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Quella delega non si può delegare

29 dicembre 2014 - 09:22

Diciamo la verità. Questa volta il governo l’ha fatta grossa. E il clima di terrore che sta vivendo il comparto del gioco pubblico in questo terribile finale di stagione ne è la prova. La Legge di stabilità per il 2015 fa acqua da tutte le parti ed è ormai impossibile nasconderlo. E non si tratta di logiche protezionistiche o del parere di una lobby, ma di una realtà, resa ormai evidente dalle varie prese di posizione che si susseguono nelle ultime ore.

Scritto da Alessio Crisantemi
Quella delega non si può delegare

Dagli esercenti ai concessionari, passando addirittura per i rivenditori non autorizzati fino ad arrivare ai giocatori, non c’è categoria che possa accettare le nuove disposizioni. Ma non tanto per via degli oneri aggiuntivi, quanto, piuttosto, per l’inefficacia delle soluzione proposte e delle loro ricadute. Diversi esperti ce lo hanno spiegato, anche attraverso le nostre pagine virtuali: le nuove norme sono carenti, incomplete e probabilmente inattuabili. Quindi, oltre al grido di allarme della filiera, che può suonare scontato, a doversi preoccupare – come abbiamo già detto – è proprio lo Stato. E, quindi, il governo che di questa riforma ne è l’artefice. Oltre a rischiare di mettere a repentaglio un intero comparto, il rischio è di ritrovarsi a dover combattere in un contenzioso senza precedenti, che ora dopo ora sembra farsi sempre più inevitabile.

 

Di falle, nella nuova legge, se ne individuano fin troppe. E troppi sono pure gli aspetti non considerati nella sua applicazione. Basti pensare al prelievo imposto ai concessionari degli apparecchi da intrattenimento, che oltre ad essere spaventosamente alto rispetto al fatturato complessivo della filiera, impone la ridefinizione di tutti i contratti oggi in essere tra concessionari, gestori ed esercenti. Per un totale di oltre 110mila rapporti commerciali da rivedere, a partire dal primo gennaio. Ma si pensi anche all’incredibile sanatoria proposta ai centri di raccolta scommesse non autorizzati, che oltre a superare tout court i principi fondativi del gioco pubblico sull’esclusività del rapporto concessorio e della rete legale (oltre alla dispensazione un tempo ragionata dei punti vendita rispetto alla geografia dei territori) non sembra contemplare l’ipotesi che tali operatori possano non aderire alla proposta governativa, continuando a fare semplicemente quello che fanno da anni sul territorio. Ed è proprio questo che ci hanno spiegato i rappresentanti dei titolari di questi centri, che non intendono aderire. Ma lo scenario più clamoroso, tuttavia, si avrebbe andando a considerare l’esatto contrario, cioè quello di un eventuale virtuosismo dei Ctd, che decidano in blocco di aderire alla sanatoria. Cosa succederebbe se uno di questi operatori dovesse pagare i 10mila euro (più arretrati) per convertire la propria attività, e poi, chiedendo una licenza al questore di riferimento, dovesse ottenere un diniego in virtù della Legge regionale entrata in vigore su quello stesso territorio, che magari non consente, come la maggior parte di queste, nuove aperture? Cosa diranno, a quel punto, al gestore (o, volendo, al questore) di turno? Che il gioco pubblico è riserva dello Stato, magari? Allora sì che ci sarebbe da ridere.

E’ del tutto evidente, quindi, che il governo abbia sbagliato completamente le modalità e non solo i tempi di intervento rispetto al gioco pubblico. Non considerando, evidentemente, nonostante i ripetuti annunci (slogan?) in senso contrario, l’esistenza di una Legge delega e la sua ormai prossima (doverosa) attuazione. Proprio nella delega e nel suo articolo 14 è prevista la completa rivisitazione fiscale del comparto, ma nonostante questo il governo ha imposto una nuova fiscalità sul settore degli apparecchi già nella Stabilità. Dimenticando, probabilmente, anche il fatto che proprio quella fiscalità era stata appena definita, soltanto pochi mesi fa, dopo anni di lavoro tra Monopoli e Agenzia delle entrate. Ma ora, è tutto da rifare. Che la delega porti consiglio. E possibilmente, anche qualche soluzione.

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