperture graduali e presumibilmente differenziate, che potrebbero vedere, dal 18 maggio, una ripartenza diversa tra regioni, in base all’indice del contagio.

Non è nostra intenzione entrare nel merito sull’attendibilità di questi modelli matematici a disposizione del Governo, ma anche se non fossero proprio intorno a 150mila i potenziali ricoverati in terapia intensiva, qualunque cifra metterebbe ugualmente in crisi tutto il nostro servizio sanitario nazionale.
 
Non si può quindi chiedere, almeno per ora, al Governo la riapertura di tutte le attività, scuole comprese, in contemporanea: per il momento, dunque, sembra ragionevole seguire fino al 17 maggio - e probabilmente per il mese intero - l’andamento del numero di nuovi contagi e dei morti, regione per regione. Per poi capire quale strada si intenderà intraprendere da parte del Governo e della task force di esperti.
 
Purtroppo, sembra difficile che il settore giochi e scommesse possa partire prima di altri, e con tutta probabilità, neanche prima di bar e ristoranti con servizio ai tavoli anche interni. Sorge però un altro problema, ancora non sufficientemente evidenziato, ovvero il fatto che il plexiglass per le barriere trasparenti non si trova più tanto facilmente, e lo stesso per altri materiali plastici simili come policarbonato e polistirolo compatto.
Non a caso, come già emerso in alcuni articoli, l'Inail chiederebbe di introdurre barriere in plexiglass sui luoghi di lavoro al ritorno dal lockdown, ma il plexiglass non c'è. O almeno, se ne trova sempre meno sul mercato e i Paesi che lo producono cominciano a tenerselo per sé. Come evidenziato in un articolo di AdnKronos, “chi lo fabbrica avverte: servirebbe poterne produrre dieci volte tanto”. Spiegando che “Chi lo lavora da tempo e chi ha appena iniziato, riconvertendo l'azienda all'economia di guerra da Covid-19, tra parafiati e paraventi, ammette che il polimetilmetacrilato - è questo il suo vero nome - comincia a scarseggiare, anche all'estero”. In vista della fase 2 e dello scenario di negozi, uffici, bar e ristoranti pieni di barriere e pareti temporanee per proteggersi dal virus, le aziende ne hanno fatto incetta e le case produttrici non stanno dietro alle richieste.
 
LA SITUAZIONE DEI GIOCHI – Tenendo conto che il settore di giochi e scommesse dovrebbe rientrare nella cosiddetta “Fase 3” e, quindi sicuramente dopo il 18 maggio nelle regioni che partiranno per prime, mentre per altre regioni si potrebbe ripartire a giugno, e qualcuno teme anche a settembre, sorge il dilemma se approvvigionarsi subito e in tempo di queste lastre di plexiglass o di materiali trasparenti in plastica similari, nella previsione che quando si potrà ripartire la disponibilità del mercato sarà più problematica ed incerta, anche per l’aumento prevedibile dei prezzi. Parliamo di lastre grezze da tagliare a misura e non di pannelli già pronti come quelli delle farmacie.
Certo, per quanto riguarda le pareti divisorie con maggiore altezza, come nelle “proposte innovative” riportate nel precedente articolo si può pensare di non farle tutte in plexiglass, ma con basi in altro materiale non necessariamente trasparente, che si potrebbe acquistare anche dopo; ma una certa quantità di lastre in plexiglass sarà ugualmente necessaria, seppure inferiore rispetto alla soluzione di fare le pareti divisorie completamente in plexiglass.

Anche questa, dunque, sarà una scommessa, ovvero una scelta imprenditoriale, più o meno conveniente. Ogni gestore, in base alla regione in cui opera, e in base alle sue previsioni, la dovrà fare, correndo dei rischi.

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