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Consiglio di Stato: in decisione il ricorso del Comune di Vicenza, la difesa invoca l'espulsività

15 aprile 2014 - 13:17

Il Comune di Vicenza rivendita il diritto di disporre, sul proprio territorio di competenza, l'apertura di locali secondo i criteri che aveva stabilito con il regolamento del 2013 (imponendo cioè una distanza minima di 500 metri da chiese, scuole e altri luoghi ritenuti “sensibili”), che era stato però annullato dal Tar del Veneto lo scorso aprile 2013 perché ritenuto illegittimo. Per questo l'amministrazione vicentina ha impugnato la decisione del Tribunale portando il caso sui banchi del Consiglio di Stato dove la materia è stata discussa questa mattina, davanti ai giudici della quarta sezione.  

Scritto da Ac
Consiglio di Stato: in decisione il ricorso del Comune di Vicenza, la difesa invoca l'espulsività

 

LA POSIZIONE DEL COMUNE - In questa sede, il Comune di Vicenza – attraverso il proprio legale Loretta Checchinato – ha ribadito l’obiettivo di poter regolamentare il fenomeno del gioco a livello locale limitando il proliferare delle sale da gioco, precisando che l'intenzione non è quella di eliminarle completamente, ma attraverso una mera attuazione di leggi regionali urbanistiche e sul commercio.

ESPULSIONE DEL GIOCO LEGALE PER LA DIFESA - Una tesi contrastata dalla controparte e in particolare dal legale Geronimo Cardia il quale, oltre a sottolineare come il regolamento è stato adottato in assenza di ogni tipo di consultazione con gli operatori, ha evidenziato come l’obiettivo di limitare ma non proibire l'apertura di sale non sarebbe tecnicamente realizzabile, ravvisando, di fatto, un effetto espulsivo di queste norme rispetto al gioco legale, con conseguenti benefici, al contrario, per la diffusione del gioco illecito. Il legale ha quindi chiesto la lettura di una perizia depositata dalla difesa, dalla quale si evincerebbe come i limiti imposti dai luoghi sensibili riguarderebbero circa il 97% del territorio comunale, e non solo il centro storico, diventando così delle vere e proprie “zone off limits” per il gioco pubblico.

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