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Bingo: associazioni chiedono incontri su legge regionale Emilia Romagna

28 maggio 2018 - 14:03

A Bologna la tavola rotonda organizzata da Ascob (associazione concessionari bingo) sulla legge regionale sul gioco dell'Emilia Romagna.

Scritto da Redazione
Bingo: associazioni chiedono incontri su legge regionale Emilia Romagna

“Bingo, sale sicure per un gioco responsabile”. Questo il leitmotiv della tavola rotonda dell'associazione degli operatori del bingo, Ascob, a Bologna. Presenti i due presidenti delle associazioni che rappresentano la totalità delle sale bingo italiane, Salvatore Barbieri di Ascob e Italo Marcotti di Federbingo-Confindustria, numerosi imprenditori del settore, legali ed amministratori locali.

"In Emilia Romagna operano oggi 20 sale che impiegano oltre 1500 addetti tra diretti ed indiretti e generano entrate erariali sulla sola raccolta di gioco lecito (bingo e apparecchi da intrattenimento) pari a circa 60 milioni di euro", afferma l'associazione.

Buona parte di queste sale "è destinata ad una repentina chiusura nel giro di pochi mesi in base all’applicazione demandata ai comuni della normativa regionale dell'Emilia Romagna. Normativa che paradossalmente lascerà funzionanti presso i bar e i locali generalisti slot machine e videolottery fino all’anno 2022, mentre obbliga al trasferimento entro i prossimi mesi, secondo tempistiche e normative comunali confuse e difformi per modalità e tempi emesse da ciascuna amministrazione

Marcotti evidenzia "il grave impatto occupazionale, l’entità del danno erariale, l’assenza di una pianificazione urbanistica che permetta una ricollocazione in tempi utili di tali attività, cosi di fatto destinate alla chiusura e i comportamenti disomogenei dei vari municipi sia per modalità che per tempistica, con conseguenti gravissime violazioni in tema di diritti costituzionali nella parità di trattamento da riservarsi al privato da parte della pubblica amministrazione".
Barbieri sottolinea "l’estrema rigidità della normativa regionale dell'Emilia Romagna, la totale assenza sostanziale di tutela per decine di milioni di investimenti, migliaia di posti di lavoro, ma anche l’incapacità della filiera concessionaria di stato per la raccolta del gioco lecito di far comprendere alla politica locale i propri valori imprenditoriali, morali e sociali non riuscendo ad intervenire su di una politica populista e demagogica che di fatto sta spianando la strada all’offerta illecita in mano alla criminalità organizzata ed a quella online priva di limiti fisici e dei conseguenti controlli".
Sono state illustrate le caratteristiche strutturali, organizzative delle sale bingo e le garanzie di capacità di controllo della clientela e di prevenzione di fenomeni patologici che tali organizzazioni, contrariamente ai locali generalisti, possono garantire alla comunità locale in presenza di una domanda di intrattenimento attraverso il gioco lecito che non viene certo meno con pochi metri di distanza oltre il fatidico limite dei cinquecento metri o in determinati orari del giorno e della notte.
Presenti alcuni amministratori regionali e comunali esponenti delle diverse forze di governo ed opposizione che hanno manifestato la consapevolezza degli effetti distorsivi di una normativa di per sé rigida e repentina nei passaggi statuiti e della conseguente disomogenea, farraginosa ed in taluni casi irregolare applicazione che le amministrazioni comunali stanno realizzando con la conseguente escalation del contenzioso amministrativo.
"Il risultato paradossale dell’allontanamento senza certezze degli esercizi più strutturati, titolari di concessione statale dotati di personale formato e di tutte le garanzie di legge a tutele di clientela ed ordine pubblico e della conservazione per i prossimi quattro anni di apparecchi nei bar e nelle tabaccherie è la prova di un percorso formalmente corretto ma nella sostanza illogico e probabilmente inefficacie nei risultai che si propone".
Le associazioni presenti "chiederanno una convocazione urgente alle commissioni consiliari ed agli assessori competenti della Regione Emilia-Romagna al fine di invocare una proroga dei termini attuativi della normativa, finalizzata alla piena comprensione da parte delle amministrazioni delle problematiche occupazionali, giuridiche e della ricaduta sociale dell’applicazione disomogenea che si sta concretizzando", conclude Ascob.

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