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Se la scienza guida le riaperture, la politica pensi alle riforme

26 aprile 2021 - 10:20

Nel rischio ragionato assunto dal governo sulle riaperture, non c'è ancora spazio per i giochi: il premier guarda ai dati, ma serve di più, puntando (anche e subito) sulle riforme.

Scritto da Alessio Crisantemi
Se la scienza guida le riaperture, la politica pensi alle riforme

Il rischio è ragionato e la beffa garantita, per il comparto del gioco pubblico. Questo, almeno, è il sentiment degli addetti ai lavori, all'indomani dell'ultimo provvedimento emanato dall'esecutivo in materia di restrizioni per il contenimento della pandemia. Nonostante l'ampio capitolo dedicato questa volta alle riaperture, che il premier Mario Draghi ha illustrato nei dettagli, parlando di un “rischio ragionato” che ha deciso di assumersi, continuando a monitorare quotidianamente i dati del contagio, per i giochi non è ancora concesso di sapere neppure una data ipotetica di ripartenza. Come invece le hanno ottenute tutte le altre attività. Per quanto le soluzioni governative possano essere piaciute o meno alle singole categorie, sta di fatto però che ogni settore ha avuto un'indicazione precisa, messa nero su bianco dall'esecutivo. Mentre le attività di gioco non hanno meritato neppure una citazione. Solo una riconferma, peraltro implicita, della loro chiusura. Gettando l'intera industria nel più totale sconforto, con la sensazione ormai diffusa di un sostanziale senso abbandono, che sembra rendere la politica sorda di fronte alle richieste degli addetti ai lavori e al grido di dolore sollevato da tutte le categorie.

Eppure, proprio nelle scorse ore, il settore ha ottenuto importanti riscontri a livello politico e istituzionale, vedendo completarsi alcuni iter di fondamentale importanza, per il futuro del comparto: dall'assegnazione della delega al sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon, alla conferma alla guida dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli del direttore generale, Marcello Minenna. Due passaggi tutt'altro che scontati, che dovrebbero tradursi in un segnale di attenzione nei confronti del comparto e non solo di continuità. In effetti, già all'indomani della nomina del sottosegretario, si è iniziato a parlare di ipotetiche date di ripartenza anche per il vituperato mondo del gioco, fino ad arrivare al fatidico 2 giugno di cui si inizia a parlare in queste ore. Una novità, questa, destinata a rincuorare (e non poco) le imprese del comparto, tenendo conto che un ulteriore slittamento delle riaperture potrebbe significare davvero la scomparsa definitiva di tante attività, tenendo conto che in estate in locali di gioco sono notoriamente meno frequentati dai giocatori. Anche se gli addetti ai lavori auspicavano una ripartenza già a maggio, va detto, il rischio che sembrava emergere nelle ultime ore era quello di una serrata generale mantenuta fino al prossimi 31 luglio. In questo senso (e soltanto in questo), dunque, la data del 2 giugno appena fuoriuscita dalla stanze di via Venti Settembre potrebbe rappresentare la soluzione migliore, visto che, diversamente, molte attività non riuscirebbero ad arrivare al prossimo autunno.
Del resto, guardandosi attorno, nonostante la propaganda politica e gli schiamazzi provenienti da vari gruppi politici, ad oggi non sembrano proprio esserci le condizioni per un ritorno alla normalità, stando ai dati dei contagi e a quelli dei vaccini. Anche se, coerentemente con questo, non si capisce come possano esserci le condizioni per far operare alcune attività, anche non essenziali (come centri estetici o parrucchieri) e non per altre (come appunto i giochi), tenendo conto della minore probabilità di contagio che dovrebbero andare in favore delle sale slot e scommesse, dove le frequentazioni sono assai ridotte nei numeri e peraltro sempre accompagnate da persone in mascherina e distanziate. Queste, almeno, dovrebbero essere le argomentazioni utili alla valutazione di un vero “rischio ragionato”, che comprenda tutti e non solo alcune categorie.

Nondimeno, come ulteriore beffa per gli addetti ai lavori, arrivano anche i nuovi studi e dati sulla pandemia, come quelli che hanno rivelato le tracce di Covid sui Pos di vari supermercati, con presenza di “materiale genetico di coronavirus in 18 casi, su carrelli e cestini, tastiere per il pagamento bancomat e carte di credito (Pos), tasti delle bilance e dispositivi salvatempo”. Come diramato dai carabinieri dei Nas, impegnati nella campagna di verifiche a livello nazionale presso i supermercati, per accertare la corretta esecuzione delle operazioni di sanificazione degli ambienti e delle attrezzature per limitare il contagio da Covid-19.
Circostanze mai rilevate in locali di gioco, durante i precedenti mesi di attività, tra giugno e ottobre del 2020, in piena pandemia. Peggio ancora, poi, se si considera che nell’ambito dello stesso piano ispettivo dei carabinieri del Nas, sono state individuate anche gravi carenze igieniche, gestionali e strutturali che hanno determinato l’esecuzione di provvedimenti di immediata sospensione dell’attività commerciale nei confronti di 12 supermercati, dei quali tre per violazioni alle misure anti-Covid. Mentre nel settore del gioco, al contrario, le rilevazioni di questi giorni delle forze dell'ordine sono tutte incentrate nel rilevare attività illecite e il ritorno di vere e proprie bische clandestine, in sostituzione della rete legale, che continua a essere interdetta. Per un'altra motivazione che si dovrebbe aggiungere nel calcolo del rischio sulle riaperture. Ma anche, e soprattutto, nella valutazione immediatamente successiva che il governo è chiamato a fare nei confronti del gioco, puntando fin sa subito a una riforma organica del settore e di riordino, per superare i vecchi e nuovi problemi e garantire al settore una piena (e vera) sostenibilità. Archiviando l'annosa “questione territoriale” in modo da garantire la ripartenza concreta del settore e non a tempo, come potrebbe accadere nel Lazio, nelle Marche, in Piemonte o in Emilia-Romagna, dove gli effetti delle leggi regionali provocherebbero una definitiva scomparsa del settore nei prossimi mesi, indipendentemente dal Covid.

 

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