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Regole tecniche comma 7, le reazioni degli operatori

21 maggio 2021 - 10:23

I legali delle associazioni del comparto stanno redigendo un documento condiviso da presentare a Adm, l'idea di fondo è di cercare la collaborazione evitando ricorsi al Tar.

Scritto da Daniele Duso
Regole tecniche comma 7, le reazioni degli operatori

Scaduto senza proroghe lo stand still trimestrale del progetto di regole tecniche dell'Italia sull'amusement, inviato a Bruxelles alla Commissione europea, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha presentato ieri, 20 maggio, il decreto definitivo sulle Regole tecniche per la produzione, l’importazione e la verifica degli apparecchi comma 7.

Un documento che ha fatto emergere più di qualche perplessità, tra gli operatori, anche se nulla è ancora perduto. Restano ancora 60 giorni prima dell'emanazione delle norme tecniche, durante i quali Adm potrà modificare il testo sulla base di ulteriori incontri con i rappresentanti del settore, con i quali il dialogo, come loro stessi ammettono, in realtà non si è mai interrotto.  

Si parla di un settore che in Italia conta circa un migliaio di sale gioco per famiglia, che danno lavoro a 5000 impiegati diretti e 50mila di indotto ospitando una media di 10mila persone l'anno ciascuna, con un fatturato medio annuo di 250mila euro per esercizio. Il Covid ha modificato profondamente questa realtà, che ha visto praticamente azzerate le vendite delle attrezzature mentre pesante è stato anche l'impatto sui luoghi di intrattenimento, che hanno visto il fatturato scendere almeno del 50 per cento.

A sorprendere, semmai, sono state le tempistiche, come ci ha spiegato anche Alessandro Lama, presidente di Confesercenti Amusement, interpellato in merito: "ci aspettavamo che ci fosse un minimo di revisione su alcuni punti che riteniamo importanti e che avevamo segnalato. Ora ci sono 60 giorni per l'emanazione delle norme tecniche, durante i quali si può ancora intervenire, che ci danno un po' di speranza. Noi siamo ancora disponibilissimi a una collaborazione con Adm, questo voglio subito sottolinearlo, perché abbiamo pieno rispetto per l'Agenzia".

Con la quale, come accennato, il dialogo era aperto. "Sì, l'approccio era iniziato nel migliore dei modi, con una diffusione della bozza riservata a pochi, con la richiesta di esprimere le nostre osservazioni che poi, anche se in minima parte, sono state prese in considerazione. Semplicemente ci ha lasciati un po' perplessi il fatto di non aver potuto essere più partecipi, e parallelamente il fatto che ci sia stata questa corsa in avanti proprio nel momento in cui siamo ancora tutti chiusi. Adm ha sicuramente fatto molto, ma siamo convinti che si poteva fare di più, avremmo potuto essere più ascoltati. La nostra richiesta è quella, mantenendo il pieno rispetto dei ruoli, di poter contribuire per creare un mercato sano. Probabilmente questa corsa in avanti di Adm è stata determinata da una scadenza a livello europeo, è sicuramente questa la spiegazione".

"Ma ci tengo a essere chiaro, proprio per il fortissimo apprezzamento che ho della pubblica amministrazione mi spiace che di fronte alla nostra forte voglia di collaborazione ci sia stata una corsa in avanti, seppur dettata da motivazioni più che lecite, ma che ora lascia qualcosa di incompiuto. Questa norma sicuramente si adatta all’eliminazione di quelle zone grigie e nere del comparto dell’amusement, che purtroppo ci sono, ritengo però che si potesse fare di più, ascoltando un po' meglio il settore. Come siamo stati i primi, ancora ai tempi del Family Entertainment Expo , a buttare fuori dal nostro settore degli operatori borderline, che poco avevano a che fare con l'amusement, siamo ora i primi a voler garantire la liceità del nostro comparto, quindi ben vengano le regole. Ci aspettiamo tuttavia una messa a punto. Assieme a Anbi, Consorzio Fee, New Asgi, Federamusement, e probabilmente anche qualche altro (associazioni che di fatto rappresentano il 99% del comparto) stiamo preparando un documento comune con una serie di domande e osservazioni da presentare ad Adm, sempre nell'ottica di una proficua collaborazione".

Secondo Paolo Dalla Pria, presidente di Sapar Service, "Il decreto di Adm un po' era quello come ce lo aspettavamo, non sono rimasto particolarmente colpito". Anche per Sapar Service comunque questo decreto necessità di qualche aggiustamento. "Sto comunque facendo redigere dai miei avvocati un documento, delle osservazioni da portare poi agenzia dei Monopoli. Avevamo provato a chiedere un intervento a livello europeo tramite qualche politico conosciuto ma non è stato possibile prorogare lo stand still. Ora serve sicuramente fare qualcosa, e penso ad esempio ai calciobalilla, che probabilmente non si sa neanche quanti siano, ma ci sono sicuramente altri punti da rivedere. Ma più importante, ed è su questo che io spingo, sarebbe abbassare l'Iva sugli incassi portandola dal 25 al 10 per cento".

In merito alle azioni da intraprendere Dalla Pria è sicuro: "sono comunque al contrario ad un ricorso al Tar, come qualcuno dei miei colleghi aveva ventilato qualche giorno fa, anche perché i ricordi al Tar li abbiamo sempre persi. Ora prepareremo un documento, che poi verrà condiviso anche con tutti gli altri, che nel frattempo so che stanno facendo lo stesso. Perché sono convinto che bisogna andare avanti tutti assieme, facendo un gruppo unico. Io comunque mi sento piuttosto ottimista, certo, c'è più burocrazia, ma ormai quella c'è dovunque. Credo ci sia tutto il tempo per intervenire, e mi sento tranquillo anche di fronte dalle preoccupazioni di alcuni relative al parco macchine, secondo me ci sarà una sanatoria come l'altra volta. Tanti sono impauriti, ma non vedo una logica nel obbligarci a cambiare interi parchi macchine esistenti, alcune delle quali acquistate appena l'anno scorso".

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