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Aumento Preu: se lo Stato ha la memoria corta (e non solo la coperta)

13 ottobre 2014 - 11:28

Ci risiamo. Anche questa volta, l'approssimarsi della fine dell'anno corrente si traduce nell'emanazione di una nuova finanziaria per provare a riordinare i conti di quelli successivi. E tanto per cambiare, tra le trovate del governo, spunta anche quella di un rincaro sulla tassazione dei giochi. Questa volta però il compito sarà tutt'altro che semplice. E niente affatto indolore. Ora che non ci sono più i margini per poter imporre un ulteriore ritocco del prelievo sugli apparecchi da intrattenimento.

Scritto da Alessio Crisantemi
Aumento Preu: se lo Stato ha la memoria corta (e non solo la coperta)

Per capirlo basta guardare il conto economico della filiera. O, ancora più semplicemente, è suficiente rifarsi al recente parere inviato dai Monopoli di Stato al Parlamento nel quale – seppure in un ambito diverso, come quello del contrasto alla ludopatia – emergeva chiaramente lo stato di salute incerta del settore: con una contrazione della raccolta di slot e vlt del 4,83%, resa ancor più significativa dal dato dei soggetti iscritti nell'apposito registro obbligatorio tenuto da Adm che si è ridotto di circa 24.000 unità. Numeri che parlano chiaro e che dovrebbero suscitare alcune riflessioni più approfondite rispetto alla mera equazione politica secondo la quale alla voce 'maggiori entrate' corrisponde sempre un aumento proporzionale delle tasse sui giochi. Tanto per cominciare, verrebbe da chiedersi se a Montecitorio si siano resi conto che un intervento sul Prelievo erariale degli apparecchi è già previsto dalla legge vigente. Con il decreto direttoriale dei Monopoli di Stato dello scorso ottobre 2011, tra “gli interventi in materia di giochi pubblici utili per assicurare maggiori entrate”, oltre all'aumento della tassa fissa sulle Vlt (portata al 5% dal 1° gennaio 2013), era già stato previsto anche un ritocco di quella per le new slot, salita sì nel 2013, ma con un ulteriore rincaro a partire dal 2015, quando passerà dal 12,7% al 13% delle somme giocate. Senza contare, poi, che per le vlt è appena entrato in vigore anche l'ulteriore balzello della tassa sulle vincite superiori ai 500 euro. Insomma, tasse e rincari non mancano di certo nel settore degli apparecchi. Ma il semplice fatto che al governo possa balenare nuovamente l'idea di rimettere mano al prelievo spaventa davvero. E non solo gli addetti ai lavori.

Diciamo la verità: di fronte alla crisi economica e alla situazione italiana, vicina al baratro e sempre più sotto tiro dell'Europa, il rincaro delle tasse suoi giochi appare senza dubbio come una misura indolore agli occhi della cittadinanza. E all'apparenza anche positiva. Se non altro da un punto di vista etico e morale. Tanto più se il governo intende proporla come una delle possibili alternative all'ulteriore rincaro dell'Iva o di chissà quale altra imposta. Peccato però che tali considerazioni non tengano conto della realtà del settore – e del paese più in generale – che è ancora oggi caratterizzata da un mercato illegale non ancora debellato (anzi) e pronto a tornare in auge al prima passo falso dello Stato. E per scongiurare questo pericolo - visto che, fino ad oggi, lo Stato ha abituato gli italiani a giocare, e in ogni luogo – è fondamentale mantenere un'offerta di gioco lecito che sia appetibile rispetto a quella illecita. E lo deve essere per gli operatori che esercitano questa professione (i quali altrimenti potrebbero cadere in tentazione di trovare soluzioni alternative alla legalità o soluzioni intermedie), ma anche, e soprattutto, per i giocatori, con i prodotti che devono avere appeal, per evitare che preferiscano le offerte 'border line' a quelle dello Stato. In questo senso, è bene ricordarlo ancora una volta che, già nel 2011, quando il governo del momento dispose l'aumento del Prelievo sopra ricordato, l'allora direttore generale dei Monopoli di Stato osservò che un aumento della tassazione sui giochi avrebbe avuto effetti deleteri (tesi peraltro confermata e messa agli atti anche dai tecnici del Senato in fase di stesura della Legge di stabilità) e che l'unica possibilità di intervento sarebbe stata quella di andare a prendere una quota non più dalla filiera, dove appunto non c'erano più margini, bensì dalla quota restituita ai giocatori. Da qui il ritocco (al ribasso) delle possibilità di vincita sulle new slot (a fornte dell'aumento del Preu, comunque attuato) e l'introduzione della tassa sulla fortuna per i vari giochi.
Ora però la stessa ricetta non sembra più cucinabile, tenendo conto che le slot già evidenziano una perdita di appeal sul pubblico e le Vlt in maniera ancora maggiore, proprio a causa del ribasso del payout che si è reso inevitabile nel corso degli ultimi anni. Quindi, dando per scontato che, se il nuovo ritocco ci sarà, potrà essere fatto solo ed esclusivamente a scapito del payout, la soluzione, pur essendo probabilmente sostenibile per gli operatori, evitando di recuperare risorse dalle loro tasche, la souzione rischierebbe comunque di creare problemi nel medio e lungo termine, per una coperta davvero troppo corta. Tanto per capire che gli spazi per intervenire sui giochi, se esistono, sono estremamente limitati. E non immuni da rischi. Tanto meno nel segmento degli apparecchi: che sarà pure quello più interessante guardando la 'torta' della raccolta, costituendone oltre il 50 percento, ma è pure quello più esposto in termini di illegalità e di possibili ricadute. Già oggi - basta sfogliare i quotidiani degli ultimi giorni per capirlo - gli interventi dello Stato e dei suoi apparati locali sul settore stanno provocando una grave ricaduta nell'illecito, consegnando un numero sempre più crescente di locali nelle mani di chissà quali organizzazioni, che posizionano nei bar dei 'totem' del tutto illegali. Figurarsi cosa potrebbe succedere facendo diventare il gioco pubblico e i suoi operatori non più in grado di competere con quello nero. Occorre anche ricordare che nella stesura della delega fiscale queste ed altre considerazioni erano state discusse in parlamento, portando alla stesura di un testo assai più ragionevole di quello che potrebbe essere la prossima Legge di Stabilità, così come presentata sui quotidiani. Ma proprio per questo, provando ad essere ottimisti, è del tutto auspicabile che i tecnici del governo facciano da sé le considerazioni riportate in questo editoriale. Anche se la coincidenza che vede l'assenza di un 'delegato' ai giochi tra i sottosegretari, proprio in un momento così delicato, non permette troppa serenità, oltre a rendere davvero difficile guardare al bicchiere mezzo pieno.

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