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Il gioco online nel 2020, tra i freni e le spinte della pandemia

15 gennaio 2021 - 10:15

La pandemia e le restrizioni hanno spinto l’e-commerce ma il gioco online era già in forte crescita, e con il lockdown ha ulteriormente accelerato e il settore è cambiato.  

Scritto da Redazione
Il gioco online nel 2020, tra i freni e le spinte della pandemia

 

La pandemia ha lasciato segni profondi anche nel settore del gioco online, in alcuni casi però ha determinato anche degli effetti positivi, a iniziare dai fatturati. Il lockdown, e anche il distanziamento sociale, hanno spinto tutti i settori dell’e-commerce, e il gioco a distanza non è stato da meno. Bisogna però sottolineare che il 2020 era già cominciato bene, anche senza i riflessi della pandemia. Almeno per la maggior parte dei giochi stando a un’analisi effettuata da NuoviCasino.it su dati Ficom Leisure: tra gennaio e febbraio le scommesse online crescevano del 43%, il bingo del 24,3%, casinò e slot del 20% circa. In negativo c’era solo il poker, con il cash che perdeva il 2,3%, e il torneo oltre il 10%.

E questo perché il gioco online “Da diversi anni registra crescite a due cifre. È un fenomeno che va di pari passo con la diffusione di internet e dei device”, ha recentemente sottolineato a Slotjava.it Giovanni Carboni, consulente esperto di gioco online. Poi, si sono aggiunti anche dei “fattori esterni”, ad esempio l’obbligo di usare la tessera sanitaria per giocare alle vlt fisiche ha certamente contribuito alla crescita delle slot online.

Su questo scenario si è innestata poi la pandemia: “durante la chiusura c’è stata un’accelerazione che sembra in parte conservata. Diciamo che siamo a livelli più sostenuti di quelli dell’anno scorso, più simili a quelli di due anni fa” ha evidenziato ancora Carboni. Alla fine – i dati disponibili si fermano a settembre – casinò e bingo hanno accelerato ancora di più, arrivando a +37,4 e +51%. Le scommesse invece hanno perso un po’ di terreno, probabilmente anche a causa dello stop ai campionarti e alle coppe, ma comunque nei nove mesi crescono di un ottimo 12,7%. Il poker invece ha completamente invertito la tendenza, con il cash che ha messo a segno un’impennata del 38,7 e il torneo addirittura del 59,7%. Se queste sono le premesse, ci si può anche aspettare che l’ultimo trimestre segni un’ulteriore crescita, viste le nuove chiusure.

Il 2020 però è stato anche un anno di profondi cambiamenti, e chiaramente la crisi economica ne ha imposti alcuni. È il caso della tassa Salva Sport, il prelievo che il Governo ha addossato al settore delle scommesse per sostenere il mondo dello sport. I bookmaker non hanno affatto gradito: anche loro hanno inevitabilmente risentito della chiusura delle agenzie; inoltre le aliquote delle scommesse sportive e virtuali erano già state inasprite nel 2019. La tassa poi ha una serie di criticità: l’ADM ha assoggettato al prelievo anche le scommesse ippiche (nonostante il decreto Rilancio che ha introdotto la tassa non le menzionasse affatto); nel betting exchange, con il meccanismo originario gli operatori avrebbero pagato più di quanto incassano, e così sempre l’ADM ha deciso di scaricare il prelievo sui giocatori.

I bookmaker hanno intentato ricorso, ma il Tar Lazio – che all’inizio sembrava determinato a far cadere la misura – ha salvato la tassa. Si tratta di semplici pronunce cautelari, le sentenze di merito dovrebbero arrivare verso la metà del 2021, ma i tempi si sono inevitabilmente allungati. Il problema però, sempre nel caso del betting exchange, è che questa tassa potrebbe spingere molti giocatori italiani verso le piattaforme senza concessione. Anche se venisse annullata o riformata tra qualche mese, sarà difficile recuperare gli utenti persi.

Alla fine la pandemia c’entra anche con la confusione che si è creata sulle concessioni comunitarie. Negli ultimi mesi del 2020 hanno iniziato a scadere le licenze emesse nel 2012, il Governo aveva già previsto una gara entro la fine dell’anno, ma poi - proprio a causa dell’emergenza sanitaria – è stato costretto a rinviarla alla metà del 2021. Né il Governo, né i Monopoli però si sono presi la briga di decidere cosa fare delle concessioni in scadenza. Una trentina di operatori hanno così corso il rischio di dover interrompere le attività dall’oggi al domani, e nella lista c’erano anche alcuni nomi eccellenti. Oltretutto, chi fosse uscito dal mercato, probabilmente non sarebbe rientrato mai più, anche se la gara si fosse svolta dopo uno o due mesi: a quel punto avrebbe perso tutto il bacino di utenti, e con il divieto di pubblicità non sarebbe stato affatto semplice recuperarli. Anche in questo caso è stato necessario rivolgersi al Tar che però questa volta ha preso le posizioni degli operatori. Finora ha emesso delle semplici ordinanze cautelari, ma ha sospeso la decadenza fino a ottobre 2021, nella speranza che nel mentre la gara venga bandita.

Un operatore però il mercato lo ha salutato – di sua volontà - e si tratta di un cambiamento epocale. Lottomatica, o meglio IGT, a inizio dicembre ha annunciato di aver ceduto la maggior parte dei propri asset a Gamenet: sono passati di mano la divisione di slot e vlt, quella delle scommesse sia a terra che online, le poker room e i casinò virtuali. Alla fine IGT conserva in Italia solo i Gratta e Vinci e il Lotto, Gamenet invece diventa il maggiore operatore del Paese.

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