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Regno Unito: pubblicità eSports tuteli i minori dalle scommesse

20 agosto 2019 - 14:19

Uno studio condotto dall'Università di Bristol mette in guarda l'industria del gaming dai rischi di promozione del betting sui minori attraverso il traino degli eSports.

Scritto da Vincenzo Giacometti
Regno Unito: pubblicità eSports tuteli i minori dalle scommesse

 

Mentre la pubblicità del gioco d'azzardo finisce sempre più sotto la lente del regolatore, in Regno Unito come nel resto del mondo (Italia in testa), a emergere sono anche nuove e ulteriori sfumature che vanno a intercettare nuove e diverse sensibilità. L'ultima è quella che riguarda la promozione degli eSports che, stando ai risultati di un rapporto divulgato da SbcNews - commissionato da Demos e dal Dipartimento di Management dell'Università di Bristol – rischia di veicolare messaggi promozionali relativi al gioco d'azzardo tra i minori, a causa della possibilità di scommettere su questo tipo di eventi notoriamente praticati dai soggetti più giovani.

Nello stadio, in particolare, si analizzano centinaia di migliaia di tweet relativi alle scommesse sugli eSport nel 2018, rilevando che il 28 percento dei “retweet” o delle risposte ai tweet proveniva da bambini di età inferiore ai 16 anni.

Di certo il target dei ragazzi e adolescenti è quello di riferimento per il mercato dei videogiochi e, quindi, anche degli eSport. Proprio come il Texas Hold'em rappresentava un obiettivo ambizioso per gli adolescenti nei primi anni 2000, con i tornei che pagavano milioni, gli eSports ora fanno la stessa cosa per i giovani di oggi, con Kyle Giersdorf, player di appena 16 anni, che ha vinto 3 milioni di dollari aggiudicandosi il mondiale di Fortnite.

Lo studio rileva tuttavia che il 74 percento dei tweet delle scommesse sugli eSport sembra violare il Regno Unito. Le norme vigenti in materia di pubblicità, proibiscono pubblicità “che presentano scommesse come fonte di reddito" o che "incoraggiano il gioco d'azzardo in periodi difficili" o l' "esibizione di persone di età inferiore ai 25 anni in un annuncio di gioco d'azzardo".
Come potenziale soluzione, lo studio raccomanda di rafforzare le disposizioni sulla verifica dell'età attraverso le piattaforme dei social media, che rappresentano un invito all'azione più per Twitter che per l'industria del gioco d'azzardo. Di certo è necessario fare in modo che la pubblicità sia formulata in modo migliore, in modo da non risultare attraente per i guardiani minorenni.
Jason Smith, ricercatore senior di Demos e coautore del rapporto, auspica che “questo rapporto serva da invito all'azione - sia per le aziende tecnologiche che per facilitare ai clienti del gioco d'azzardo un quadro chiaro di ciò che stanno entrando, sia per i regolatori che devono continuare a garantire che questi nuovi attori siano conformi con regolamento".
 

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