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Fipe invoca la riapertura: il 13 aprile manifestazione degli esercenti

07 aprile 2021 - 09:20

Il popolo dei pubblici esercizi chiede la riapertura immediata e attenzione sugli affitti: e organizza una nuova protesta.

Scritto da Vincenzo Giacometti
Fipe invoca la riapertura: il 13 aprile manifestazione degli esercenti

 

“Il settore dei Pubblici esercizi non può più vivere nel limbo, ostaggio di chi si lancia in improbabili fughe in avanti e di chi invece continua a frenare. È necessario dare alla categoria una prospettiva di riapertura definitiva e per farlo occorrono una data certa e un nuovo protocollo di sicurezza redatto dal Comitato tecnico scientifico, con l’ausilio degli operatori del settore. L’incertezza ci sta uccidendo, chiediamo di cominciare oggi stesso un percorso ben definito che ci porti nel più breve tempo possibile alla riapertura in sicurezza dei nostri locali. Dopo un anno di sacrifici, meritiamo serietà”. È questo il messaggio lanciato da Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, all’indirizzo della politica, in occasione dell’audizione davanti alle Commissioni congiunte V e VI del Senato, impegnate nell’esame del Dl Sostegni. Un appello al governo affinché prenda di petto una questione che non può più essere rinviata e che la Federazione è pronta a ribadire tra sette giorni, il 13 aprile, con una manifestazione in piazza a Roma.

“Troppo spesso – aggiunge Calugi – attorno alla riapertura dei Pubblici esercizi, si combatte una battaglia politica che non fa bene a nessuno. Qui è in gioco il futuro di migliaia di imprenditori e di oltre un milione di lavoratori. Ci aspettiamo che il governo affronti il tema della ripartenza dei nostri locali così come ha fatto in passato per altre categorie, prevedendo un piano preciso, misure stringenti e controlli a tappeto per punire chi non le rispetta. Le vaccinazioni, seppur troppo a rilento, procedono. È il momento di compiere un passo avanti anche nelle riaperture dei Pubblici esercizi”.

RISTORI BOCCIATI DA 9 IMPRENDITORI SU 10 - “I contributi a fondo perduto ricevuti tra il 2020 e il 2021 dai titolari di bar e ristoranti sono stati ritenuti poco o per nulla efficaci dall’89,2 percento degli imprenditori, con 8 titolari su 10 che si sono visti ristorare il 10 percento circa di quanto perso lo scorso anno. Una bocciatura che non può non essere presa in considerazione nel momento in cui si andranno a definire le modalità di erogazione dei sostegni che verranno distribuiti in seguito al prossimo scostamento di bilancio, annunciato in 20 miliardi di euro. Siamo consapevoli dello sforzo enorme fatto dal precedente governo per dare risposte ai titolari dei Pubblici esercizi, in una situazione di pandemia, ma non possiamo nasconderci che le misure non sono state minimamente sufficienti. È importante dare aiuti di maggiore intensità a chi ha perso fatturato perché è stato costretto a chiudere”.

OCCHIO AGLI AFFITTI - I margini di manovra per migliorare il testo sono minimi, ma il Direttore generale di Fipe accende i riflettori su alcuni correttivi necessari, primo tra tutti quello dei canoni di locazione. Un tema che interessa da vicino anche gli operatori del gioco pubblico. Secondo una ricerca dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, solo il 25 percento degli imprenditori è riuscito a ottenere uno sconto sugli affitti da parte dei proprietari. Da qui la richiesta della Federazione. “Il canone di locazione pesa per il 10 percento sul fatturato delle imprese – spiega Calugi – e rappresenta un costo fisso che in questo momento è insostenibile. Ecco perché diventa indispensabile disporre la proroga del credito d’imposta al 60 percento sui canoni di locazione e al 30 percento sull’affitto d’azienda anche per i mesi da gennaio ad aprile 2021. Una misura già prevista per le strutture turistico ricettive e i tour operator”. In questo caso, dunque, una richiesta contingente, così come quella di abbattere in maniera significativa il canone Rai per i Pubblici esercizi.

“Tra 2020 e 2021 i bar e ristoranti sono rimasti chiusi per circa 200 giorni – sottolinea Calugi – e dunque sarebbe opportuno ridurre il canone Rai non del 30 percento, come attualmente previsto dal decreto, ma almeno del 50 percento. Stesso discorso vale per la Tari che andrebbe azzerata o dimezzata, visto che i locali chiusi non hanno usufruito di alcun servizio di raccolta rifiuti”.

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