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In Emilia un voto decisivo: per il governo e per il gioco pubblico

20 gennaio 2020 - 09:38

Domenica 26 gennaio ci sono le elezioni regionali in Emilia Romagna (e in Calabria): test cruciale per il governo sostenuto da Pd e M5S ma anche per il gioco.

Scritto da Alessio Crisantemi
In Emilia un voto decisivo: per il governo e per il gioco pubblico

Il count-down verso le elezioni regionali dell'Emilia Romagna è partito ormai da tempo e nella settimana corrente tutti i riflettori saranno puntati su quel territorio, con l'intera agenda politica di questi sette giorni inevitabilmente condizionata dalle ultime battute di questa campagna elettorale in attesa del risultato che si saprà soltanto domenica notte.

Nonostante il governo cerchi di minimizzare sui risvolti che potrebbe assumere il risultato elettorale che emergerà dalle due regioni in cui si vota (da ricordare, infatti, che si voterà anche in Calabria, benché se ne parli pochissimo, anche in virtù di una vittoria del centro-destra che sembra scontata), appare del tutto evidente, al contrario, che l'esito delle urne in Emilia è destinato a condizionare pesantemente il futuro dell'attuale esecutivo. Con una eventuale vittoria del centro-destra e della candidata leghista Lucia Borgonzoni, che andrebbe ad alterare completamente i già delicati equilibri politici che caratterizzano l'attuale maggioranza di governo, fino a far saltare definitivamente il banco. Mentre se a spuntarla ancora una volta dovesse essere il candidato di centro-sinistra, Stefano Bonaccini, ottenendo una riconferma dopo il precedente mandato che si esaurisce in questi giorni, la coalizione di governo potrebbe uscirne rafforzata. Proprio per questo il leader leghista Matteo Salvini ha assunto il ruolo di autentico protagonista delle regionali, facendo una campagna elettorale più che capillare in Emilia, che dovrebbe chiudere giovedì nell’ormai tristemente famoso Bibbiano.

Eppure, quelle stesse elezioni regionali, sono destinate ad assumere un ruolo a dir poco cruciale anche per il futuro del gioco pubblico. Sì, perché nella stessa Emilia Romagna in cui si gioca la partita politica più importante dell'attuale legislatura, c'è un confronto aperto (ma solo fino a un certo punto) sulla regolamentazione del comparto, in seguito all'introduzione della giunta guidata dallo stesso Bonaccini di una delle più severe leggi regionali mai attuate nei confronti del gioco, che rischia di compromettere in maniera chiara e inequivocabile il futuro delle tante imprese del settore che operano sul territorio e, di conseguenza, dei tanti pubblici esercizi e attività commerciali al cui interno si trovano prodotti di gioco. Con inevitabili conseguenze anche in termini di occupazione. Un problema di cui non sembra curarsi più di tanto l'attuale governatore regionale, al punto di inimicarsi l'intera filiera del gioco e gran parte di quella degli esercenti. Nonostante la promessa di Bonaccini dei giorni scorsi di volersi occupare della materia a stretto giro, quando si è giunti ormai alle votazioni, non si è più avuto nessun riscontro concreto rispetto alla legge regionale che gli addetti ai lavori chiedevano semplicemente di far slittare di qualche mese, per poterne approfondire l'impatto e discuterne apertamente con l'amministrazione locale, come già avvenuto in altre regioni. A quanto pare, dunque, non c'è intenzione di cambiare nulla di quella legge, anche se lo stesso governatore sembrava aver capito dell'assurdità delle misure adottate nei confronti del settore, in termini di costi-benefici: forse proprio per evitare di compiere passi falsi prima delle elezioni, concedendo uno slittamento dei termini che potrebbe essere cavalcato dall'opposizione come una retromarcia politica o, peggio ancora, come un favore alla “lobby dell'azzardo”. Ebbene, nel caso in cui dovesse vincere il governatore uscente, si avrà una legittimazione generale delle politiche attuate durante il suo precedente mandato: quindi, seppure indirettamente, anche di quelle adottate nei confronti del gioco. E a quel punto sarà veramente difficile pensare che il rinnovato governatore potrà rimettere le mani a una legge già in vigore e attorno alla quale si è sollevato un così grande polverone negli ultimi mesi. Se, invece, a vincere dovesse essere il centro-destra, la disfatta delle politiche perseguite dalla giunta Bonaccini che si ricaverebbe dal risultato elettorale, potrebbe rimettere in discussione anche le scelte adottate nei confronti del gioco pubblico. Soprattutto se a pesare nella nuova giunta saranno i rappresentanti di Forza Italia, che in più sedi hanno dichiarato disponibilità a portare avanti una nuova linea nei confronti del settore, parlando addirittura di modifica o abolizione dell'attuale legge regionale.
Anche per questo, il gioco pubblico è diventato uno dei temi centrali di questa campagna elettorale: e se il governatore uscente dovesse davvero uscire, a svolgere un ruolo fondamentale saranno stati senz'altro i voti perduti dai tanti dipendenti delle aziende del gioco e del suo indotto, caratterizzato anche da baristi, ricevitori ed esercenti regionali. Con la speranza che la politica, a quel punto, possa imparare qualcosa dai propri errori, tenendo soprattutto conto che gli effetti – devastanti per il settore – di questa legge regionale, non sembrano avere neppure alcun beneficio in termini di sicurezza e tutela dei consumatori, ottenendo al massimo lo spostamento dei giocatori da un prodotto di gioco a un altro che a differenza delle slot o delle scommesse non incontra restrizioni. Peggio ancora se il prodotto “alternativo” in questione dovesse essere illegale, come sta già avvenendo in altri territori.

 

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