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Sala bingo Bologna: 'Prorogare termini attuazione legge regionale'

15 giugno 2020 - 11:25

I dipendenti della Sala bingo Codere 'Regina' di Bologna chiedono al presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, di prorogare i termini per la delocalizzazione o chiusura delle sale gioco.

Scritto da Redazione
Sala bingo Bologna: 'Prorogare termini attuazione legge regionale'

Un appello al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per la proroga della chiusura o della delocalizzazione delle attività di gioco fissata dalla legge regionale.
A lanciarlo, con una lettera, sono i dipendenti della Sala Bingo Codere “Regina” di Bologna, che richiamano l'attenzione su un tema già portato alla luce da alcune associazioni rappresentative del settore durante il lockdown e ora tornato d'attualità con la riapertura dei locali di gioco su quasi tutto il territorio nazionale. 

E su un'ipotesi già circolata fra alcuni banchi dell'assemblea legislativa regionale, ma fortemente osteggiata dal Movimento cinque stelle.

"L’attività per cui lavoriamo, come molte altre in tutta la nazione, ha subito pesantamente l’emergenza sanitaria che abbiamo fronteggiato nei primi mesi di quest’anno: una saracinesca, di qualsiasi attività, che resta abbassata per quattro mesi è una saracinesca che si arrugginisce e a volte diventa talmente arrugginita da rischiare di non riaprirsi più, che è esattamente quello che sta succedendo a noi", esordiscono i lavoratori.
 
"Ci siamo trovati a dover affrontare continue vessazioni, da una tassazione vertiginosamente incrementata fino all’imposizione, dovuta al 'decreto Dignità', dell’utilizzo della tessera sanitaria in ogni apparecchio Vlt, e ad ognuna di queste misure, che hanno complicato il nostro lavoro, noi abbiamo risposto con impegno e sacrificio, pagando ogni centesimo di tasse e concessioni e cercando di conferire una dignità al nostro lavoro che campagne mediatiche strettamente politiche cercano di toglierci".
 
I dipendenti poi rimarcano che il gioco legale "nel 2018 ha prodotto un gettito fiscale complessivo di oltre 6,4 miliardi di euro, soldi che vengono controllati, certificati, su cui vengono pagate le imposte che lo Stato ci chiede. Soldi che, senza noi che lavoriamo in osservanza a tutte le regole in un ambiente controllato, controllabile e protetto, di certo non resteranno nelle tasche di chi è solito giocare ma finiranno per confluire nella clandestinità, nel sottobosco sommerso dell’economia in nero. Ѐ davvero questo il futuro che auspicate per un settore di queste dimensioni? ", si domandano.
 
"Si è parlato tanto di salute, in questi ultimi mesi, per la situazione inaudita che ci siamo trovati a fronteggiare, ma nel nostro settore se ne parlava già da prima, per lottare contro le dipendenze da gioco d’azzardo. Noi siamo sempre stati solerti a dare tutte le informazioni e tutti i mezzi necessari ai nostri clienti affinché non venissero dominati da qualsiasi forma di ludopatia e rimanessero sempre all’interno di un circuito di gioco sano e legale: chiudendo, le garanzie che rappresentiamo verranno immancabilmente a mancare.
Negli ultimi anni siamo stati inoltre colpiti da una legge che prevede lo spostamento ad almeno 500 metri di distanza da luoghi sensibili: legge che, nonostante andasse contro i nostri legittimi interessi economici, ci siamo mostrati pronti ad osservare presentando regolare domanda di spostamento e relativo piano di lavori. Oggi, che dopo una chiusura coatta ineludibile e necessaria ci ritroviamo a dover riattaccare i cocci di un vaso inevitabilmente andato in frantumi, quella stessa politica che per anni ci ha utilizzato come salvadanaio non ci viene incontro in nessun modo, anzi, sembra quasi voglia impedirci il ritorno alla normalità che noi, come lavoratori e come baluardo della legalità, meriteremmo.
Non chiediamo di disobbedire ad una legge nazionale, né chiediamo una qualsivoglia forma di anarchia senza regole nel nostro settore, non siamo certo incoscienti: chiediamo soltanto un po’ di tempo in più per riuscire a togliere la ruggine da quella saracinesca e poterla, di nuovo, sollevare affinché i nostri clienti possano essere accolti in un ambiente legalmente pulito, sano, regolamentato, un po’ di tempo in più per poter seguire, con le garanzie economiche e temporali necessarie, il piano di spostamento già presentato alle istituzioni ma che, a causa dell’emergenza nazionale, è stato interrotto. Se non ci verrà concessa una proroga la nostra saracinesca non si alzerà più e dietro di lei si nasconderanno i cadaveri di decine di famiglie che si ritroveranno senza lavoro, senza stipendio, senza nessuna garanzia di poter vivere una vita a ridosso della dignità. Una proroga, per noi, oggi sarebbe un atto di responsabilità e di onestà, per poter tornare a lavorare come abbiamo sempre fatto, con lo stesso rispetto delle regole, senza mai cercare scorciatoie e furberie per eludere quella legge che ci impone di allontanarci da luoghi ritenuti sensibili come hanno fatto altri e per poter pianificare meglio il nostro futuro prossimo.
Noi ci occupiamo di gioco e lo abbiamo sempre fatto seguendo tutte le regole: perché, oggi, per noi, è impossibile continuare a lavorare? Adesso è la politica a giocare, e lo sta facendo sulla pelle non solo di noi lavoratori ma delle nostre famiglie che di questo lavoro vivono. Le sembra un bel gioco, questo, Presidente? A noi, che di gioco ce ne intendiamo, non ci piace per niente", conclude la lettera.
 

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