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Gioco, non è tempo per conti salati

14 agosto 2020 - 08:41

Secondo il sociologo Sergio Brancato l’impatto sul rilancio dei luoghi pubblici dell’intrattenimento dipenderà anche dalla politica dei prezzi praticati dagli esercenti.

Scritto da Michela Carboni
Gioco, non è tempo per conti salati

L’emergenza Covid-19 ha drasticamente modificato il modo di vivere delle persone. E anche il modo di intrattenersi del prossimo futuro potrebbe subire dei mutamenti. In che modo? A spiegarlo è Sergio Brancato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell'Università di Napoli Federico II.

“Come ogni evento traumatico, anche la pandemia produrrà effetti a breve e a lunga scadenza. Nell’immediato, direi che il primo effetto sarà di ordine economico, con la messa in crisi del sistema storico dell’entertainment, quello ancora basato sulle strategie e le infrastrutture – per lo più pubbliche – delle comunicazioni di massa: le sale cinematografiche, i teatri, le librerie (soprattutto quelle più piccole), eccetera. Qui vedo molto pesanti gli effetti della crisi, specie se queste realtà non saranno sostenute da interventi istituzionali. Sulla scorta di quanto stiamo vivendo in questo periodo di clausura, direi che si svilupperà sempre di più il consumo di 'rete' dei prodotti culturali, anche se possiamo prevedere una reazione diffusa a recuperare gli spazi aperti, esterni alla dimora, e le pratiche che coinvolgono il corpo, fin qui penalizzato dal lockdown. In breve, questa crisi ci ha fatto sperimentare le potenzialità del web ma anche, letteralmente, i suoi limiti”.

In che misura i luoghi di intrattenimento e svago dovranno rivalutare se stessi?

“Molto dipenderà dalla coda della pandemia, da come sapremo affrontarla sul piano delle strategie scientifiche e dei comportamenti sociali. Credo che per un periodo la paura orienterà abbastanza le pratiche del loisir (tempo libero, Ndr), e forse farà maturare nuove culture dell’interazione sociale basate sul concetto di blended (mescolanza, Ndr)”.

Anche il turismo potrebbe subire drastici mutamenti. Nel 2020 - secondo uno studio di Demoskopika - potrebbero andare in fumo 18 miliardi di spesa: 9,2 miliardi per la contrazione dell'incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70 percento, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.
Ma è anche vero che quasi sicuramente gli italiani passeranno le vacanze estive in Italia, non potendo permettersi di andare all'estero. A suo avviso questo potrà essere motivo di rilancio per i luoghi di intrattenimento come le sale giochi al mare, i parchi a tema, gli ippodromi o i casinò?

“Probabilmente in molti sceglieranno l’Italia per le vacanze, specie per i prevedibili problemi operativi legati ai viaggi all’estero oltre che per il diffuso sentimento di precarietà che spinge verso ciò che è familiare. Ma l’impatto sul rilancio dei luoghi pubblici dell’intrattenimento dipenderà anche dalla politica dei prezzi praticati dagli esercenti. Il bacino d’utenza potenziale dopo la pandemia si è ristretto, la crisi economica peserà sulla voglia di ritornare ai consumi che definiscono l’esperienza più gratificante dei vissuti. Se gli imprenditori della vacanza e del gioco non comprenderanno questo, compiendo scelte anche radicali sui costi al consumo, potrebbero non godere di buoni risultati. Insomma, non è tempo per conti salati. Almeno, non dappertutto”.

In che modo cambierà la socializzazione?

“La socializzazione è già cambiata, attraverso l’accelerazione forzata dei mutamenti in atto da quando la rete ha riformulato l’idea tradizionale di territorio sociale. Ma di qui a pensare che cadremo tutti in un solipsismo disperato, ne corre parecchio. Il corpo ha le sue necessità e racchiude ancora gran parte del nostro esercizio empatico: a parte casi limite, non si può fare a meno della compresenza e della tattilità che ne deriva”.

A suo avviso l'intrattenimento domestico (videogiochi, film in streaming e altro) avrà la meglio, oppure con la bella stagione si torneranno a prediligere forme diverse di intrattenimento, seppure con le dovute distanze?

“L’estate 2020 è in equilibrio tra la necessità di essere prudenti e la voglia di libertà. Credo che soprattutto i giovani spingeranno per riaprire i luoghi dell’intrattenimento collettivo, come hanno fatto sin dall’inizio della pandemia. Ma farlo senza regole e cautele sarebbe sconsiderato: chi prenderà le decisioni dovrà tener conto di tutti i fattori in gioco, trovando mediazioni praticabili che non mettano a rischio l’incolumità di tutti. In ogni caso, molti saranno quelli che – magari in maniera più soft – preferiranno restare ancora al sicuro nella propria casa, attrezzandosi con condizionatori d’aria e device digitali per trascorrere il tempo nella maniera più piacevole. Non sottovaluterei, inoltre, il ricorso a quelle forme comunitarie, anche sul versante dei giochi online, che stanno avendo un significativo incremento d’utenza in questo periodo”.

Crede che dopo il Covid-19 ci saranno confini anche per l'intrattenimento?

“Il termine 'divertimento' nasce dal verbo 'divergere'. Quando diciamo che vogliamo intendiamo che vogliamo divergere, allontanarci dal tempo del lavoro e delle responsabilità. Cioè da un tempo controllato da altri. Per questo credo che le logiche dell’intrattenimento assumeranno in sé questa istanza vagamente sovversiva, spingendoci a mediare fra l’esigenza di trasgredire e quella di stare al sicuro. Come sempre accade, alla fine elaboreremo tutti insieme dei protocolli di comportamento accettabili più o meno da tutti, facendo attenzione a ciò che facciamo, ma senza smarrire il desiderio di essere liberamente in connessione con gli altri nella leggerezza assai seria del gioco”.

LUI CHI E' - Sergio Brancato insegna all’Università di Napoli Federico II. Da oltre vent’anni si occupa di media, società e cultura di massa, dedicando una particolare attenzione al fumetto. È stato giornalista per Paese Sera, Il manifesto e La Repubblica. Ha scritto per riviste di fumetto come Corto Maltese e Cyborg e collaborato con editori specializzati nel campo dei comics, come Rizzoli, Magic Press e Comma 22, per cui ha diretto la collana Micheluzzi. In radio e in televisione è stato speaker, regista e autore di programmi, nonché consulente scientifico e autore di ricerche sulle nuove tecnologie della comunicazione e sulle forme della serialità sia per Rai che per Mediaset. È stato uno dei più apprezzati sceneggiatori delle soap opera Un posto al sole e Vivere, per le quali ha scritto circa 100 puntate.

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