Mancano poche settimane alle elezioni politiche e le possibilità che inizi ora la sua trattazione sono inferiori allo zero. Tuttavia, a oltre tre anni dalla sua presentazione, è stata infine stampata la proposta di legge che Roberto Caon, allora deputato di Forza Italia (a fine luglio è si è iscritto al gruppo Misto, in dissenso con la scelta del partito di non votare la fiducia al premier Mario Draghi) aveva presentato a marzo 2019 recante "Delega al Governo in materia di istituzione di nuove case da gioco, disposizioni concernenti la disciplina dell’esercizio della prostituzione e destinazione dei relativi proventi al finanziamento di misure in favore della famiglia".
La proposta di legge chiedeva, in sostanza, di aprire nuovi casinò e di disciplinare la prostituzione, così da trovare fondi necessari a sostenere la natalità. Forse, più una provocazione, così da accendere il dibattito sui tanti temi delicati che essa tratta, che una proposta concreta. Fatto sta che la legislatura è al termine senza che sia iniziato l'iter e che Caon non si ricandiderà, lasciando eventualmente ad altri politici il compito di riproporre testi identici o analoghi a Camera o Senato.
LE FINALITA' IN MATERIA DI GIOCO - Nella relazione introduttiva, il deputato si sofferma, ovviamente, anche sui casinò.
Per quanto riguarda le case da gioco, nel nostro Paese "la relativa disciplina risente
ancora di un’impostazione ormai datata ed è regolata attraverso deroghe al codice penale. Da anni è atteso un intervento legislativo chiaro ed esaustivo per disciplinare il fenomeno, considerato che la normativa vigente risulta incoerente e incapace di disciplinare in modo organico l’intero settore e che il gioco può essere un’occasione di sviluppo del turismo e delle attività economiche".
Con la proposta di legge si intende "modificare l’attuale disciplina in materia di case da gioco, consentendo l’apertura di nuove case da gioco nelle località a vocazione turistica e soprattutto cambiando l’impostazione attuale che vede l’apertura delle case da gioco come una deroga al codice penale, da chiedere a chi si occupa dell’ordine pubblico, cioè il Ministero dell’interno. Saranno i comuni, per il tramite delle regioni, a chiedere l’apertura di nuove case da gioco al Ministro dello sviluppo economico, che le autorizzerà di concerto con il Ministro dell’interno per le questioni inerenti all’ordine pubblico e di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze per le questioni che riguardano tutte le problematiche fiscali connesse con il gioco d’azzardo".
Tra gli Stati membri dell’Unione europea - sottolinea Caon - "è senz’altro l’Italia il Paese che più risente della disomogeneità della legislazione vigente in materia, che finisce per
penalizzare, inevitabilmente, l’industria turistica nazionale.
La contraddittorietà si coglie nella vigenza degli articoli da 718 a 722 del codice
penale, che prevedono e sanzionano come ipotesi di reato l’esercizio di 'giuochi d’azzardo', nonostante siano operanti nel territorio nazionale quattro case da gioco all’interno delle quali è possibile esercitare 'legalmente' l’attività e nonostante si sia sviluppato un giro di affari colossale legato ai giochi di ogni tipo: questo rappresenta il paradigma del paradosso legislativo.
Lo Stato ha visto crescere in modo esponenziale le entrate fiscali legate a ogni tipo
di gioco o di lotteria, ma è necessario ricondurre il gioco alla sua più opportuna
vocazione, quella di intrattenere i vacanzieri nei periodi di vacanza o di villeggiatura".