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Gioco illegale in Sicilia, 29 arresti e 20 sale scommesse chiuse

19 novembre 2018 - 09:14

La Polizia arresta 29 persone per gioco e scommesse online illecite e dispone chiusura di 20 agenzie nelle province di Catania, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa.

Scritto da Redazione
Gioco illegale in Sicilia, 29 arresti e 20 sale scommesse chiuse

Finite in manette 29 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, tra cui l’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, la truffa aggravata ai danni dello Stato, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, nonché per il connesso reato-fine di truffa ai danni dello Stato per aver svolto una funzione strumentale ed agevolatrice nei confronti dell’associazione per delinquere di stampo mafioso denominata Cappello - Bonaccorsi, consentendone, in maniera determinante, l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line.

"Nella serata di sabato 17 novembre - come si legge nella nota della Polizia - su delega della Procura distrettuale della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare dal gip del tribunale di Catania.
 
L’attività investigativa sviluppatasi in un arco temporale che va da aprile 2016 a marzo 2017 è consistita essenzialmente nello svolgimento di indagini di tipo tecnico, corroborate da attività di tipo tradizionale e successivamente da accertamenti patrimoniali. Il procedimento penale prendeva le mosse dal monitoraggio del clan Cappello-Carateddi su interesse nei confronti di un nuovissimo, imponente ed efficace sistema criminoso finalizzato a consentire il massiccio reimpiego del denaro proveniente dalle attività criminali ascrivibili al clan Cappello - Bonaccorsi nel settore delle scommesse sportive on line, nonché l’incremento del capitale illecito attraverso le numerose agenzie che gestiscono, anche per conto del clan, il gaming on-line.
 
Le indagini, quindi, nate come naturale prosecuzione di quelle svolta dalla Squadra mobile di Catania e dal servizio centrale operativo di Roma nei confronti di appartenenti al clan Cappello-Bonaccorsi e già sfociata nella nota operazione cosiddetta 'Penelope', si rivelavano da subito particolarmente fruttuose ed innovative, in quanto consentivano di registrare alcune conversazioni dal tenore delle quali si delineava in maniera chiara un articolato progetto di espansione, promanante da alcuni soggetti all'interno al clan Cappello, nel settore delle scommesse online, che prevedeva l’acquisizione nelle province di Ragusa e Siracusa di locali commerciali da adibire a sale scommesse, nonché la commercializzazione di un software da installare presso sale di terzi che avrebbe consentito l’esercizio abusivo di scommesse. Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini attestavano quindi l’esistenza di una consolidata organizzazione criminale dedita alla gestione di numerose agenzie di scommesse presenti sull’intero territorio siciliano che, sovente, sfruttavano la copertura legale fornita da un marchio e consentivano di focalizzare l’attenzione degli investigatori sulla figura di un imprenditore aretuseo, in possesso di rilevanti risorse finanziare e tecniche, il quale era attivamente collaborato, sotto il profilo tecnico-amministrativo da una serie di soggetti, anch’essi tecnicamente attrezzati, per mantenere efficace il sistema occulto, parallelo a quello legale.
 
L’attività svolta dall'imprenditore - si legge ancora nella nota - presentava una duplice caratterizzazione, consentendo, da un lato, una pervicace infiltrazione nell’intero settore della raccolta del gioco attraverso cui assicurare, di fatto, una posizione di predominio alle famiglie mafiose rispetto agli operatori del circuito legale e, dall’altro, contribuendo in maniera determinante a rendere estremamente difficoltosa l’attività di controllo da parte degli organi istituzionali preposti, favorendo il reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti, stante la perfetta sovrapponibilità del circuito legale con quello illegale.
 
Alla illecita acquisizione dei capitali riciclati nella suddetta attività imprenditoriale, si affiancava la continua opera di erosione del gettito fiscale dovuto allo Stato, stante la maggiore appetibilità dell’offerta del circuito illegale che, non essendo gravato dai costi di legalità, consentiva di realizzare vincite più facili e di maggiore importo.
 
La intuitiva ed abile attività di indagine condotta dalla Squadra mobile di Catania e dal servizio centrale operativo consentiva, quindi, di disegnare un articolato sistema illegale, di descriverne le specialistiche modalità operative, di individuare le specifiche condotte e competenze in capo a ciascun indagato.
 
Si sono delineate, così, due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming online clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello-Bonaccorsi.
 
L’associazione per delinquere era finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, anti-riciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco “on line” finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo.
 
I servizi di intercettazione - spiega ancora la Polizia - facevano emergere due elementi peculiari: da un lato una spasmodica ricerca da parte degli organizzatori di locali da adibire a sale scommesse dietro i quali schermare il gioco illegale, dall’altro l’esistenza di un sistema che gli indagati indicavano con il termine di 'bancare' che, sebbene nel mondo delle scommesse significhi pronosticare una cosa che non accada, in realtà stava ad indicare la pratica piuttosto diffusa tra molti bookmakers esteri di consentire ai gestori delle singole sale di assumere i rischi dell’attività di scommesse.
 
In altri termini, se nella tradizionale attività di una sala scommesse è il bookmaker titolare della concessione ad investire il denaro necessario a coprire le eventuali vincite dei giocatori, nel caso della cosiddetta 'bancata' da parte del gestore sarà quest’ultimo, previo accordo con il concessionario, ad assumere su di sè tale rischio, riconoscendo al concessionario la percentuale pattuita relativa al flusso delle scommesse effettuate in quella determinata sala.
 
Le indagini - si legge ancora nella nota - hanno consentito di dimostrare come i soggetti coinvolti nelle loro mire di infiltrazione nel tessuto imprenditoriale, ricercassero aziende nelle quali poter investire occultamente somme di denaro contante di provenienza illecita, in quanto frutto delle condotte criminali poste in essere dal gruppo mafioso da lui guidato dei Cappello – Bonaccorsi.
 
Con il medesimo provvedimento, il gip del Tribunale di Catania, ha convalidato il sequestro preventivo emesso dalla Procura distrettuale della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia in via d’urgenza, di 20 agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa, riconducibili ad indagati nei confronti dei quali non è stata avanzata richiesta di misura personale.
 
Il volume di affari - conclude la nota - delle 20 agenzie di scommesse, dislocate sul territorio delle province di Catania, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa, sottoposte a sequestro è stato stimato in un milione di euro mensile".

 

 

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