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Scardovi (As.tro): 'Percorso comune per tutelare il gioco pubblico'

29 giugno 2022 - 09:24

Francesco Scardovi, commercialista e revisore contabile, esperto di gaming, entra nel tavolo tecnico permanente dell'associazione As.tro dedicato al settore. L'intervista a GiocoNews.

Scritto da Redazione
Scardovi (As.tro): 'Percorso comune per tutelare il gioco pubblico'

D'ora in poi il tavolo tecnico permanente creato dall'associazione As.tro - guidato da Armando Iaccarino, presidente Centro studi As.tro - per promuovere il confronto sul mondo del gioco pubblico avrà un membro in più: si tratta di Francesco Scardovi, commercialista e revisore contabile, esperto di gaming, e ben noto ai nostri lettori come curatore della rubrica “Fisco e slot”.

In una lunga intervista, Scardovi, già parte dell'associazione As.tro da anni, ci racconta la sua visione sul settore, partendo dalle sue ineludibili esigenze di riforma, e senza dimenticare i temi dei bandi di gara, dei rapporti fra le imprese del gioco e le banche e della fiscalità.

 

Cosa l’ha convinta di più nella sua scelta di accettare l’invito di As.tro di far parte del tavolo tecnico come consulente sui temi della fiscalità nel gaming?

“In realtà, in questi anni, mi sono sempre sentito in qualche modo parte del mondo As.tro con cui ho condiviso pareri fiscali e relazioni tecniche. Inoltre, molte delle aziende di cui sono consulente ne fanno parte e questo mi ha consentito di poter apprezzare il percorso evolutivo di questa associazione e il gran lavoro che ha fatto negli ultimi quindici anni a tutela e supporto dei propri operatori associati. Direi quindi che As.tro è il gruppo ideale a cui affidarsi per affrontare le sfide del comparto che ci attendono per i prossimi anni”.

 

Quali sono, a suo parere, i temi che caratterizzeranno il prossimo futuro del comparto del gioco legale?

“Abbiamo davanti un biennio complicato e fondamentale per il futuro di migliaia di imprese Italiane e dei loro dipendenti, con due sfide determinanti: prima di tutto la legge di riforma del settore. Dovremo adoperarci affinché sia equa, efficace e idonea a risolvere le distorsioni territoriali e le innumerevoli contraddizioni che in questi anni non hanno fatto altro che indebolire il gioco legale e favorire la riemersione dell’illegalità senza alcun risultato in termini di contrasto al gioco patologico.

In stretta correlazione con il riordino, c’è poi la stesura delle nuove regole dei bandi di gara che, secondo quanto auspico, dovranno essere accessibili anche ad aggregazioni di piccole e medie imprese, con regole chiare e non modificabili per tutta la loro durata”.

 

Ha in mente una strategia per affrontare queste sfide?

“Il lavoro dovrà comportare un rapporto ancora più stringente e costante sia con le Istituzioni politiche, centrali e periferiche, che con l’Amministrazione dei Monopoli.

Ma occorre anche lavorare insieme alle altre associazioni ed aggregazioni che stanno già dando il loro contributo.

Non ci sono interessi contrastanti o confliggenti tra i vari operatori della filiera: dai grandi concessionari, ai gestori di apparecchi, agli esercenti e ai gestori di sale giochi e scommesse ed agli operatori del gioco online.

Gli obbiettivi sono comuni per tutti: regole chiare ed uniformi su tutto il territorio, tutela delle entrate erariali ma anche della marginalità delle imprese e delle loro maestranze, contrasto all’illegalità e al gioco d’azzardo patologico”.

 

Quali misure dovrebbero essere messe in campo per il contrasto alla dipendenza da gioco?

“Sul contrasto alla ludopatia ci sarebbe tanto da dire; sicuramente occorre voltare pagina: espulsioni delle attività dal territorio, limitazioni e distanziometri non hanno fatto altro che spingere i giocatori, soprattutto quelli più fragili, verso altre tipologie di gioco o, ancor peggio, verso l’offerta illegale, senza alcuna tutela o garanzia. Noi abbiamo proposte diverse. Occorre favorire l’intrattenimento e la diffusione dei giochi più light, con costi di giocata e vincita inferiori, anziché concentrare e specializzare il gioco in grandi centri dell’azzardo, che ci dovranno essere ma senza reprimere i punti di raccolta generalisti e le piccole sale. Togliamo quel marchio premiale 'No slot' perché 'No slot' vuol dire meno entrate erariali, meno lavoro e più illegalità.

Occorre poi fare corretta informazione, con dati certi e non 'truccati' a seconda degli obiettivi che si vogliono perseguire; occorrono campagne comunicative adeguate. Non ha senso eliminare la pubblicità del gioco ma ha molto più senso prevedere, nei messaggi promozionali, anche di emanazione ministeriale, le corrette informazioni sui rischi derivati dall’azzardo”.

 

In tutto questo rivolgimento, quale potrà essere il ruolo del gestore?

“Occorre valorizzare e dare maggiore riconoscimento alla figura imprenditoriale che si occupa della raccolta. Si tratta di imprese che operano sul territorio e rappresentano quindi il primo presidio e strumento di controllo per lo Stato. Sono coloro che si portano sulle spalle la responsabilità e i rischi, anche riguardanti la propria incolumità personale e quella dei dipendenti, di raccogliere il denaro destinato alle casse dello Stato.

La strada da percorrere passa nell’investimento sulla formazione degli operatori. Purtroppo, nella bozza circolata si evidenzia un possibile ridimensionamento della filiera, proprio a danno del soggetto imprenditoriale che, non bisogna dimenticarlo, assolve anche ad una funzione di pubblico interesse nella sua qualità di 'terzo incaricato della raccolta'. Frustrarne le aspettative imprenditoriali rappresenterebbe l’ennesimo errore macroscopico”.

 

Oltre alle questioni riguardanti il riordino del settore e i nuovi bandi di gara, ha in mente altre priorità che meritano di essere affrontate?

Lo Stato deve salvaguardare e tutelare quelle migliaia di imprese italiane che hanno combattuto in questi anni contro pregiudizi e ipocrisie, alle quali le banche stanno continuando a chiudere i conti correnti, obbligatori per legge, sulla base di un codice etico completamente distorto, il quale, anziché favorire chi opera al servizio dell’interesse pubblico erariale, lo paragona ai commercianti di armi e agli sfruttatori della prostituzione.

Questo ritengo sia uno dei primi obiettivi da raggiungere, dopo le consultazioni già svoltesi nella Commissione d’inchiesta sulle banche e con l’Abi - Associazione bancaria italiana. Una possibile soluzione potrebbe essere quella della stipula di convenzioni, efficaci a livello nazionale, con uno o più Istituti bancari disposti a sostenere gli operatori di raccolta del gioco di stato, naturalmente ove in possesso degli adeguati requisiti reputazionali e di merito creditizio”.

 

Veniamo al tema della fiscalità, visto peraltro che rientra nel suo specifico ambito professionale.

“Anche qui è urgente intervenire: il gioco, sia terrestre che online, per essere competitivo deve tornare a restituire ai giocatori quote di somme giocate più elevate ed in linea con gli altri Paesi europei.

Prima di tutto sarebbe quindi necessario partire da un intervento sulla 'aberrante' tassa della fortuna che colpisce anche vincite modeste, a tutto discapito del giocatore.

Per il resto, deve valere lo stesso principio della fiscalità a livello generale: non è aumentando le tasse che automaticamente aumentano le entrate, aumenta solo l’evasione; oppure, nel caso del gioco, la migrazione verso l’illegale (che non sconta imposte) o i siti esteri punto com, che hanno percentuali più alte di distribuzione di vincite.

Occorre uniformare ed armonizzare la tassazione sul margine, come per le scommesse, e non sulle somme giocate. Con aliquote sostenibili (ad oggi per le Awp oltre il 70 percento del residuo, senza considerare le ulteriori imposte dirette, l’indetraibilità dell’Iva etc).

Chiediamo rispetto, equità e trasparenza, senza più equivoci sulle aliquote (apparentemente accettabili) che invece colpiscono le somme giocate e non i margini effettivi, a danno di imprese e giocatori.

Ma gli stessi principi devono essere garantiti dagli operatori.

Stiamo chiedendo regole chiare, tutela e sostenibilità; ma dobbiamo continuare ad essere i primi a garantire il rispetto delle regole perché chi non le rispetta danneggia tutti ed è giusto che sia messo fuori dal gioco.

È fondamentale il presidio della legalità da parte delle stesse aziende. Ogni imprenditore deve sentirsi coinvolto e spronato da questo obiettivo. Partendo dalle proprie organizzazioni aziendali, dal controllo delle procedure e dalla verifica dei propri contraenti, utilizzando gli strumenti che ha a disposizione, quali: le visure camerali, la regolare iscrizione all’albo Ries (prossimo Ruog) etc”.

 

Gli imprenditori del gioco quale strategia dovrebbero adottare se la cornice normativa delle nuove gare dovesse restare quella attualmente prevista?

“Una volta concluso l’iter delle riforme, gli imprenditori dovranno guardarsi in faccia e fare un po' di conti. Le imprese che fino ad oggi hanno resistito hanno esperienza, strutture, mercato e rapporti consolidati negli anni. Dovranno scegliere tra l’opportunità di vendere la propria azienda al miglior offerente (scelta assolutamente legittima), quella di confermare o stringere nuovi rapporti con uno o più di quei concessionari di primo livello in grado di affrontare da soli i grandi investimenti necessari per aggiudicarsi le concessioni, oppure quella di preservare la propria indipendenza e continuità. In tal caso, le singole aziende, da sole, non possono pensare di affrontare le gare ma devono unire le forze ed aggregarsi, anche qui con regole chiare, per costruire una nuova grande realtà di imprese italiane che raggruppi tutti i livelli della filiera, in piena collaborazione e non in concorrenza.

E anche per questo ritengo che As.tro, che ha già istituito un’apposita commissione interna per le gare, presieduta da Armando Iaccarino, possa essere di grande supporto per i propri associati, nella ricerca di un percorso comune e di una serie di progetti da condividere”.

 

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