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Benelli: 'Violazione limiti orari, ingiusta sospensione licenza'

23 giugno 2017 - 15:24

L'avvocato Cino Benelli torna sulla sanzioni di sospensione e revoca della licenza ad attività di gioco che viola limiti orari, in discussione al Consiglio di Stato il 19 dicembre.

Scritto da Fm
Benelli: 'Violazione limiti orari, ingiusta sospensione licenza'

 


"Nella giurisprudenza inerente il settore del gioco quando c'è un dubbio anziché risolverlo in senso favorevole verso l'operatore, anche per evitare di essere impopolari mediaticamente, si preferisce dare ragione alle amministrazioni locali. Invece di ricordare che comunque le attività di gioco si basano su un principio di legalità si tende a penalizzarle, quindi dire che serve un approfondimento mi sembra importante".

Così l'avvocato Cino Benelli commenta a Gioconews.it la decisione del Consiglio di Stato di calendarizzare per il prossimo 19 dicembre l’udienza di merito sull’appello presentato dalla Invest Gaming - da lui difesa - contro la sentenza del Tar Lombardia che ad aprile ha ritenuto legittime l'ordinanza oraria sul gioco del Comune di Mantova e la facoltà di comminare sanzioni alle attività "fuorilegge".


"La sala protagonista della sentenza credo sia stata una delle prime in Italia ad essere sanzionate con la sospensione dell'attività. Ma il merito non sono gli orari, bensì le sanzioni. Per questo è stato presentato ricorso al Tar Brescia, che ha emesso un decreto cautelare ed una sospensiva, trattenuta nel merito, e per poi darci torto dicendo che il Comune puo sospendere la licenza del questore in caso di abuso del titolare dell'autorizzazione. Quindi abbiamo presentato appello al Consiglio di Stato e chiesto un decreto, ci è stato concesso, poi all'udienza il presidente del Consiglio di Stato ci ha invitato a discuterlo nel merito con una sospensiva. Tutto ciò dimostra che è una questione importante, semplice ma delicata", puntualizza Benelli ricostruendo l'iter
giudiziario della vicenda.
 

IL RICORSO - L'avvocato conclude evidenziando quello che è il passaggio fondamentale del ricorso. "La verità è che l’art. 10 Tulps, pur essendo platealmente inapplicabile alla fattispecie, è stato invocato dal Tribunale bresciano al solo fine di colmare sostanzialisticamente, in via di 'supplenza', un’evidente carenza legislativa (statale e regionale), ritenendosi evidentemente insufficienti le sanzioni pecuniarie di cui all’art. 7-bis Tuel quale risposta sanzionatoria a fronte della supposta trasgressione alle discipline orarie di volta in volta stabilite dalle Autorità locali rispetto ad attività autorizzate dall’Amministrazione statale.
Ed infatti, se l’allargamento delle 'maglie' dell’art. 50, comma 7 Tuel fino a comprendervi il potere sindacale di regolazione degli orari delle attività di gioco, seppur opinabile, può essere giustificato alla luce dell’art. 32 Cost. (così come ritenuto dalla prevalente giurisprudenza amministrativa e costituzionale richiamata quale 'diritto vivente' dalla sentenza n. 220/2014 della Corte costituzionale), una consimile estensione 'analogica' risulta, per converso, manifestamente inaccettabile sul versante sanzionatorio, a meno di non voler svuotare totalmente di contenuto i superiori princìpi di legalità e riserva di legge consacrati negli artt. 23 e 97 Cost., oltre nell’art. 1 L. n. 689/1981, rischiando finanche di incorrere nel vizio di cosiddetto eccesso di potere giurisdizionale”.
 

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