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Un anno da (non) dimenticare

28 dicembre 2020 - 08:38

Il 2020 è stato un annus horribilis per il comparto del gioco pubblico (e non solo), che attende ora di poter ripartire: evitando altri lockdown e altre distorsioni.

Scritto da Alessio Crisantemi
Un anno da (non) dimenticare

 

Se c’è una cosa sulla quale, una volta tanto, sembrano tutti d’accoro, dentro e fuori il gioco pubblico, è che il 2020 sia un anno assolutamente da dimenticare. Un vero e proprio annus horribilis per tanti settori dell'economia globale, colpiti– chi più e chi meno – dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni governative. Ma è stato al tempo stesso un anno terribile anche per i cittadini, privati delle proprie sicurezze, abitudini e tradizioni e pure dei propri momenti di svago. Al punto che le restrizioni governative hanno finito anche col modificare il modo di trascorrere le festività natalizie. La peggiore di tutto questo, però, è senz’altro il fatto di non poter scorgere una fine. Così accade da oltre dieci mesi, cioè da quando si è iniziato a fare i conti (in tutti i sensi) con la pandemia in Italia, perché nessuno è mai stato in grado di garantire che l'emergenza sanitaria potesse esaurirsi entro una certa data, e neppure con l'anno corrente. Anzi, chi ha provato a farlo è stato presto sbugiardato dai fatti e pure dai numeri, con in contagi che dopo un periodo di stasi, durante l’estate, hanno ripreso a salire vertiginosamente.
Per questo, l’aspetto peggiore che contrassegna questo finale di stagione per gli operatori del gioco pubblico – i più colpiti in assoluto dall’emergenza sanitaria, con i giorni di chiusura che hanno raggiunto addirittura le 180 unità –, oltre al senso di impotenza, è anche la consapevolezza che la pandemia non se andrà con l’anno che si chiude. E nonostante la voglia generale di voltare pagina, magari insieme allo sfogliare del calendario, probabilmente non succederà a stretto giro, senza che la pandemia possa andare a intaccare anche il 2021, almeno nella prima parte. Del resto, anche se ciò non dovesse accadere a livello sanitario, di certo si verificherà a livello economico, con gli addetti ai lavori che dovranno gestire tutti gli strascichi provocati dal doppio lockdown, oltre a dover affrontare l'enorme transizione verso quell'ancora oscuro “new normal” di cui tutti parlano, ma che in pochi riescono davvero a definire, o anche solo a immaginare.
Nel frattempo, tuttavia, a dare un minimo bagliore di speranza è il vaccino, appena approdato nella Penisola, per un’iniezione di nuova speranza, che in alcuni casi serve ancora più dell’immunizzazione al virus. Sì, perché i dubbi sulla fuoriuscita definitiva dalla pandemia ci sono anche di fronte all’arrivo del “siero miracoloso” prodotto in tempi da record dalle case farmaceutiche di tutto il mondo, per varie ragioni. Dai quantitativi disponibili, alle difficoltà di trasporto e conservazione, fino all’effettiva capacità di inibire i contagi. Per questo, agli addetti ai lavori, non rimane che sperare. E aspettare. Aspettare almeno fino al 15 gennaio, data in cui scadranno le restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm di inizio dicembre, salvo altri rinvii. Ma nel frattempo i riflettori saranno puntati sul Tribunale amministrativo del Lazio che appena due giorni prima sarà chiamato a esprimersi sui ricorsi presentati dagli operatori del gioco contro lo stesso provvedimento del presidente del Consiglio dei Ministri, ritenuto illegittimo o comunque eccessivo, se non del tutto ingiustificato.
Nel frattempo, il settore dovrà sottoporsi a una serie di riflessioni sull'evoluzione che è stata avviata o, semplicemente, (iper)accelerata dalla pandemia. Un modo per provare a non farsi trovare impreparati di fronte alla nuova e immensa sfida proposta da questa imprevedibile situazione che ha messo alla prova ogni impresa, ogni governo e nazione, ma anche ogni persona. Di fronte alla quale bisogna inevitabilmente – e doverosamente, pure – fare di necessità virtù. Iniziando a lavorare fin da subito alla ricostruzione del settore, che dovrà procedere di pari passo con quella dell'intero paese. Magari anche con l'aiuto e il supporto di quell'attesissimo Recovery Fund che promette linfa vitale per la nostra economia.
Come scriveva Socrate nel suo dialogo del Fedone, ogni cosa trae origine dal proprio contrario: dal forte si genera il debole, dal grande il piccolo, dal veloce il lento, e, perché ciò avvenga, tra i due contrari vi deve essere un processo che permetta di passare dall'uno all'altro (per esempio: il crescere e il decrescere, il raffreddarsi e il riscaldarsi…). E se ciò vale per il vivere e il morire, come scriveva il filosofo, allora dovrà valere, forse più facilmente, anche per il gioco pubblico. Che oltre a passare dall'attuale decrescita a una nuova crescita, potrà raggiungere anche la tanto agognata sostenibilità, dopo anni vissuti ai margini della società. Il cantiere appena avviato nel paese coincide con il percorso di riordino più volte promesso dal governo, ma non ancora realizzato. In questo senso, dunque, la profonda crisi può e deve rappresentare un'opportunità. E un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Per il momento, tutti sono ansiosi di porre fine a questo anno difficile e di poter voltare pagina. Brindando a un anno nuovo e possibilmente migliore. Per archiviare al più presto le criticità del periodo, ma senza cancellarle: perché solo dal ricordo delle difficoltà pregresse (e dalle reminiscenze di platoniana memoria) potrà rigenerarsi un settore nuovo, e duraturo.

 

 

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