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Scommesse online, 68 arresti e sequestri per 1 miliardo di euro

14 novembre 2018 - 08:34

Maxi operazione condotta dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo su scommesse online per un giro di affari di 1 miliardo di euro.

Scritto da Rf
Scommesse online, 68 arresti e sequestri per 1 miliardo di euro

Dalle prime luci dell’alba di oggi, 14 novembre, è in corso un'imponente operazione internazionale di polizia, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che vede impegnati congiuntamente uomini di Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri e Dia nella cattura di 68 esponenti della criminalità organizzata pugliese, calabrese e siciliana e nel sequestro di beni per 1 miliardo di euro in Italia e in numerosi Stati esteri.

I reati contestati sono tutti riconducibili all’associazione mafiosa, al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio ed autoriclaggio, all’illecita raccolta di scommesse online ed alla connessa fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni.
 
L’attività repressiva in corso giunge al termine di complesse indagini, delegate dalle Dda delle Procure della Repubblica di Bari, Reggio Calabria e Catania e riguarda gruppi criminali che si erano spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il lucrosissimo mercato della raccolta illecita di scommesse su eventi sportivi e non, per un volume di giocate superiore a 4,5 miliardi di euro su diverse piattaforme online gestite dalle associazioni delittuose.
 
I cospicui guadagni accumulati, monitorati dalla Guardia di Finanza, venivano poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero, intestati a persone, fondazioni e società, schermati con la complicità di prestanome di comodo.
 
Su tali beni sono in corso di esecuzione i provvedimenti di sequestro in Italia e all’estero, grazie anche alla fondamentale collaborazione delle autorità giudiziarie di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curaçao, Serbia, Albania, Spagna e Malta, nonché dell’Unità di Cooperazione Eurojust.
 
IL COMMENTO DI SALVINI - Poche parole ma efficaci quelle del ministro dell'Interno Matteo Salvini, espresse su Facebook in merito agli arresti contro la criminalità organizzata su scommesse online illegali. "68 mafiosi che controllavano le scommesse online arrestati e beni per un miliardo di euro sequestrati. Bene, avanti così".  
 
I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE - Secondo quanto si apprende da un comunicato diramato dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania, "sono stati eseguiti ventotto provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco. I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse online, nonché l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose delle stesse associazioni. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti di fermo, sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni di euro localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di quarantasei agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. In particolare, "la Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico ), ha dato esecuzione a sequestri preventivi finalizzati alla confisca, anche per sproporzione, di un patrimonio complessivo dell’ingente valore sopra indicato in virtù di approfondite indagini economico-finanziarie condotte da questa stessa Forza di Polizia e con l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che hanno consentito di individuare e sequestrare circa un centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri Paesi. La stessa Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato venticinque centri scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; l’Arma dei Carabinieri ne ha sequestrata uno con sede in Misterbianco (Ct) mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla Polizia di Stato, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello". Le indagini condotte dalle tre Forze di polizia summenzionate sono state distinte ed autonome tra loro ma coordinate dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in particolare a Placenti Carmelo, Placenti Giuseppe Gabriele e Placenti Vincenzo, la cui attività criminale per conto della famiglia Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on line era già ben nota ai militari dell’Arma, mentre la Polizia di Stato seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di rilievo del clan Cappello. "Le indagini si sono avvalse tutte, oltre che di attività tecniche e dinamiche, del contributo di un collaboratore di giustizia che era stato, grazie alle proprie competenze tecniche specifiche, l’ideatore della struttura organizzativa utilizzata dai predetti sodalizi mafiosi per operare nel settore e che è stato quindi in grado di fornire la chiave di lettura idonea a disvelare il sistema illecito una volta che ha deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi al controllo delle predette organizzazioni che non gli avrebbero mai consentito di uscire da tale sistema che procurava loro ingenti profitti derivanti da un volume di scommesse, quantificato dalla Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di esperti del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma, solo per un sito web .com in circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario. Tale attività criminale ha assicurato ai sodalizi mafiosi catanesi un profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il 2017", si legge ancora nel comunicato. "Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai predetti sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta online di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta da banco per contanti.
 
La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un reticolo di società estere (localizzate principalmente nelle Antille Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti. Il gruppo Placenti aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di bookmaker in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 sub-commerciali e 20 presentatori. I Placenti avevano così messo a frutto il ruolo di master ricoperto negli anni 2011 -2015 nell’area catanese. Nello specifico, P.T. e I.I., negli anni 'pre-sanatoria' dal 2011 al 2015, responsabili dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie promuovevano e alimentavano una parallela rete per l’esercizio abusivo di giochi e scommesse che avveniva sia attraverso la raccolta da banco, non consentita ai punti di commercializzazione (Pdc), che mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli (quelli con estensione .com) affidati alla gestione di un esperto informatico (ora collaboratore di Giustizia), quale master per la Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali master per l’area catanese. "Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta delle scommesse, sono stati reintrodotti dalle compagini criminali nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming avente la loro sede non solo in Italia ma anche all’estero.
 
Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in capo al gruppo Placenti, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali, schermato mediante fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti scommesse nonché le figure apicali della holding - hanno consentito a questa Procura di emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e 36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed estere attive nel gaming anche un autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani sita a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) nonché 5 appartamenti in Austria (Vienna e Innsbruck)", ricorda la Procura della Repubblica del tribunale di Catania. 
 
Per quanto concerne le indagini condotte da Squadra Mobile di Catania e Sco, esse hanno consentito di accertare che, "con analoghe modalità tecniche ispirate a suo tempo dall’odierno collaboratore di giustizia, gli interessi del clan Cappello in tale settore del gaming online clandestino venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia, legato da rapporti diretti di parentela a Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del predetto clan, mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore Antonino Iacono, residente a Pachino (Sr), quale garante dei medesimi interessi. Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming online clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello. Il Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa da Salvatore Massimiliano Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, antiriciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco online finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo". 
 
In particolare, si fa riferimento "alla rete operante su siti con estensione .com, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm, tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point, Ced, Ctd ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti. Della doppia veste degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta (Sr), Gela (Cl), Vittoria (Rg) e Floridia (Sr), braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete .com; Davide Cioffi, socio responsabile-accettazione della rete.com; Gino Vincenzo D'Anna, responsabile tecnico- finanziario della rete .com; Pietro Salvaggio, socio di Fabio Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti .com, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita rivestivano il ruolo di master, tra cui Antonino Russo e Francesco Nania, Andrea Di Bella, Santo D'Agata, Angelo Antonio Susino, Giovanni Di Pasquale e Salvatore Truglio. A Castiglia Giovanni Orazio è stato, altresì, contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi online, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso. Castiglia Giovanni Orazio e Antonino Iacono, inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere - anch’essa facente capo al leader promotore Salvatore Massimiliano Salvo - che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse online tramite i siti con estensione .com, anch’essi mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm e tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra)", conclude il comunicato.
 

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