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Morisi (Università Firenze): 'Gap, servono formazione e registro giocatori'

17 ottobre 2018 - 12:58

Massimo Morisi (Università di Firenze) presenta ad Enada Roma gli esiti dell'indagine svolta nelle aree slot delle sale bingo Ascob.

Scritto da Ca
Morisi (Università Firenze): 'Gap, servono formazione e registro giocatori'

 

Roma - “Ascob ci ha permesso di approfondire il tema del mercato del gioco investendo molto sulla ricerca per innovare. Ci è stata posta una domanda precisa alla quale abbiamo risposto.
Il tema dei giochi pubblici è strumentalizzato ma anche vittima di  banalizzazione cognitiva. Abbiamo solo stime aritmetico-statistiche. Conosciamo il fatturato e lo distribuiamo per residente ma a livello scientifico abbiamo dati che non significano nulla”.

 

Lo sottolinea Massimo Morisi, coordinatore dell’unità di ricerca “Nuove patologie sociali” dell’Università di Firenze al convegno organizzato nell'ambito di Enada Roma "Le aree slot nelle sale bingo Ascob".
 
 
Morisi quindi entra nel vivo dell'indagine svolta dall'Università di Firenze nelle sale bingo Ascob. “Noi abbiamo lavorato nelle aree slot di sette sale, un lavoro utile anche se svolto su piccoli numeri. Abbiamo parlato con le persone e ne abbiamo studiato i comportamenti. Adesso, invece, diciamo che un giocatore è problematico per una semplice operazione matematica che indica come problematici praticamente tutti.
Chi è il giocatore delle sale slot? Entra in un ambiente protetto, ama il gioco e parla con le persone perché si sente protetto. Il personale delle sale esaminate è estremamente preparato.
Alcuni giocatori perdono la nozione del tempo e alcuni del personale di sala sono attenti anche a far riflettere i giocatori. Cosa succede nei bar dove ci sono due slot o nei retrobottega delle tabaccherie? Li secondo noi esiste il controllo.
Le tipologie sono il pianista, il professionista, il pescatore, lo scroccone, il giocatore forte, quello in coppia e quello occasionale. Tutti i profili li studiamo nel libro 'Le aree slot nelle sale bingo'.
Le sale offrono informazione preventiva sui rischi di gioco e hanno un personale che interagisce bene con i giocatori ma si può fare di più.
Ci sono varie linee strategiche da seguire: tenere un registro dei giocatori, puntare sulla formazione e la selezione, e stabilire un osservatorio permanente.
Quindi il cliente può rinunciare alla sua privacy entrando in un albo dei players. Le attività formative possono essere sfruttate proprio grazie ai dipendenti più 'anziani'. E serve qualcuno che tenga il diario di bordo dei vari casi riscontrati. Concludo dicendo che i Lea esistono ma cosa ci sia dentro non lo sa nessuno”.

 

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