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Quando la (buona) politica riscopre il dialogo

15 settembre 2014 - 08:18

In uno scenario politico decisamente ‘sartriano’, dominato, ormai da anni, dall'incomunicabilità tra le amministrazioni locali e l'industria del gioco pubblico, la settimana appena andata in archivio presenta un chiaro segno di discontinuità.

Scritto da Alessio Crisantemi
Quando la (buona) politica riscopre il dialogo

Quasi un sogno per gli addetti ai lavori (premonitore, si spera) che da sempre chiedono di poter dire la propria nella regolamentazione del settore aggiungendo un contributo non di parte, ma da esperti, in modo da garantire la sostenibilità - e quindi la piena attuazione - delle norme proposte dal legislatore (specie quello regionale, notoriamente meno edotto rispetto alle peculiarità del gioco pubblico), rendendo così efficaci gli sforzi compiuti dagli amministratori e garantendo di centrare gli obiettivi di tutela dei cittadini. Evitando, chiaramente, di interrompere o rendere impraticabile l’attività economica degli operatori, che comunque rappresentano le imprese e quindi a loro volta famiglie, ovvero un'altra parte della popolazione e della stessa cittadinanza. Succede a Venezia, dove la Regione ha chiamato in audizione i rappresentanti di Sistema Gioco Italia a proposito delle norme regionali in fase di attuazione, optando per rimandare la decisione sul testo finora predisposto dal consiglio regionale, in modo da poter approfondire le misure previste, che secondo gli operatori provocherebbero effetti negativi sulla comunità oltre che sul settore qualora venissero adottate. Per questo la Regione vuole ora vederci chiaro e proprio questo vuol dire concertazione: partire dal confronto e dal dialogo per arrivare a una legge che sia pure restrittiva, ma non discriminatoria e con la certezza che non si riveli irrealizzabile.

 

 

Ma nel fine settimana un altro importante segnale di cambiamento è giunto da Spoleto, nel cuore di un'altra Regione come l'Umbria che sta riscrivendo le regole del gioco. Qui non si è trattato di un'audizione (ma per fortuna se ne sono già svolte un paio tra amministrazione e associazioni di categoria) ma di un confronto puro, cioè un dibattito, dove il tema della dipendenza da gioco è stato sviluppato in termini di responsabilità sociale ma anche di impresa, coinvolgendo esperti in materia e i rappresentanti della filiera. In un incontro dal titolo particolarmente significativo e che lascia ben sperare per il futuro: ‘Azzardo di stato: tra azzardopatia e costruzione del bene comune’. A ricordare, quindi, che è ancora possibile, e comunque doveroso, (ri)costruire un bene comune. E per farlo, è inevitabile, occorre coinvolgere anche (e soprattutto) le imprese e le varie categorie. Per questa ragione, anche a Spoleto, si è avuto un confronto sano, positivo, costruttivo, appunto. Dove la disperazione e lo scoramento che da sempre accompagnano ogni storia di gioco patologico, hanno trovato conforto, per un momento, nel segnale di speranza (stavolta concreta) di un settore che può essere reso davvero sostenibile, ma con l'aiuto e il contributo di tutti. Ecco quindi che il settore può salutare la ripresa autunnale dei lavori con maggiore ottimismo, dovuto ai primi segnali di disgelo che promettono qualcosa di buono per il futuro. Che siano i primi segnali di rinnovamento portati dalla legge delega che fa del confronti e della concertazione uno dei capi saldi della nuova disciplina del settore? Staremo a vedere. E oggi, forse, con pizzico di ottimismo in più rispetto al passato.

 

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