È sempre sfidante formulare previsioni, e certamente anche complicato. In particolare per questo 2025 lo scenario generale, in primis dal punto di vista economico, non ci è d'aiuto per approcciare un mercato, tantomeno per individuare il trend che lo stesso mercato seguirà nei mesi a venire.
La premessa di cui sopra vale anche per l’industria delle case da gioco, anzi, per alcuni aspetti specifici formulare previsioni per il mondo dei casinò è ancora più difficile. Sono troppe, infatti, le variabili in gioco, una su tutte, le rispettive proprietà che, salvo casi rarissimi, non hanno mai espresso particolare dinamismo e nemmeno grande intraprendenza.
A loro discolpa vanno addotte una serie di motivazioni, tra cui il fatto che i casinò, tutti di proprietà pubblica, hanno operato per lunghissimo tempo in regime di oligopolio non acquisendo quell’aggressività tipica delle aziende che devono fronteggiare quotidianamente un'agguerrita concorrenza.
Nemmeno il dilagare del cosiddetto gioco pubblico ha generato una sana voglia da parte loro di mettersi in gioco per approfittare di un enorme ampliamento dell’offerta sul territorio nazionale e del nuovo mercato alla stessa abbinato sul quale, godere di alleanze con i player autorizzati dai Monopoli di Stato, avrebbe sicuramente giovato.
Le gestioni pubbliche e le difficoltà economiche affrontate negli ultimi anni, tra cui per una delle aziende, il Casinò di Campione d’Italia, la temporanea chiusura e per un'altra, il Casino de la Vallée di Saint-Vincent, il fallimento e il regime concordatario, hanno ulteriormente inciso sulla capacità di programmare investimenti e favorire un’innovazione dell’offerta.
Non sono mai venuto meno alla mia fede, anche battagliera, secondo la quale i casinò per avere un futuro caratterizzato da una crescita delle proprie quote di mercato, non certo a detrimento uno dell’altro, devono cambiare pelle e quindi tornare a essere leader sul proprio territorio e sul bacino di utenza primario, oltre che con l’offerta di gioco d’azzardo anche con un’offerta di divertimento e di intrattenimento di eccellenza.
Il modello Las Vegas non è in nessun modo assimilabile per la vecchia Europa, ma affermare che i casinò debbano avviare partnership commerciali con brand importanti per i servizi complementari al gioco è ormai una verità a mio parere incontestabile.
Tanto per cambiare ho divagato eludendo il tema, ma la tentazione di tornare su temi a me più che cari, è sempre forte, quasi irrinunciabile.
Torno quindi alle mie previsioni per il 2025 per i casinò italiani, in assenza di sconvolgimenti dell’offerta, sono quelle di un mercato del gioco d’azzardo che si dimostrerà stabile, anche leggermente in crescita.
Molto dipenderà dalla soluzione più che auspicabile dei conflitti in essere in Ucraina e in Medio Oriente che potrebbe restituire serenità ai consumatori e fiducia agli investitori. Se poi le attuali proprietà dei casinò italiani (Casinò di Campione d’Italia escluso) cominciassero ad annunciare la propria volontà di prevedere la privatizzazione delle rispettive gestioni pubbliche, chissà...