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È tempo di ripartire, anche dallo svago

20 aprile 2020 - 07:54

Settimana decisiva per la ripartenza del Paese e la definizione della 'fase due': mentre proseguono i lavori della task force governativa e si annunciano le linee guida, per tutti.

Scritto da Alessio Crisantemi
È tempo di ripartire, anche dallo svago

Un Paese in attesa e un'industria al palo. Con un'economia sostanzialmente bloccata dal lockdown, ad eccezione, naturalmente, di quei pochi settori che continuano ad essere operativi, tra i servizi essenziali (alimentari, farmaci e così via), e quelli digitali: per la gioia dei colossi della rete, come Amazon o NetFlix, per i quali gli affari proseguono a gonfie vele.

A navigare in acque agitate sono invece tutte le altre attività economiche e produttive del nostro Paese le quali, al contrario, rischiano davvero di naufragare, con il protrarsi della chiusura forzata che adesso rischia di mietere una quantità notevole di vittime fra le imprese. E chi sperava di poter tornare alla normalità – o comunque, almeno, di ripartire – già entro il mese di aprile, ha dovuto fare i conti (letteralmente) con la presa di posizione del Governo che ha annunciato il prolungamento del lockdown almeno fino al prossimo 3 maggio (incluso).

Una scelta, come noto, dettata dalla comunità scientifica e dalla task force messa in piedi dal Governo (la quale, peraltro, si è moltiplicata giorno dopo giorno, fino a coinvolgere centiana di tecnici ed esperti), nella disperata ricerca di ottenere il più alto numero possibile di informazioni sullo stato di diffusione del virus e sul rischio di contagio, da cui ricavare risposte politiche da tradurre in leggi. Quelle risposte, cioè, che tutto il Paese aspetta con ansia crescente, dettata non soltanto dalla noia o dalla solitudine che attanaglia una parte della popolazione, ma nella preoccupazione ormai generale delle conseguenze economiche e occupazionali che questa emergenza avrà sulla nazione. Tra chi teme di perdere il proprio posto di lavoro, chi di dover chiudere l'azienda o la propria attività.

In questo senso, la settimana attuale sarà determinante. Con la riunione in programma per mercoledì 22 aprile tra il premier e le Regioni per i tempi della riapertura, anticipata dal discorso dello stesso presidente del Consiglio nelle aula di Camera e poi al Senato di martedì, per un'informativa sulle recenti iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza pandemica. 
L'altro appuntamento decisivo di questi giorni riguarda l'altro fronte ancora aperto (nonché particolarmente delicato) e relegato alla più totale incertezza: quello cioè dell'Europa e del piano di aiuti economici per il nostro Paese. Con il Consiglio europeo in programma per il 23 aprile che ci dirà cosa l’Europa è disposta a fare per salvare l’Italia e gli altri Paesi più colpiti dalla pandemia di coronavirus. Ovvero, se i leader dell’Unione che si incontrano nuovamente (dopo l’Eurogruppo del 10 aprile) per varare un pacchetto di aiuti immediati da 500 miliardi di euro, ragioneranno con gli strumenti finora conosciuti o valuteranno altre strade tra cui quella che Paesi come Italia (insieme a Spagna e Francia) auspicano, ovvero gli eurobond: rilanciati nelle scorse ore da Giuseppe Conte, per “evitare una nuova Grecia”.
Anche (e soprattutto) dalla risposte dell'Europa dipenderà quindi il futuro del nostro Paese. Non tanto per il piano di riaperture, affidato agli esperti delle task force, quanto piuttosto nelle successive misure di sostegno alle imprese e all'economia generale, mentre si va definendo il cosiddetto “decreto Aprile”, dal quale tutti si aspettano tante risposte, il più possibile concrete.
 
Nel frattempo l'altro aspetto tutt'altro che banale e da tenere seriamente in considerazione, tuttavia, è quello della tenuta psicologica della popolazione, dopo ormai quasi due mesi di reclusione, che per molti si traduce in un pressoché totale isolamento. Durante questa stessa settimana, infatti, inizieranno ad arrivare anche le immagini provenienti dal resto dell’Europa di Paesi che riaprono, dalle scuole danesi agli asili norvegesi, dai piccoli negozi tedeschi ai negozi spagnoli. Scene che potrebbero far saltare i nervi a qualcuno, nonostante la sostanziale responsabilità diffusa che si è registrata in queste settimane, salvo qualche caso isolato o comunque specifico di alcuni territori forse più “immuni” alle regole. Non a caso, il Governo starebbe cercando di valutare anche lo stato emotivo e psicologico degli italiani. Ed è in questo senso, forse, che potrebbe aver senso valutare la riapertura, nel più breve tempo possibile, di quelle attività pubbliche e locali che favoriscono la socialità, quali bar e pubblici esercizi in generale, o sale giochi (si pensi, per esempio, alle sale Arcade nelle località marittime e non solo, tanto preziose per le famiglie). Anche se la loro frequentazione sarà completamente stravolta dalle nuove disposizioni e dovrà comunque essere vietata ogni forma di aggregazione, che prima veniva al contrario favorita in questi ambienti, i luoghi di svago potrebbero svolgere un ruolo fondamentale per la tenuta psicologica del Paese.
Tornando alle forme di intrattenimento basate sulla socialità (seppure a distanza), e non più soltanto a quelle digitali, a portata di telecomando. Ma prima di decidere ogni cosa, bisognerà continuare a monitorare i numeri dell'epidemia, sperando che anche in questa settimana si potrà assistere a un ulteriore calo di casi e, si spera, di decessi. Anche se restano molti timori sulla pericolosità del virus nella fase due. Ma se di convivenza col virus si dovrà inevitabilmente parlare, come viene spesso ricordato in questi giorni, allora non resta che auspicare una rapida ripartenza. Per tutti.

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