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Maledetta finanziaria

17 novembre 2014 - 09:51

Che fretta c'era? È la domanda che continuano a ripetersi gli addetti ai lavori del gioco pubblico da quando è stata diffusa la prima stesura della Legge di Stabilità per il 2015. Una manovra che contiene, come ormai noto, un sostanziale aumento dell'imposizione fiscale sugli apparecchi da intrattenimento oltre a introdurre una sorta di tolleranza rispetto ai centri di raccolta scommesse che operano senza autorizzazione e (addirittura) per i cosiddetti totem, i terminali per il gioco online rigorosamente (sic!) vietati per i pubblici esercizi.

Scritto da Alessio Crisantemi
Maledetta finanziaria

Con entrambi i segmenti di gioco "anomalo" che verrebbero sì perseguiti a fini fiscali, ma col serio rischio di finire dal limbo in cui si trovano adesso - creato (ad hoc) ricorrendo al diritto europeo - a un riconoscimento indiretto da parte di quello italiano. Per un autentico paradosso legislativo.
Che fretta c'era, dunque, di introdurre uno stravolgimento così radicale della disciplina fiscale dei giochi, quando tale revisione è già prevista (e richiesta) dalla legge delega che il governo si è impegnato ad attuare appena dopo l'entrata in vigore della stabilità? Tanto più che nelle previsioni del Legislatore non sarebbe neppure previsto un introito immediato da questi interventi inseriti nella finanziaria.
La stessa domanda tuttavia - come pure l'identica considerazione - emerge in maniera automatica pensando all'altro enorme problema (e ulteriore paradossi) con cui si deve confrontare il comparto del gioco rappresentato dalle leggi regionali. Dopo gli annunci e i verdetti arrivati da più territori, la new entry dello scorso fine settimana è quella della regione Umbria, che dopo mesi di propaganda "anti-gioco" ha approvato la legge territoriale che promette un serio stop ai giochi, con un distanziometro per le slot, un divieto netto sulla pubblicità dei locali e altri vincoli assai stringenti per gli operatori. Che fretta c'era, anche qui, di intervenire su questo fronte quando nella stessa legge delega è prevista una riorganizzazione del gioco sui territori di concerto con gli enti locali? Non sarebbe stato meglio, in entrambi i casi, mettere sul tavolo le esigenze che hanno portato a prendere tali decisioni, per iniziare una più chiara e concreta riflessione mirata a una radicale riforma del settore, attraverso la delega?
E ancora: non sarebbe più utile andare ad acquisire, in questa fase, i dati sulla diffusione dell'illegalità in quei territori dove sono state attuate leggi restrittive, tenendo conto dei segnali tutt'altro che confortanti provenienti da Genova e Bolzano, come rivelato dalle inchieste di GiocoNews? Possibile che lo Stato - proseguendo con le domande retoriche - debba adottare un approccio emergenziale anche quando le emergenze non ci sono? Perché i problemi, dentro e attorno al settore, non mancano di certo, ma gli strumenti per risolverli, come pure e le priorità, non sono certo questi. E allora, la domanda degli operatori è più che legittima: che fretta c'era? Maledetta finanziaria.

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