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Prima la salvezza, poi tocca alle riforme

16 marzo 2020 - 08:46

Come in tutte le crisi, dovranno arrivare le opportunità: in questo scenario apocalittico, il governo riscopre il suo ruolo e il prossimo passo dovrà essere quello delle riforme.

Scritto da Alessio Crisantemi
Prima la salvezza, poi tocca alle riforme

Ci voleva il coronavirus per ricordare al governo l'esistenza di un comparto industriale dietro al cosiddetto “gioco d'azzardo”. A essere meno gentili, più che altro, si potrebbe estendere il discorso osservando che l'emergenza sanitaria ha ricordato all'intera classe dirigente che la politica è fatta di azioni e provvedimenti e non solo di slogan e annunci da campagna elettorale, come invece avviene da troppo tempo. E, magari, anche di riforme. Quelle che sono mancate fino a oggi, per troppo tempo e in troppi settori. Tra i quali, naturalmente, spicca anche quello del gioco pubblico: da tempo vituperato da scelte “punitive” attuate degli ultimi governi, spesso anche poco sensate, che da anni ormai attende la riforma generale del comparto, annunciata sotto il nome di “Riordino”. Salvo poi rimanere nel cassetto dell'Esecutivo. Anzi, a dire il vero, è rimasta proprio sulla penna, visto che una vera riforma del settore non è stata ancora neppure abbozzata, nonostante i tanti provvedimenti attuati dagli ultimi due governi nei confronti del settori. Tutto è fermo, sotto questo aspetto, a quella bozza di intesa siglata in Conferenza unificata tra l'allora governo Renzi e gli Enti locali (comuni, province e regioni), che pur non essendo mai stata attuata, sta tornando prepotentemente (e inevitabilmente) in voga, vista la totale assenza di riferimenti, ormai anche da un punto di vista normativo, che adesso inizia a spiazzare anche gli stessi enti locali, le questure e i prefetti e non più soltanto gli addetti ai lavori.

Tutto questo, però, ha rappresentato l'attualità in cui operava il settore fino a qualche giorno fa. Adesso, tutto è cambiato e tutto è destinato a cambiare ulteriormente, in seguito all'emergenza causata dal dilagare dell'epidemia da coronavirus. Dopo l'arresto forzato di ogni tipo di attività e la serrata dell'intero comparto del gioco pubblico (ed eccezione, naturalmente, del segmento online, il quale – al contrario - è destinato a crescere notevolemente in queste settimane), il contesto è completamente e ogni comparto economico e industriale ne uscirà inevitabilmente stravolto. Da qui l'intervento dell'Esecutivo con il decreto “salva economia” (anticipato da GiocoNews.it, qui) con cui si apre questa settimana di clausura per l'intero paese. Una legge in cui, stavolta, trova spazio anche il comparto del gioco che viene finalmente trattatao “alla pari” degli altri settori, riconoscendo alla filiera, sostanzialmente, gli stessi sgravi che vengono concessi agli altri settori. 
Ecco quindi la buona notizia da ricercare all'interno di questo scenario apocalittico che ai più anziani ricorda addirittura quello dei primi tempi di guerra: l'emergenza che stiamo vivendo – assolutamente senza precedenti – ha costretto il governo a governare. A prendere di petto i problemi, affrontarli, analizzarli e studiare soluzioni realizzabili. E sostenibili. Come non accadeva da tempo, salvo qualche rara eccezione, ma in genere legata all'emergenza del momento. In questa situazione del tutto straordinaria, infatti, è straordinaria anche la produzione legislativa dell'ultimo periodo, con un'autentica pioggia di provvedimenti adottati nelle ultime settimane. Il decreto di aiuti alle imprese è infatti solo l’ultimo di una serie di provvedimenti che hanno ottenuto il via libera dell’esecutivo negli ultimi giorni. Dal 21 febbraio al 9 marzo sono stati adottati dal governo 17 atti tra Dl (decreti legge), Dpcm (decreti del Presidente del Consiglio) e ordinanze. Si contano 4 decreti legge, di cui uno convertito in legge in meno di due settimane (legge n. 13 del 5 marzo 2020). Con il Dl n.6 gli italiani hanno iniziato a toccare con mano la quarantena e fare i conti con divieti e restrizioni. Il Dl n.9 ha sospeso versamenti di tasse, bollette e contributi. Nella logica dell’emergenza continua sono arrivati anche altri due decreti d’urgenza. Quello sulla giustizia, con la sospensione dell’attività giudiziaria. Il quarto decreto legge sul Coronavirus tra l’8 e il 9 marzo è approdato sulla Gazzetta ufficiale fissando le regole per l’assunzione di 20mila unità tra medici e infermieri, autorizzando in deroga l’acquisto di presidi e attrezzature per sostenere l’emergenza continua nelle strutture sanitarie. Il provvedimento di questa settimana di aiuto alle imprese, il quinto decreto legge della serie - è dunque solo l’ultimo atto. Ma l'attività legislativa di questo assurdo momento non dovrà rimanere un'eccezione. Non che si chieda al governo di legiferare con la stessa frequenza di oggi, per carità: ma di farlo con la stessa buona lena, serietà e determinazione che sono state adottate per far fronte all'emergenza da coronavirus, anche attraverso scelte drastiche e coraggiose. Affrontando i problemi nella loro complessità, e senza scorciatoie. Proprio quello che chiede da tempo l'industria del gioco pubblico, in attesa di una riforma chiamata a riscriverne le regole, in ottica di un obiettivo (comune) chiamato sostenibilità.
Adesso si intravede finalmente la possibilità. Una volta che tutto questo sarà passato e che l'emergenza epidemia potrà ritenersi superata, il governo dovrà inevitabilmente lavorare per rimettere in sesto l'economia, in tutte le sue componenti. E sarà quello il momento di riformare il comparto dei giochi, per garantire adeguate tutele e certezze, sotto ogni profilo. Tenendo conto della necessità di risorse per l'Erario, che dovrà tornare quanto prima ad incassare (anche) dai giochi, ma anche di quella delle imprese, che dovranno tornare a fatturare, per evitare chiusure e licenziamenti ma anche - e soprattutto – per sostenere le famiglie e i consumatori, in un periodo che sarà sicuramente critico e davvero molto duro dal punto di vista economico, per tutti. La prima cosa da evitare sarà quella di ripetere gli errori commessi nel 2009 dopo il terremoto dell'Abruzzo.

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