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Mettiamoci in gioco e Codacons: 'Stop pubblicità, primi passi su lotta a Gap'

03 luglio 2018 - 13:38

Mettiamoci in gioco e Codacons commentano i provvedimenti contenuti del Dl Dignità su gioco e pubblicità.

Scritto da Redazione
Mettiamoci in gioco e Codacons: 'Stop pubblicità, primi passi su lotta a Gap'

"Si tratta di uno degli obiettivi fondamentali perseguiti dalla nostra Campagna, il primo dei quattro punti che avevamo chiesto di sottoscrivere ai candidati alle ultime elezioni politiche. E' un risultato importante, che vede finalmente riconosciuto il diritto alla salute dei cittadini, che sempre deve prevalere sulle ragioni del profitto". Lo sottolinea in una nota la campagna Mettiamoci in gioco, commentando le disposizioni su gioco e pubblicità contenute nel decreto Dignità.

"A nostro avviso, sarebbe opportuno destinare le somme raccolte con le eventuali multe alla fiscalità generale e non al contrasto del gioco d'azzardo patologico, perché il diritto alla cura va garantito non con entrate speciali e contingenti, ma con l'ordinaria fiscalità dello stato, attraverso il servizio sanitario nazionale".
Raggiunto questo risultato, "ci auguriamo che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, vorranno adoperarsi per arrivare all'obiettivo fondamentale per cui è nata la nostra campagna: approvare una legge quadro che regolamenti, in modo serio e articolato, tutto il settore, facendolo uscire da una situazione da far west. La Campagna contatterà tutte le forze politiche presenti in Parlamento per chiedere impegni precisi in merito".   
Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi "lo stop alle pubblicità non può fare distinzioni e deve valere in modo incondizionato per tutti. Se si inizia ad inserire deroghe come quella prevista per gli spot che godono del logo sicuro dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il provvedimento rischia di perdere valore e di non produrre gli effetti sperati, perché tutte le pubblicità dei giochi sono potenzialmente pericolose e alimentano la dipendenza.
Ed è molto probabile che i privati ricorrano alla Corte Costituzionale per disparità di trattamento pretendendo che la pubblicità, se deve essere vietata, deve esserlo per tutti o se deve essere consentita lo deve essere per tutti”, conclude Rienzi.

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