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Slot, scommesse e Stabilità: continuiamo a dare i numeri sul gioco

23 ottobre 2015 - 11:58

Dalla denuncia (assurda) dei nuovi punti vendita di giochi, ai 6mila esercizi con slot di Renzi. Ecco i conti che non tornano sul gioco pubblico.

Scritto da Alessio Crisantemi
Slot, scommesse e Stabilità: continuiamo a dare i numeri sul gioco

Che il gioco pubblico non piaccia a nessuno, è un fatto ormai noto. Quello che emerge in questi giorni, invece, è che oltre a non essere gradito, il settore, non è ancora neppure "studiato": dai politici, né tanto meno dai media. E neppure dall'attentissimo premier Matteo Renzi, che volendo smentire i rumors sull'incremento della rete di sale scommesse, tira fuori dal cilindro anche un'ipotetica riduzione del numero di "esercizi che ospitano slot", che passerebbero, a suo dire, da 6.000 a 1.000 unità.
tutto è fattibile, per carità. E, forse, pure condivisibile. Salvo riuscire a capire a cosa si riferisse con questi seimila esercizi.


Guardando i numeri della distribuzione (reale) del gioco sul territorio nazionale - tutti di natura pubblica e peraltro anche facilmente consultabili attraverso il sito internet dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli - si può facilmente vedere come i pubblici esercizi che ospitano al loro interno gli apparecchi da intrattenimento sono oltre 96mila. Cioè 90mila rispetto a quelli indicati dal premier. E pur volendo immaginare che il riferimento fosse ai soli bar, escludendo quindi le altre location di gioco specializzate o semi-specializzate che rienterebbero nella definizione generica di 'esercizio', avremo comunque uno scenario superiore alle 35mila unità, cioè ancora 30mila in più rispetto alla stima renziana.
LA 'BUFALA' DEI NUOVI PUNTI VENDITA - Un valzer di cifre che va ad alimentare il siparietto messo in piedi dal circo mediatico attorno alla prossima gara di scommesse che, come noto, doveva prevedere l'assegnazione di 22mila concessioni e che ora verrà ridimensionata ad appena 15mila, in seguito alle polemiche relative alla presunta 'estenzione' delle rete. In realtà, come già spiegato su queste pagine, il contro dei 22mila punti vendita non rappresentava nessun allargamento dell'offerta di gioco e risultava, in realtà, coerente con l'impianto normativo vigente e la linea seguita dallo stesso esecutivo che, appena un anno fa, aveva attuato una (volgamernete detta) "sanatoria" sulla stessa rete delle scommesse. In virtù di questa, infatti, tenendo conto che a giugno del 2016 scadranno tutte le concessioni in materia di scommesse (sportive, ippiche e non sportive), che si articolano su circa 15mila punti di gioco tra negozi, agenzie e 'corner', si dovevano aggiungere i 2.196 punti vendita "emersi" con la regolarizzazione fiscale che proprio er via dell'imminente bando erano stati sanati. E a questi si aggiungeva pure la scommessa di provare ad accogliere  nel circuito legale anche gli altri 5mila punti che avrebbero avuto la possibilità di partecipare alla gara. Per un totale di 22mila diritti da bandire. Una cifra che, a dirla tutta, non sarebbe mai stata raggiunta visto che le adesioni alla regolarizzazione non sembrano avere appeal su alcuni operatori non autorizzati e, soprattutto, tenendo conto che sul territorio esistono varie leggi regionali che renderanno impossibile aprire punti vendita sul territorio.
E' evidente che sul gioco si continua a dare i numeri, e da tutte le parti.

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