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E la chiamano dignità

16 luglio 2018 - 09:04

Gli stakeholder esteri del gioco si interrogano sul decreto Dignità nella settimana dell'iGb Live di Amsterdam, con il panel di GiocoNews.it sulla cooperazione tra Stati Ue.

Scritto da Alessio Crisantemi
E la chiamano dignità

 

Davvero sta succedendo questo, in Italia? Ecco la domanda più ricorrente a cui veniamo sottoposti, negli ultimi giorni, da ogni parte d’Europa e del mondo: tra gli addetti i lavori del comparto (globale) del gaming, analisti e operatori della comunicazione. Con inevitabile riferimento all’approvazione del decreto Dignità che contiene - come ben noto - il divieto totale di ogni forma di pubblicità del gioco con vincita in denaro. Diretta e indiretta, sponsorizzazioni comprese.

 

Ebbene sì, rispondiamo noi. È tutto vero. E in nome della dignità. Almeno in teoria. In ogni caso, solo per quella dei cittadini-giocatori, con problemi di dipendenza o a rischio di tali derive. Non per tutti gli altri (la stragrande maggioranza, per fortuna): giocatori occasionali o soggetti completamente disinteressati rispetto al gioco, per i quali nulla cambia rispetto a prima, in nessun modo.


Ma come è possibile? È la seconda, immancabile domanda, alla quale è già più complicato dare risposta. Salvo cavarsela con un classico: “Chiedetelo al Governo, e al ministro Luigi Di Maio”. Spiegando peraltro che la stessa domanda se la sono posta tutti gli stakeholder del gioco pubblico, anche in Italia: e continuano a porsela ancora oggi, senza trovare però alcuna risposta convincente.
All’estero, però, suona ancora più assurdo. E incomprensibile. Se non altro perché, fino a qualche giorno fa, le notizie che iniziavano a circolare fuori dalla Penisola riguardo all’ipotesi di un divieto di pubblicità suonavano come la “solita” trovata “all’italiana”. Un annuncio tanto per dire, di pura propaganda. In perfetta continuità, del resto, con le precedenti (sterili) dichiarazioni dello stesso esecutivo, che prometteva l’abolizione totale di ogni forma di gioco e la cancellazione del comparto. Salvo poi fare un’inevitabile marcia indietro, una volta appurato che era impossibile mantenere una tale promessa elettorale.
 
 
Invece sulla pubblicità non è accaduto e il Governo è intenzionato ad andare fino in fondo. Incurante, in questo caso, di ogni conseguenza. Al punto di aver reso tutto ancora più insostenibile, per la filiera del gioco, andando addirittura ad aumentare la già spaventosamente elevata tassazione sugli apparecchi da intrattenimento. Per il peggiore degli incubi, per un operatore del settore, già alle prese con il progressivo smantellamento del mercato, a causa delle norme regionali che proseguono incontrastate nel loro iter, nonostante gli evidenti conflitti con principi giuridici di base che disciplinano il comparto, e in particolare, con la Riserva di legge che non ammetterebbe normazioni collaterali. Ma tant’è. Questa è l’Italia, purtroppo. Proprio come siamo soliti rispondere alle richieste dei colleghi d’oltre confine o degli operatori esteri.
 
 
La faccenda, tuttavia, non è certo destinata a risolversi con queste poche parole. Né in Italia ma neppure all’estero. Anzi. E mentre all’interno dei confini nazionali la questione si prepara a tenere banco per qualche settimana, a partire dall’approdo del Decreto legge alla Camera, fissato a oggi, 16 luglio, anche all’esterno è scontato il dibattito su questa tematica che rischia di far vacillare ogni certezza rispetto alla regolamentazione dei giochi.
Proprio nella settimana in cui operatori e regolatori di vari Paesi si ritrovano ad Amsterdam, per il nuovo evento iGb Live, che rappresenta il principale appuntamento in Europa per l’industria del gaming online. All’interno del quale si svolge anche il panel di GiocoNews.it in cui si parla della cooperazione tra Stati membri per una migliore azione regolamentare sui rispettivi mercati.
 

Ed è proprio in quella sede che l’Italia risulta, stavolta, la grande assente. Mai come in questo momento, però, l’assenza del nostro regolatore appare giustificata. O quanto meno, comprensibile. Cosa andare a dire agli operatori internazionali e agli altri regolatori, rispetto alla situazione italiana, in un momento come quello attuale? E come poter continuare a sostenere la tesi - ancora attuale nel resto del mondo e oggetto di estremo interesse - che quello italiano rappresenta un modello da seguire nella regolamentazione del gioco pubblico? Oggi è di certo molto più dura sostenerlo. E anche solo pensarlo. Almeno nelle apparenze, che sembrano contare molto più della sostanza, dalle nostre parti. Così, anche se i fatti parlano chiaro in favore del mantenimento di un sistema come il nostro per il gioco, il messaggio non arriva ai cittadini, ma neppure alla politica. Sempre più distante dal resto del Paese.
 

Peccato però che gli effetti di questo approccio semi-proibizionista adottato dell’esecutivo giallo-verde sono destinati ad avere conseguenze molto concrete. E di certo nefaste non solo per l’industria, ma anche per l’intero sistema-Paese. Non può sfuggire, in effetti, il messaggio contenuto nella Raccomandazione dell’Unione europea sui giochi, rispetto alla pubblicità: evidenziando il rischio di un divieto totale, in termini di indistinguibilità tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Mettendo in pericolo la sicurezza dei giocatori in un contesto dove trova ancora larga diffusione l’illegalità.
 

E sarà questo, dunque, uno dei temi che verranno affrontati (anche) ad Amsterdam. Con gli investitori esteri già attivi in Italia - o in procinto di partire con una propria offerta - che dovranno decidere se continuare o meno a investire nel nostro Paese. E con quelli che avevano previsto di farlo nei prossimi mesi o anni, che di certo guarderanno altrove.
Insomma, dopo anni di dibattiti, convegni e meeting internazionali mirati ad esaltare il nostro sistema di controllo del mercato, l’Italia torna ad essere la Cenerentola d’Europa. Bella come poche, ma assai sventurata. Nell’auspicio generale che anche questa brutta storia di cui è vittima il comparto (e non solo), possa trovare un lieto fine.
 

 

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