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Fase 2b: per riaprire sale gioco e scommesse c'è chi pensa al ricorso al Tar

22 maggio 2020 - 08:17

Alcune associazioni di categoria ipotizzano di ricorrere al Tribunale amministrativo per chiedere le riaperture di sale gioco e scommesse: ecco come e perché.

Scritto da Riccardo Calantropio, esperto di giochi e scommesse
Fase 2b: per riaprire sale gioco e scommesse c'è chi pensa al ricorso al Tar

 

Dopo ormai oltre due mesi di lockdown e l'annuncio che le sale da gioco, i bingo e le agenzie di scommesse (a cui si aggiungono, peraltro, anche le slot nei bar o nei tabacchi) dovranno andare anche oltre i tre mesi di serrata totale, per gli addetti ai lavori del comparto l'emergenza Covid-19 si tramuta in un'emergenza per la sopravvivenza. Per questo iniziano a sollevarsi ondate di indignazione collettiva, all'interno della filiera, che stanno portando anche allo studio di soluzioni estreme per ottenere la riapertura dei locali. Tra queste, c'è chi ipotizza un ricorso d'urgenza al Tar del Lazio. Una procedura che, a detta di chi scrive, può risultare condivisibile e senz'altro preferibile rispetto all'alternativa rappresentata dei lunghi contenziosi civili il cui esito è sempre da ritenere aleatorio.

In ogni caso, ad oggi, la prima cosa da fare per gli addetti ai lavori - come già esposto in articoli precedenti – è quella di presentare preventivamente dei protocolli di sicurezza del tutto simili a quelli di bar e ristoranti, i quali sono già stati approvati dal governo.

Già in un precedente articolo su queste pagine web avevo prospettato un'organizzazione architettonica interna dei locali, distinguendo delle zone simili ai banconi dei bar (dove la clientela non staziona), e delle altre zone con accessi indipendenti simili ai ristoranti, con posti a sedere o negli sgabelli delle slot e Vlt, dove la clientela può stazionare. Richiamando anche un altro precedente contributo nel quale comparivano degli schemi e delle specifiche soluzioni.
In tal modo, se si rispettano i protocolli già esistenti ed approvati per i bar, nel caso in cui un cliente non staziona e viene servito al bancone, e i protocolli dei ristoranti, con accessi controllati, in cui viene identificato il cliente, annotato, e questi elenchi vengono conservati per 14 giorni ad uso delle autorità sanitarie, vincere i ricorsi al Tar diventerebbe più probabile.
Si supererebbero in questi modo le indicazioni su cui si basa l’Inail per la classificazione dei rischi nei locali. Codici, purtroppo, scelti dai commercialisti, su indicazione degli imprenditori, in fase di richiesta di inizio attività e spesso fuorvianti.
 
LA STRATEGIA - Il consiglio, dunque, è quello di inviare, tramite posta certificata al governo, e per conoscenza all'Agenzia delle Dogane, questi protocolli, in maniera chiara e dettagliata, chiedendo un incontro urgente, entro un certo termine, trascorso il quale si presenterebbero i ricorsi al Tar. Con questa soluzione, si potrebbero bypassare eventuali questioni politico-ideologiche, legate purtroppo anche al consenso elettorale di singoli partiti e movimenti.
 
IL PROBLEMA DI BANCHE E ILLEGALITA' - Ma non è tutto. Come se la situazione di protratta chiusura non bastasse, per gli addetti ai lavori rimane anche l'altro enorme scoglio dell'accesso al credito, per via della questione – più volte sollevata - dei codici etici bancari: in questo caso l’unica soluzione potrebbe essere quella della ricerca di una mediazione istituzionale.
Ma oltre alla questione banche, il problema che continua ad affliggere gli operatori e che diventa ancor di più urgente in questa fase, è quello dell'offerta illegale. E anche su questo fronte sarebbe auspicabile una preventiva azione collettiva per far chiudere i cosiddetti “sottobanchi”, cioè quei punti che offrono scommesse clandestinamente, come alternativa all'offerta legale, gestiti per lo più dalle organizzazioni criminali-mafiose, che secondo alcune stime persistono in un almeno 25 percento delle sale scommesse, come dimostrato dalle decine di inchieste giudiziarie della Dda. Così facendo, magari, si potrebbero abbassare anche le quote, assorbendo gli ultimi aumenti sul giocato, avendo eliminato la concorrenza sleale.
 

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