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La rinascita dell’intrattenimento

03 febbraio 2014 - 08:52

Recuperare l’intrattenimento per riportare in luce un settore, quello del gioco, che vive oggi in penombra, perché vittima di una cattiva fama di fronte all’opinione pubblica.

Scritto da Alessio Crisantemi
La rinascita dell’intrattenimento

Una tesi che, sulle pagine di questo quotidiano online, campeggia da tempo. E continuerà a farlo, almeno fin quando non ne avranno preso coscienza tutti gli addetti ai lavori del comparto. Specie in un momento come questo, nel quale, da più parti, ci si scaglia contro il settore, chiedendone l’abolizione per giunta, non vedendo alcuna ragione (aldilà di quella erariale, sia chiaro) per mantenerlo in attività. A queste persone occorrerebbe ricordare che dietro all’industria del gioco, si nasconde (ed è proprio questo il problema) un principio sacrosanto, che rappresenta, peraltro, una necessità. L’intrattenimento, appunto. Sì, perché fin dall’origine dei tempi, l’uomo ha cercato e trovato il modo di soddisfare il proprio bisogno di intrattenersi, in tutte le forme possibili. E il gioco è quella più frequentata. Che sia pure a vincita, nulla cambia, purché nei limiti opportuni e nelle giuste modalità. Proprio quello, cioè, di cui si (pre)occupano i Monopoli (e i concessionari) dello Stato, a cui è demandato il compito – oggi assai arduo – di offrire un prodotto di gioco in grado di ricoprire questa esigenza della comunità. In un modo sostenibile, e profittevole pure. Ma tutto questo non appare, e la complessa macchine del gioco pubblico è in grado di rivelarsi solo per via dei numeri (molto spesso sballati, a dirla tutta) e per i miliardi che movimenta.

Ma il compito spetta proprio agli addetti ai lavori di mettere in risalto quella componente di base del settore e di perseguire, soprattutto, il mantenimento di tale principio, a livello istituzione, e dell’attività, a livello professionale. Diffondendo la cultura del gioco invece di quella della vincita, ma anche tutelando e mantenendo il settore del ‘puro’ intrattenimento, che passa per i giochi senza alcun tipo di vincita. Che non sono neppure pochi: dal flipper al videogioco, dal calcio balilla alle freccette e così via. È qui che si mantiene l’antica tradizione del settore ed è qui che si diffonde anche l’aspetto della socializzazione.

Tutto questo non può essere perso, pena la scomparsa, prima o poi, dell’intero settore. Qualcuno, per fortuna, lo ha capito e chi sta perseguendo questo ambizioso obiettivo ne sta raccogliendo i primi frutti. Ne è una prova la mostra allestita in una sala Vlt di Piacenza, dove viene proposto, addirittura, il Cinebox, il ‘padre’ dei videoclip che nasce proprio dall’industria dell’intrattenimento. La sua apparizione in una sala slot ha suscitato non poca curiosità e portato la gente comune (e la stampa) a visitare una ‘sala dedicata’ con una visione positiva. Proprio come dovrebbe essere. Ma non è l’unico esempio. Un altro si può trovare nella vera e propria rinascita che sta vivendo il flipper, grazie anche all’attività sportiva, che sta riportando i ragazzi nelle sale giochi e il più antico dei giochi a moneta sulle prime pagine dei giornali. È la prova che si può ancora cambiare rotta, in questo settore. Ripartendo dalle origini, per costruire un futuro sostenibile.

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