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Il premier Renzi e la riforma dei giochi: così è scritto, così sia fatto

22 aprile 2014 - 09:01

Finalmente arrivano le prime parole del nostro primo ministro sul gioco. Sia pure non pronunciate, ma scritte, nel Documento di Economia e Finanza. Fin dal primo momento in cui gli è stato affidato l'incarico di guidare il Paese dal presidente delle Repubblica, attorno al premier Matteo Renzi ruotano una serie di interrogativi in merito alle strategie che intende adottare per tentare di raddrizzare la barca italiana. E gli interrogativi maggiori nascevano proprio all'interno del settore del gioco pubblico, che attende ancora di capire quale sarà l'approccio del segretario del Pd e presidente del consiglio sulla materia, non avendo a disposizione uno storico politico né personale a cui affidarsi.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il premier Renzi e la riforma dei giochi: così è scritto, così sia fatto

Pur essendo noto per la sua vena liberale – e, secondo molti, tendenzialmente liberista – sul tema del gioco, in effetti, ha lasciato intravedere uno spirito conservatore: anche se durante il suo mandato come sindaco di Firenze, e in particolare durante la sua ascesa al partito e al governo, Renzi si è sempre guardato bene dall'esprimersi sulla materia, anche quando i suoi ex colleghi primi cittadini avviavano un'autentica crociata contro il settore. E ora che è salito sulla poltrona più importante, accompagnato da chi il gioco lo ha sempre visto come un problema (come il suo vice, Graziano del Rio) e sospinto da un'area del Parlamento che sul gioco chiede risposte – e possibilmente anche qualche limite – gli addetti ai lavori attendono con impazienza che il leader pronunci almeno una frase sul gioco da cui ricavare la propria visione.
Ma Renzi, ancora una volta, è andato oltre le attese. O almeno così pare. Sì, perché invece di pronunciare parole (una volta tanto!) su come pensa di intervenire, lo ha messo nero su bianco, tracciando quella che sarebbe la prima vera riforma del gioco pubblico, che passa dall'istituzione di un Testo Unico, al riordino della tassazione di tutti i segmenti che compongono il comparto. Inviandolo, per giunta, all'Unione Europea, tra gli impegni che il governo si assume per mantenere il paese competitivo e, soprattutto, all'interno dell'organo comunitario.
Detta così, siamo onesti, sembrerebbe una vera e propria svolta per il settore e pure imminente. In realtà, l'annunciata riforma dei giochi è inserita all'interno del Documento di Economia e Finanzia 2014 che il governo è chiamato a presentare alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (Pnr). E così è stato fatto.
In tale documento, a firma del premier incaricato, il governo espone l’analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all’anno 2013 e le previsioni per l’anno in corso e per il periodo 2015-2018. Dedicando un intero paragrafo (in un faldone di 1246 pagine) al comparto del gioco pubblico, illustrando a Bruxelles, sostanzialmente, quanto previsto dalla delega in materia di giochi.
Il Def parla quindi della previsione di “una raccolta sistematica della disciplina in un codice delle disposizioni sui giochi e ad un riordino del prelievo erariale sui singoli giochi”. Ma ci sono poi specifiche disposizioni volte, tra l’altro a: tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi e a recuperare i fenomeni di ludopatia; definire le fonti di regolazione dei diversi aspetti legati all’imposizione, nonché alla disciplina dei singoli giochi, per i quali si dispone una riserva di legge esplicita alla legge ordinaria; rivisitare aggi e compensi spettanti ai concessionari; ai controlli e all’accertamento dei tributi gravanti sui giochi, nonché al sistema sanzionatorio”.

 Ma soprattutto, spiega il premier nel documento, “Viene confermato il modello organizzativo fondato sul regime concessorio e autorizzatorio, ritenuto indispensabile per la tutela della fede, dell’ordine e della sicurezza pubblici, per la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, nonché per garantire il regolare afflusso del prelievo tributario gravante sui giochi”. Non solo: “E’ garantita l’applicazione di regole trasparenti e uniformi sull’intero territorio nazionale in materia di tito li abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco, di autorizzazioni e di controlli, con adeguate forme di partecipazione dei Comuni al procedimento di pianificazione della dislocazione locale di sale da gioco e di punti vendita in cui si esercita come attività principale l’offerta di scommesse su eventi sportivi e non sportivi, nonché in materia di installazione degli apparecchi idonei per il gioco lecito”. Insomma, nel Def il presidente del Consiglio si impegna ad attuare tutte quelle riforme che consentirebbero la messa in sicurezza del comparto del gioco, diventando così un  settore sostenibile e una vera risorsa per il paese. In poche parole, un settore normale.
Il percorso, dunque, è scritto. Ora si tratta solo di attuarlo.

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