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Gioco in 'zona bianca', gli operatori: 'Felici di riaprire, risolvere questione territoriale'

14 giugno 2021 - 11:02

Emozionati per la riapertura gli operatori del gioco  in 'zona bianca' chiedono di risolvere i 'problemi' di sempre: dalla scadenza delle concessioni alla 'questione territoriale' e alla tassazione.

Scritto da Francesca Mancosu
Gioco in 'zona bianca', gli operatori: 'Felici di riaprire, risolvere questione territoriale'

Nuova settimana e nuovi ingressi nel novero della “zona bianca” per altre cinque regioni italiane -  Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia – alle quali si aggiunge anche la Provincia autonoma di Trento.

Come noto, da oggi, 14 giugno, in questi territori anche le attività di gioco potranno riaprire i battenti, dopo oltre 330 giorni di chiusura collezionati fra 2020 e 2021, per il contenimento del Covid.

Un lungo limbo, dal quale gli operatori emergono sicuramente provati, ma con la voglia di recuperare il tempo perduto, leggi regionali permettendo.

PIEMONTE, SALE CHIUSE IN ATTESA DELLA NUOVA LEGGE - Come nel caso del Piemonte, dove il via libera sancito dal calo del numero dei contagi e delle ospedalizzazioni propedeutici all'ingresso in zona bianca fa i conti con l'attuazione del distanziometro anche per le sale da gioco e scommesse con autorizzazioni rilasciate dal 1° gennaio 2014 e sale scommesse con autorizzazioni risalenti al periodo tra il 1° gennaio 2015 e il 27 ottobre 2016, dal 21 maggio scorso.

Uno step che rende possibile riaprire solo a pochissime attività, come evidenzia Luciano Rossi, delegato del Piemonte dell'associazione As.tro. “Apertura amara per il Piemonte che di fatto non consente l’accensione degli apparecchi a tutte le sale sotto distanze nelle città. Quindi, gran parte delle sale dedicate rimarranno chiuse in attesa della definizione del nuovo disegno di legge che è in discussione in consiglio regionale del Piemonte”. Per sapere quante invece hanno riaperto bisognerà attendere le stime dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, da domani.
La discussione sul Ddl proposto dalla Giunta, dopo le audizioni di Sapar, Acadi, As.tro ed Ires prosegue anche questa settimana nella commissione Legalità, in congiunta con la terza e la quarta, il 15 e 16 giugno. Con l'obiettivo di varare una nuova legge nel giro di un mese al massimo, eliminando la retroattività delle norme.
 
EMILIA ROMAGNA, BUONA RISPOSTA DAI CLIENTI E PROVE DI DIALOGO CON LA REGIONE -  Passando ad un'altra regione dove le attività sono pesantemente ridotte dalla normativa vigente, ecco cosa succede in Emilia Romagna, dove si parla, dopo l'incontro fra il comitato Donne in gioco e alcuni esponenti della segreteria del governatore Stefano Bonaccini, della possibilità di una moratoria di un anno almeno per le sale che ancora devono ricevere la lettera di chiusura da parte dei Comuni, in modo da avere il tempo adeguato per potersi ricollocare, alla luce dell'impossibilità di farlo fra 2020 e 2021 per il lockdown del comparto.
Per l'Emilia Romagna, Marco Trimurti (As.tro) sottolinea: “Questa mattina abbiamo messo in funzione tutti gli apparecchi e riscontrato alcune, normali, difficoltà tecniche, visto che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli deve dare la linea a diverse regioni, quindi le varie attività stanno riaprendo a macchia d'olio. A ciò si aggiunge il fatto che le macchine sono state spente per tanto tempo, e che in questi mesi ci sono stati solo alcuni accessi per ricaricare le batterie.
Nonostante tutto, la riapertura era talmente attesa che difficoltà come queste passano in secondo piano. Finalmente il settore, dopo aver tanto sofferto, vede uno spiraglio di luce. Non si può parlare proprio di 'ritorno alla normalità', ma quasi”.
Trimurti, titolare di un'azienda operante nel settore della distribuzione di apparecchi per l'​intrattenimento, ne approfitta per fare un primo bilancio anche sulla ripresa nel Veneto. “Abbiamo riattivato le nostre macchine anche li, e in questi primi giorni abbiamo potuto constatare una buona risposta della clientela, un fatto che lascia ben sperare”.
La stessa speranza anima il consigliere di As.tro anche a proposito dell'ipotesi di una futura revisione della normativa sul gioco dell'Emilia Romagna. “È fondamentale far capire che il nostro è un comparto sano, che produce lavoro e dà allo Stato una grossa mano a livello di entrate erariali. Sono quindi fiducioso che si possa aprire un tavolo di confronto con la Regione”. Dalle stesse latitudini arriva la voce di Andrea Terrabusi, consigliere dell'associazione Sapar per la Romagna. “Siamo contenti di queste riaperture, soprattutto per i nostri dipendenti, che possono riprendere a lavorare e ad essere più sereni, e per tutto l'indotto legato alle nostre aziende. Quanto alle aspettative per l'immediato futuro, sono relativamente preoccupato se guardo a quanto accaduto l'anno scorso, a giugno, quando ci fu una risposta immediata da parte della clientela. Le persone sono stanche di stare in casa e hanno voglia di raggiungere i punti gioco per andarsi a divertire. Poi, però, rimangono sempre delle incertezze, a partire da quelle immediate legate alle leggi regionali”. A rispondere sul tema sono i fratelli, e colleghi Matteo e Chiara. Matteo, per il Piemonte ricorda l'attesa della conclusione dell'iter del disegno di legge presentato dalla Giunta per l'eliminazione della retroattività della normativa sul gioco varata nel 2016, mentre Chiara, parte attiva del comitato Donne in gioco, ribadisce l'intenzione di proseguire nella ricerca di confronto con le istituzioni regionali. “Forti di quello che si 'è mosso' nel Lazio e nel Piemonte – con la ripresa del dialogo e l'avvio del cammino legislativo di due proposte sul tema – abbiamo chiesto un incontro al governatore Bonaccini, e agli assessori Donini e Schlein. Abbiamo ottenuto quello con il capo di gabinetto Manghi, per chiedere una moratoria di un anno almeno per le sale che ancora devono ricevere la lettera di chiusura da parte dei Comuni. Dopo l'open hearing promosso dall'Agenzia dogane e monopoli sul riordino del gioco retail non mi sembra più logico seguire le leggi regionali. Ci hanno detto che nel giro di qualche giorno avremo un riscontro delle nostre richieste; comunque vada, come già fatto in Piemonte, andremo avanti e se non ci verrà dato ascolto organizzeremo altri presidi, altre manifestazioni, fino a quando non otterremo il confronto che auspichiamo. Credo sia l'unico modo per superare il muro ideologico e politico creato attorno al nostro settore, martoriato dalla pandemia come dalla scarsità di ristori”.
 
 
LAZIO: UMORE ALTO, MA SERVE ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ - Per il Lazio – altra regione in cui a breve (da settembre) scatterà la mannaia del distanziometro, se non diventerà realtà la proroga attualmente in discussione in consiglio regionale, a parlare è Gabriele Perrone, in rappresentanza di Sapar: “La ripartenza è discreta, contro ogni aspettativa c'è un umore alto da parte degli operatori, e addirittura dell'entusiasmo, con una grande volontà di lasciarsi alle spalle questo momento infernale, ma anche la forte consapevolezza di dover tenere alta la guardia perché non si sa ancora se fra qualche mese ci si troverà nelle stesse condizioni. Come nel passato, siamo pronti a dare tutto senza chiedere nulla. Chiaramente l'entusiasmo e la volontà da soli non basteranno, visto che si tratta di realtà che in molti casi sono entrate in pandemia già con grandi problemi, economici e lavorativi. Servirà a stretto giro, da parte delle istituzioni nazionali, regionali e comunali un'assunzione di responsabilità per cercare di vedere gli operatori del settore legale come 'alleati', corretti e non come degli antagonisti. Chiaramente i gestori delle attività del Lazio, come tutte le altre regioni in cui le aziende devono fare i conti con le disposizioni che incombono sulla loro testa, sono maggiormente spaventati, più sollecitati, quindi serve quanto prima iniziare un lavoro di dialogo e concertazione con la politica, proprio per evitare che questo tessuto di piccole e medie imprese legate al territorio, questa rete di presidio, si sfaldi, e possa lasciare spazio a delle realtà e delle dinamiche grigie”.
 
PUGLIA: NUOVE RIAPERTURE E "VECCHI" PROBLEMI" - Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar, parte dalla “sua” Puglia per fare un discorso un po' più ampio. “Oggi per me non è un 'giorno di festa', perché penso a chi in questi mesi ci ha lasciato – amici, colleghi, persone comuni -, a chi ha chiuso le proprie attività, a gestori che non ce l'hanno fatta e a chi non sa ancora se ce la farà ad andare avanti, ai dipendenti che non potranno tornare a lavorare. Auspico che non si debba chiudere mai più, che si possa operare in sicurezza e che una situazione come quella che si è verificata per 16 mesi non torni mai più. C'è il bisogno di dimenticare quanto è successo, anche se i morti sicuramente non si possono dimenticare.
La mia speranza è che il settore del gioco possa finalmente avere la dignità che merita e che cessi la 'fame di protagonismo' di certi amministratori comunali e regionali che in questi mesi hanno infierito contro il gioco pubblico. Auspico che tornino sui loro passi – dall'Emilia Romagna al Piemonte ed al Lazio – per far si che le imprese tornino a produrre e che possano riprendere con sé i dipendenti messi in cassa integrazione e licenziati. Vanno messi da parte i pregiudizi e i personalismi, tutti devono assumersi la responsabilità di dire le cose come stanno, sono certo che in cuor loro non pensino davvero quanto dicono contro il gioco”.
Restando in Puglia, Fabio Biondo (As.tro) ricorda che “le nuove riaperture sono caratterizzate da vecchi problemi: l'aumento del Preu deciso a gennaio, durante il lockdown, senza che nessuno poi abbia pensato di sospenderlo; il problema dei territori, visto che in alcune delle regioni entrate in 'zona bianca' le attività non potranno comunque riaprire e, anzi, dovranno chiudere e togliere gli apparecchi (vedi Piemonte); lo spettro del riordino, del quale conosciamo poco; la scadenza delle concessioni, delle quali non conosciamo né le tempistiche né le regole di ingaggio, con la confusione che regna sovrana”.
Centrando il discorso sulla Puglia, Biondo rammenta il clima da “notte prima degli esami” in cui sono stati immersi gli operatori del comparto nelle scorse 48 ore. “Siamo stati in bilico fino a venerdi, perché non sapevamo se davvero avremmo riaperto. Abbiamo dovuto preparare i locali di corsa, riavviare gli apparecchi – che avevamo portato via per il timore di furti -, controllare la manutenzione e superare diverse difficoltà operative. Però, è stato emozionante tornare nelle nostre aziende, ritrovare i nostri dipendenti”.
 
LOMBARDIA, UNA "MANNA DAL CIELO" DA TUTELARE -  Dalla Lombardia a fornire un primo commento sulle riaperture di oggi è Federico Gambarini, dell'associazione As.tro. “La riapertura è stata una manna del cielo, per tutte le aziende, per noi e per i nostri dipendenti che ormai non ci speravamo più. La scorsa settimana abbiamo ricominciato a mettere a posto le sale e gli apparecchi, gli allarmi, a rimettere in moto la macchina, e fortunatamente non ci sono state 'obiezioni' da parte della Regione. Temevamo che potessero insorgere problematiche, ma non è accaduto. Già dalla scorsa estate noi abbiamo attuato tutti i protocolli previsti, nel rispetto delle norme previste sul distanziamento degli apparecchi e dei clienti e della sanificazione, e chiaramente lo facciamo anche oggi. Per il resto, ancora non si sa come andrà il lavoro, ma la voglia di ricominciare è tanta, specie da parte dei nostri collaboratori. L'auspicio è che in prospettiva futura si cerchi di preservare i posti di lavoro del settore e di guardare in modo più razionale ai numeri; speriamo di non fare un passo indietro come l'anno scorso e di non ritrovarci ancora a dover combattere contro i 'moralisti'. Speriamo che ci facciano fare il nostro lavoro in tranquillità, tenendo presente che durante il lockdown c'è stata una forte riemersione dell'illegalità, e di tornare ad essere quel presidio di legalità che siamo e siamo sempre stati”.
 
LIGURIA, UN'INASPETTATA "PARTENZA COL BOTTO" -  Dalle regioni che, invece, sono già tornate in attività da qualche giorno, registriamo l'intervento di Raffaele Fasuolo, consigliere per la Liguria di As.tro. "Abbiamo avuto una ripartenza 'col botto', e devo dire che ne aspettavamo una più tranquilla. C'è stato un buon afflusso di pubblico per gli apparecchi, nel rispetto del distanziamento sociale e degli obblighi di indossare la mascherina e sanificarsi le mani. C'è tanta soddisfazione dopo tanto tempo senza lavoro, è un buon segnale! Siamo una categoria seria, con un'identità professionale maturata nel corso degli anni, che va rispettata”.
 
PLANK (NOVOMATIC ITALIA): “SERVE RIORDINO NAZIONALE” - “La possibilità di riaprire i luoghi di gioco in zona bianca ci ha entusiasmato dopo il lunghissimo lockdown a cui siamo stati obbligati. Oggi, tuttavia, la possibilità di riavviare le nostre attività in alcune particolari regioni riporta a galla problematiche pregresse su cui è importante richiamare l’attenzione: in Piemonte, ad esempio, parlare di riapertura è un paradosso visto che facciamo i conti con una legge regionale che, di fatto, ci ha espulsi dal territorio”. A rimarcarlo è Karl Plank, Chief operating officer del Gruppo Novomatic Italia, interpellato da GiocoNews.it in merito alla riapertura delle attività di gioco che sono entrate in “zona bianca”. “Un altro tema critico è quello dei regolamenti comunali che limitano moltissimo gli orari delle attività, addirittura in alcuni casi con solamente 6/8 ore al giorno di apertura delle sale, e con realtà completamente diverse a pochi chilometri di distanza”, puntualizza Plank. Per questi motivi “auspico che quanto prima si arrivi ad un riordino complessivo del settore perché la parità di condizioni con altre realtà industriali, e la fondamentale omogeneità delle regole su tutto il territorio nazionale, sono irrinunciabili per il gioco legale che sta tornando finalmente a svolgere il proprio ruolo nella società e nell’economia nazionale, garantendo la legalità, la trasparenza, l’occupazione per migliaia di addetti”, conclude il Coo di Novomatic Italia.

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