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Una settimana d'addio

20 maggio 2019 - 08:38

Ultimi giorni di attesa, per il paese e per il comparto del gioco pubblico, con le votazioni di domenica 26 maggio il cui esito, qualunque esso sia, dovrà far ripartire i troppi tavoli interrotti.

Scritto da Alessio Crisantemi
Una settimana d'addio

 

Finalmente, si vota. Dopo mesi di interminabile attesa, per l'industria e per l'intera cittadinanza, arriva il momento del voto per le elezioni comunitarie di domenica 26 maggio. Attorno alle quali si sono sovrapposti così tanti significati, al punto da diventare una sorta di spartiacque sul futuro del governo. Lasciando un intero paese col fiato sospeso e in ostaggio della politica, visto che qualunque tipo di riforma o anche la più semplice decisione, negli ultimi mesi, è stata praticamente rimandata al dopo elezioni. Come quella del gioco pubblico, che il governo si era impegnato formalmente a eseguire entro la scorsa primavera – mettendolo addirittura nero su bianco del decreto dignità - preannunciando quel famigerato “riordino generale” del comparto, ancora mai affrontato.

Domenica, però, non si vota soltanto per l'Europa. Ma anche per il Piemonte: altro territorio più che rilevante per il futuro del gioco pubblico e non soltanto a livello locale. Sì, perché nella regione con una lunga tradizione di sinistra e da tempo governata dal Partito democratico, è dove si sta vivendo la forma più spinta della Questione Territoriale, con una legge regionale “anti-gioco” tra le più restrittive adottate nella Penisola e rispetto alla quale non si è neppure riusciti ad adottare proroghe, come invece accaduto in tanti altri territori. Anche a causa del clima elettorale, che ha inevitabilmente condizionato ogni decisione della politica, preoccupata di non perdere voti e di affossare un consenso già assai difficile da coltivare, un po' per tutti. Nella regione della Tav, del Salone del libro e di tanti altri piccoli e grandi accadimenti divenuti particolarmente emblematici nella storia politica del nostro paese.
Per tutte queste ragioni la settimana attuale potrebbe portare a qualche addio. Magari semplicemente a un addio alle armi, da parte del governo, nei confronti del gioco pubblico, invertendo la rotta rispetto alle politiche proibizioniste di inizio mandato, coerentemente con i segnali di schiarita percepiti nelle ultime settimane dopo l'insediamento come “delegato” ai giochi da parte del sottosegretario all'Economia, Alessio Mattia Villarosa. Nell'auspicio generale che non si sia trattato, anche qui, di una mera tregua pre-elettorale, ma di una vera e propria presa di coscienza da parte dell'esecutivo, che di certo non potrà fare a meno neanche di un centesimo dei proventi che il settore del gioco è in grado di assicurare. Lo stesso potrebbe accadere anche in Piemonte (continuando a voler essere ostinatamente ottimisti), dove il risultato elettorale, qualunque esso sia, potrebbe consentire una ripartenza nella gestione delle politiche sul gioco, con il prossimo governo regionale che una volta incassato il risultato elettorale, potrebbe lavorare più serenamente a una soluzione della questione territoriale, senza doversi preoccupare di una perdita di appeal sul proprio elettorato, da poter scontare nell'immediato, perché facilmente strumentalizzabile dagli oppositori. 
Certo non sfugge a nessuno, poiché oggetto di qualunque dibattito mediatico degli ultimi mesi, che il risultato elettorale potrebbe determinate anche qualche altro tipo di addio, volendo anche più rilevante e significativo. Come quello dell'attuale maggioranza di governo, che potrebbe avere ripercussioni notevoli in seguito da questa chiamata alle urne, magari anche favorendo la costituzione di una nuova maggioranza, diversa dalla precedente, oppure addirittura alla crisi e alla possibile caduta dell'attuale Esecutivo. Uno scenario, quest'ultimo, che potrebbe rasserenare gli animi di molti imprenditori, preoccupati dalle linee spesso lontane dalle esigenze dell'industria seguite da questo governo: se non fosse tuttavia che uno scenario di crisi e di potenziale rimpasto vorrebbe dire rimettere in standby per qualche mese in più tutti i processi di riforma. Come non ci può certo augurare. Soprattutto per il gioco pubblico.
Quello che è certo, comunque, è che dal 27 maggio potremmo finalmente dire addio a questo insopportabile clima di attesa, caratterizzato da liti e battibecchi (veri o presunti) tra le due forze di governo che d'ora in avanti dovranno smetterla di bisticciare. Separandosi una volta per tutte oppure abbassare la testa e lavorare. Magari anche di più e meglio di quanto non sia stato fatto finora. Smettendola, loro sì, di giocare.
 

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