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Milesi (Sapar): 'Piemonte, Regione tuteli posti di lavoro e salute con regole certe'

19 aprile 2021 - 16:08

Alessia Milesi (Sapar Piemonte) sottolinea l’importanza di farsi le giuste domande sulla legge sul gioco e chiede 'regole certe e durature, non proroghe che salvino solo una parte del comparto'.

Scritto da Redazione
Milesi (Sapar): 'Piemonte, Regione tuteli posti di lavoro e salute con regole certe'

Riceviamo e pubblichiamo da Alessia Milesi (Sapar Piemonte)


Perché prendersela genericamente con gli apparecchi da intrattenimento?
Stiamo parlando del gioco legale e autorizzato sul territorio regionale piemontese e non del gioco d’azzardo. Sono definiti da Adm “apparecchi e congegni da divertimento ed intrattenimento e idonei per il gioco lecito. Sono quindi apparecchi regolamentati da leggi dello Stato, che danno vincite in denaro, esattamente come Gratta e vinci, Superenalotto e tutti i tipi di scommesse, distribuiti e diffusi in migliaia di esercizi pubblici e ricevitorie.

Perché la libertà di impresa in Piemonte non è garantita?
In Piemonte come nel resto d’Italia gli imprenditori sono autorizzati e censiti tramite iscrizione Registri Ries e Ccia legali. Tutti gli imprenditori, tranne quelli del comparto del gioco di Stato.
La Regione Piemonte ha di fatto deciso che non si potesse più giocare, inserendo una distanza minima per poter installare gli apparecchi di 500 metri da luoghi sensibili (scelti con criteri fantasiosi) che di fatto rende impossibile la libertà d’impresa in Piemonte.

Perché i dati dell’Istituto superiore di sanità, della Cgia di Mestre e della Guardia di finanza non vengono presi in esame?
Ricerche scientifiche dell’Istituto superiore di sanità e i continui interventi in Piemonte della Guardia di finanza dimostrano che la richiesta di gioco resta alta anche in assenza di punti gioco legali. Avendo quindi come unico effetto lo spostamento dei giocatori al mercato illegale.
È ampiamente dimostrato dai dati statistici che è molto esigua la fetta di popolazione che sconfina nel patologico (quella del gioco è solo l’ottava dipendenza degli italiani) e quando lo fa è perché ha problemi di vario genere.
Spesso più dipendenze convivono nei soggetti problematici, aiutarli si può e si deve.
Ma vale la pena ricordare a questo proposito che il personale all’interno dei locali dove vi sono gli apparecchi sono formati attraverso corsi obbligatori anche a riconoscere e segnalare i casi di giocatori problematici. Far sparire quindi il nostro tessuto imprenditoriale non fa altro che far nascondere ai radar i ludopatici, che non sono quindi diminuiti in Piemonte come spesso gli “esperti” asseriscono, ma semplicemente diventati invisibili.

Cosa chiede il settore alla Regione?
Chiede di non discriminare i lavoratori e gli imprenditori presenti sul territorio rispetto al resto d’Italia, chiede che vengano salvaguardati i posti di lavoro di migliaia di lavoratori onesti e delle loro famiglie e chiede di salvaguardare la salute pubblica con interventi efficaci che formino e informino la popolazione al giusto approccio verso il gioco, e non colpevolizzi esclusivamente un settore (quello del gioco fisico).
Un approccio meno demagogico al mondo del gioco lecito evidenzierebbe le contraddizioni della legge N. 9/2016 che ha avuto come unico effetto la distruzione del tessuto imprenditoriale piemontese in cui, lo ricordiamo, ci sono aziende di costruzione, assemblaggio di apparecchi e di gestione che danno lavoro a oltre 5200 persone.

Per gli imprenditori piemontesi, per i loro dipendenti e per le loro famiglie non ci sono più diritti?
Nella costituzione italiana non c’è traccia di lavoratori o imprenditori di serie “A” o di serie “B”.
Esistono lavoratori e imprenditori onesti che pagano le tasse come tutti e che sono il primo baluardo contro l’illegalità. I rappresentanti politici che oggi non comprendono l’importanza di cambiare la legge si nascondono dietro l’ipocrisia perché più facile attaccare il gioco che difenderlo. È più facile raccogliere i voti di tanti Piemontesi malinformati che argomentare e difendere un comparto essenziale.

Di cosa abbiamo bisogno?
Di regole certe e durature non di proroghe che salvino solo una parte del comparto creando “figli” e “figliastri”. Un imprenditore per fare impresa non può “navigare a vista” deve programmare strategie, investimenti e forza lavoro.
 
Ecco perché domani, 20 aprile, la Sapar sarà alla manifestazione del comparto del gioco regionale sotto la sede del consiglio regionale.
 

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