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A testa alta verso il futuro: la formazione nel gaming oggi

27 giugno 2020 - 11:32

Andrew Spencer, head of education and training della Totally Gaming Academy, esalta la formazione (online e terrestre) anche sul gioco responsabile  

Scritto da Amr
A testa alta verso il futuro: la formazione nel gaming oggi

 

Tutti a casa, non solo a lavorare, a cucinare, a leggere, a guardare la Tv, ma anche a formarsi attraverso modalità a distanza. Sotto quest'ultimo profilo, dopo la quarantena cui sono stati obbligati milioni di persone, tra essi tantissimi operatori di gioco, su quali versanti in futuro dovrebbe essere orientata la formazione nel settore e come dovrebbero essere organizzate le aziende coinvolte appunto nell'organizzazione di corsi?

Lo abbiamo chiesto ad Andrew Spencer, head of education and training della Totally Gaming Academy, nello speciale dedicato alla formazione pubblicato sulla Rivista Gioco News, di cui riportiamo un estratto: “Le basi non sono cambiate. La formazione esiste per aiutare a migliorare il business migliorando le competenze, le conoscenze e l'atteggiamento delle persone. Le società di formazione dovrebbero chiedere ai propri clienti 'quali problemi commerciali state cercando di risolvere e come possiamo aiutarvi a fare questo?'".

Come dovrebbe essere questa formazione? Quella "fisica" tornerà o verrà sostituita in modo permanente dalla formazione online?

“Tornerà. Le persone vogliono ancora vedere persone e si può davvero formarle a gestire i tavoli da gioco con l'accesso a un tavolo! Ma ciò non significa che i benefici della componente di formazione online saranno dimenticati per quelle cose per cui sono appropriati. Così si svilupperà una sana 'miscela', come la chiamiamo noi. Ciò che molti altri settori e professioni hanno capito da anni è che persone diverse apprendono in diversi modi, quindi dobbiamo fornire opzioni. Non è 'o l'uno oS l'altro', è entrambi”.

Le aziende del settore del gioco sono severamente messe alla prova dall'emergenza Covid-19. Quali sono quelle che sopravviveranno e in quali condizioni?

“Quelle che non si sono fatte prendere dal panico, hanno fatto un passo indietro, hanno tenuto informati i loro clienti e hanno scoperto cosa vorranno nel 'nuovo mondo' e si sono assicurate di prendersi cura dei loro team. Dopotutto questa è un'industria guidata dal servizio al cliente. Quelle che hanno visto ciò come un'opportunità per 'resettare', valutano. La diversificazione e l'innovazione sopravviveranno. Ma tutti faranno affidamento su una combinazione di infrastrutture e governo che vedono l'importanza del settore per la loro economia e quindi lo supportano - con regole pragmatiche sul distanziamento sociale insieme a livelli realistici di tassazione. Tuttavia, per quanto grande sia la leadership dell'azienda di gioco, sono in gran parte in balia dell'ambiente normativo”.

L'emergenza Covid-19 ha cambiato l'identikit del giocatore terrestre e online?

“È troppo presto per dirlo. L'ovvia conseguenza è lo sviluppo del 'giocatore misto'! Un giocatore terrestre potrebbe benissimo essere un nuovo convertito che ha 'fatto un tentativo' nel lockdown, ma quando tutto sarà finito non vedremo l'ora di uscire, quindi potrebbe esserci un ritorno ai luoghi preferiti dei giocatori”.

Quanto è importante promuovere il gioco responsabile in questo momento e in quelli, altrettanto difficili, che arriveranno?

“È imperativo. L'industria deve guidare piuttosto che essere trascinata lungo questa strada o sarà messa alla gogna, c'è sempre qualcun altro da incolpare in tutto questo. L'inevitabile tensione mentale del lockdown porterà a comportamenti irrazionali, quindi, se il settore vuole evitare l'accusa di essere mercenario, deve guardare il comportamento dei giocatori e intervenire se necessario. Con la probabilità di condizioni di recessione, disoccupazione e budget interni tesi, il settore deve sorvegliare e sorvegliare se stesso per evitare la sindrome del paria”.

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