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Stop al contante: il 58% è d’accordo, ma cosa accade nel gioco?

09 settembre 2019 - 08:08

Agli italiani piace la moneta sonante ma un sondaggio vede la maggioranza propensa a cambiare. Cosa vuol dire per i giochi?

Scritto da Ac
Stop al contante: il 58% è d’accordo, ma cosa accade nel gioco?

“Per combattere l’evasione fiscale, sarebbe d’accordo con la completa eliminazione dei contanti, sostituendoli con pagamenti con carte di credito o altri strumenti elettronici tracciabili?”.

È il quesito che la società di ricerche Swg ha posto a un campione rappresentativo di 1.500 cittadini maggiorenni (sondaggio Cati-Cami-Cawi), i cui risultati sono stati resi noti dal quotidiano economico IlSole24ore.

Il 58 percento di loro è risultato d’accordo, ma con due sfumature. Il 30 percento si è detto “del tutto d’accordo”, mentre il 28 percento si è detto “abbastanza d’accordo”. Ma solo il 34 percento risulta sfavorevole: tra questi il 19 percento è “del tutto in disaccordo”, il 15 percento “abbastanza in disaccordo” mentre l’8 percento non sa giudicare.

 

AGLI ITALIANI PIACE IL CASH - Agli italiani, si sa, piace usare il contante: nel 2018 è stata di 204 miliardi l’operatività in banconote, pari al 3 percento in meno rispetto al 2017, ma comunque molto elevata e superiore agli altri Paesi industrializzati. Mentre sono stati 192 miliardi passati in versamenti e 12 in prelievi. Anche se spesso l'uso del contante rappresenta l’anticamera di riciclaggio ed evasione da parte di mafie e criminalità organizzata, in Italia siamo ancora molto propensi a questo utilizzo. Per queste ragioni dal 2 settembre scorso si è acceso un riflettore sui casi di utilizzo “anomalo” di contanti, puntando l'obiettivo del Fisco su chi movimenta, fra prelievi e versamenti, complessivamente oltre 10mila euro in un mese. Banche, Poste e istituti di pagamento dovranno fornire alla Uif, l’Unità di informazione finanziaria incardinata presso la Banca d'Italia, i nominativi di chi supera quel tetto. Anche con più operazioni da mille euro l’una.
 
 
I RISVOLTI PER I GIOCHI – Anche il mondo del gioco pubblico, ad oggi, è ancora fortemente ancorato all'utilizzo del contante. Escludendo il gioco online - che passa inevitabilmente per l'uso di pagamenti elettronici e che rappresenta, comunque, una componente decisamente minoritaria dell'intero comparto giochi – la maggior parte delle transazioni nei locali di gioco avviene attraverso il denaro “cash”. Basti pensare agli apparecchi da intrattenimento, che tra slot e Vlt rappresentano circa il 60 percento dell'intero fatturato dei giochi, che funzionano attraverso monete e banconote (solo nel secondo caso). Ma vale anche per gli altri giochi: scommesse, bingo e via dicendo. Già da anni, tuttavia, si inizia a parlare dell'ipotetica introduzione della moneta elettronica nel settore, che avrebbe lo scopo di evitare ogni forma di riciclaggio ed evasione attraverso i giochi, ma con vari effetti negativi. In primis, quello depressivo: visto che, se il gioco pubblico ha molto successo in Italia, anche se si sente dire di rado, è proprio perchè nella Penisola gira molto contante “nero”. E il gioco di Stato rappresenta uno dei migliori canali per rimettere in circolo questi capitali, tassandoli; in questo senso, pertanto, più si gioca e meglio è, verrebbe da dire, con il gioco che funziona come una forma di tassazione spontanea da parte dei cittadini. Motivo per cui il legislatore ha sempre visto di buon grado la legalizzazione del settore, favorendola. L'altro effetto collaterale dell'introduzione della moneta elettronica, tuttavia, è di carattere diametralmente opposto, e cioè legato al possibile effetto incentivante che potrebbe avere in alcune tipologie di giocatori. In effetti gli esperti considerano necessario mantenere l'utilizzo delle monetine, meglio ancora se di piccolo taglio, negli apparecchi da intrattenimento perchè il semplice movimento meccanico di prelievo delle vincite e inserimento graduale rappresenta un freno rispetto alle giocate ripetute e al fatto di re-introdurre le vincite. Non a caso, anche nelle future generazioni di Awp (le cosiddette AwpR o slot da remoto) si vuole mantenere gli stessi parametri di funzionamento delle slot, monete comprese. E sempre per la stessa ragione le normali Awp prevedono l'incasso automatico delle vincite da parte delle macchine una volta raggiunto il premio massimo (al raggiungimento dei 100 euro di vincita le slot devono automaticamente erogare la vincita, in monete: e questo evita il rigioco automatico da parte degli utenti).
Oltre a questi aspetti più istituzionale c'è anche un tema più strettamente economico e “di filiera” legato all'introduzione della moneta elettronica, che nel comparto del gioco pubblico è sempre stata vista come un autentico spauracchio per i gestori di slot, i quali, in virtù del loro ruolo di “Terzi incaricati alla raccolta”, vedevano da sempre il loro futuro legato all'impiego della moneta, temendo una scomparsa della categoria come immediata conseguenza della eliminazione delle monetine dalle slot. Ma anche questa pecezione, probabilmente, ha subito delle modifiche nel tempo visto che il ruolo del gestore è stato legittimato nel corso degli anni e la figura professionale oggi è sempre più completa e probabilmente non più legata al mero compito dello “scassettamento”.
 

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