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Unioncamere: 'Nel 2019 attività di gioco in crescita, specie in Piemonte'

29 gennaio 2020 - 12:12

Nel report di Unioncamere sulla natalità e mortalità delle imprese spicca la crescita del 2 percento delle attività di gioco, che in Piemonte sale al 7,23 percento.

Scritto da Redazione
Unioncamere: 'Nel 2019 attività di gioco in crescita, specie in Piemonte'

Nonostante la crisi, gli aumenti di tasse e le restrizioni varate da Regioni ed Enti locali, in Italia le attività di giochi, scommesse e case da gioco tengono duro e continuano a crescere.

Nel 2019 ne figurano all'attivo 8.050, 159 in più rispetto al 2018.

Queste cifre emergono dalla lettura dei dati sulla natalità e mortalità delle imprese risultante dal Registro delle imprese, diffusi oggi, 29 gennaio, da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da InfoCamere, la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale.

 

Scorrendo i numeri relativi alle varie regioni italiane salta subito agli occhi l'aumento di attività in Piemonte (430 unità, +7,23 percento), Basilicata (68 unità, + 6,25 percento) e Molise (39 unita, + 5,41 percento), e il crollo vertiginoso di quelle registrate in Trentino Alto Adige (28, in calo di 7 unità, pari a - 19,44 percento) e Friuli Venezia Giulia (110, in calo di 8 unità, pari a – 6,78 percento).
 
Contrastanti i dati che arrivano dalle due regioni più attenzionate in questi mesi per le loro leggi restrittive e retroattive: mentre in Piemonte le attività di gioco sono addirittura in crescita del 7,23 percento, in Emilia Romagna c'è un calo del 2,23 percento, con 349 attività, 8 in meno rispetto al 2018.
 
Guardando le cifre assolute invece emerge che la regione con il maggior numero di attività è la Campania, con 1700, mentre nel Lazio se ne trovano 967, in Lombardia 955, in Sicilia 865, in Puglia 626.
 
Regione Registrate 2019 Saldo 2019-2018 var.% 2019/2018
ABRUZZO 237 8 3,49%
BASILICATA 68 4 6,25%
CALABRIA 300 9 3,09%
CAMPANIA 1.700 44 2,66%
EMILIA ROMAGNA 349 -8 -2,23%
FRIULI-VENEZIA GIULIA 110 -8 -6,78%
LAZIO 967 26 2,75%
LIGURIA 192 2 1,05%
LOMBARDIA 955 26 2,77%
MARCHE 180 3 1,69%
MOLISE 39 2 5,41%
PIEMONTE 430 29 7,23%
PUGLIA 626 1 0,16%
SARDEGNA 150 2 1,35%
SICILIA 865 22 2,61%
TOSCANA 352 -2 -0,56%
TRENTINO - ALTO ADIGE 28 -7 -19,44%
UMBRIA 78 0 0,00%
VALLE D'AOSTA 5 0 0,00%
VENETO 419 6 1,44%
ITALIA 8.050 159 2,01%
 
I DATI NEL COMPLESSO - Sullo sfondo il panorama generale che 353.052 imprese nate nel 2019, circa 5mila in più rispetto all’anno precedente. A fronte di queste, però, 326.423 hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, 10mila in più rispetto al 2018. Il risultato di queste due dinamiche ha consegnato, a fine anno, un saldo tra entrate e uscite positivo per 26.629 imprese, il saldo minore degli ultimi 5 anni. A fine dicembre 2019, quindi, lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.091.971 unità.
“Si accentua nel 2019 il turnover delle nostre imprese”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Le incertezze del contesto internazionale – aggiunge  -  si fanno sentire soprattutto in quei settori più esposti alla concorrenza dei mercati, come la manifattura. Anche il commercio mostra un calo, mentre la capacità attrattiva del nostro Paese alimenta l’industria del turismo, che continua a crescere, così come in aumento sono le attività professionali e i servizi alle imprese. In ogni caso, la voglia di fare impresa resta alta. È un segnale importante. Dobbiamo continuare a lavorare al fianco delle imprese per far crescere la loro competitività”.
A guadagnare terreno sono stati i settori dei servizi legati al turismo (8.211 imprese in più per l’alloggio e la ristorazione), le attività professionali (+6.663), i servizi alle imprese (+6.319) e - sulla scia del basso costo dei mutui e degli incentivi al recupero edilizio ed energetico - le attività immobiliari (+4.663) e le costruzioni (+3.258). Si restringe invece ulteriormente (-4.107 imprese) la platea dell’industria manifatturiera, quella del commercio (-12.264) e dell’agricoltura (-7.432). Segnali se non positivi, quantomeno incoraggianti vengono dall’artigianato che, pur chiudendo in rosso il bilancio annuale (-7.592 attività), dopo otto anni vede tornare a crescere il numero delle iscrizioni di nuove imprese.

Guardando alla geografia delle imprese, a restare al palo tra le grandi macro-ripartizioni (confermando la performance del 2018) è stato il Nord-Est (-0,1 percento il tasso di crescita, equivalente a circa 1000 imprese in meno nei dodici mesi). Il dato più positivo riguarda il Mezzogiorno che, con una crescita di 14.534 unità, da solo determina oltre la metà (il 54,6 percento) di tutto il saldo positivo dello scorso anno.
Tra le regioni, la crescita più sensibile in termini assoluti si registra, ancora una volta, nel Lazio (con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4 percento, il migliore tra le regioni), seguito da Campania (5.746) e Lombardia (+5.073). Sul fronte opposto Piemonte (-1.517), Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) sono le regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di imprese registrate mentre, in termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7 percento).

A conferma di un trend ormai consolidato, il bilancio del tessuto imprenditoriale resta positivo quasi esclusivamente per merito delle società di capitali (+3,52 percento il loro tasso di crescita nel 2019, per un saldo pari a ben 60.382 imprese in più rispetto al 2018). Un "bottino" sufficiente a compensare la perdita di circa 18mila società di persone (-1,8 percento) e di poco più di 16mila imprese individuali (-0,5 percento).
 

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