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Riaperture e riforme: verso la bella stagione del gioco

31 maggio 2021 - 10:02

Dopo mesi di estrema difficoltà e di lotte per la dignità e sopravvivenza del comparto, il governo opta per la ripartenza e il regolatore spinge la riforma.

Scritto da Alessio Crisantemi
Riaperture e riforme: verso la bella stagione del gioco

Finalmente prevale il buon senso, anche sul tema del gioco. Dopo lo spauracchio di una riapertura dei locali di intrattenimento soltanto ad estate inoltrata e, quindi, con il rischio di tenere chiuse le agenzie di scommesse terrestri durante lo svolgimento degli Europei di calcio (con tutte le conseguenze del caso in termini di raccolta illegale, oltre al danno e alla beffa per i concessionari di Stato), alla fine si è scelto di considerare le attività di gioco alla stregua di tutte le altre. Consentendone quindi la riapertura anticipata nelle “zone bianche” della Penisola, non potendo più sussistere alcun tipo di restrizione sia dal punto di vista della tutela della salute pubblica che sotto il profilo della “non essenzialità” che ha fortemente e ulteriormente penalizzato (e compromesso) il comparto in questi mesi di emergenza nazionale. Una ripartenza, dunque, che oltre a dare ossigeno alle imprese del settore, è destinata a restituire anche un minimo di dignità agli addetti ai lavori, che una volta tanto possono dire di essere stati considerati come tutti gli altri lavoratori, anche alla luce dei nuovi provvedimenti di sostegno - introdotti o annunciati – che pur continuando ad essere insufficienti per contrastare le ingenti perdite delle diverse categorie che costituiscono la filiera del gioco, evidenziano un allargamento delle maglie all'interno del quale poter collocare anche le tante imprese del settore.
Che sia questo il segnale di discontinuità rispetto ai precedenti governi che tutti attendevano – soprattutto nel gioco – dall'esecutivo guidato da Mario Draghi? Probabilmente sì. Mettendo la concretezza di fronte a qualunque ideologia, nella trattazione di qualsiasi materia, come del resto si può vedere – nel bene e nel male – anche in tutti gli altri processi legislativi e regolamentare. A partire proprio dalla gestione dell'emergenza sanitaria, in tutti gli aspetti: al punto che anche i più duri detrattori dell'attuale governo si sono dovuti ricredere di fronte alla fortissima accelerazione della campagna vaccinale e degli straordinari risultati ottenuti in termini di riduzione del contagio che fino a qualche tempo fa venivano considerati irrealizzabili. La vera buona notizia, tuttavia, sta nel fatto che il cambiamento di prospettiva di cui possono godere (fino a prova contraria) gli addetti ai lavori del comparto giochi arriva non soltanto dai palazzi di governo, ma anche da quelli delle altre istituzioni. A partire dall'amministrazione di riferimento, ovvero l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che oltre a intervenire prontamente su temi chiave come quello della ripartenza (attraverso una repentina procedura di riattivazione della rete), o sulla questione delle proroghe delle concessioni o della necessità di intervenire contro l'illegalità, come emerso durante le ultime audizioni parlamentari del direttore generale Marcello Minenna, ha pensato bene di guardare subito avanti e di stimolare il processo di riforma e riordino del comparto più volte proposto dalla politica ma mai attuato, né tanto meno attivato, proponendo un “open hearing” dedicato, già alla fine di maggio. Allo scopo di condividere con la filiera i punti chiave di questa potenziale riforma e di discuterne l'applicazione con tutti gli stackeholder, chiamati ad intervenire in forma verbale e per iscritto. Per una consultazione pubblica che a molti potrà sembrare eccessivamente frettolosa, ma che rimane comunque sacrosanta e senz'altro utile ad attivare il processo di riforma, il quale dovrà comunque passare inevitabilmente per i banchi di governo e parlamento.
Ecco quindi aprirsi un nuovo scenario per l'intera industria del gioco, che si trova improvvisamente a fare i conti con il futuro, in un risveglio forzato dopo i troppi mesi dormienti a cui era stata relegata dal lockdown. Come una sorta di fulmine a ciel sereno, ma dagli effetti potenzialmente benefici, che promette di squarciare il cielo offuscato dalle nubi della pandemia: riattivando il mercato del gioco e nella speranza generale che possa riuscire anche a spazzare via anche quelle nuvole più oscure provenienti dalle compagini più avverse al comparto. E se proprio non si vuole parlare fin da ora dell'arrivo della bella stagione, ritenendolo prematuro, vale la pena comunque sottolineare gli evidenti segnali di schiarita. La riapertura dei locali in zona bianca, seguita da quella generale di tutte le attività a partire dal prossimo luglio, anche in zona gialla, rappresenta soltanto un primo passo di un nuovo percorso che potrebbe vedere la fase immediatamente successiva nell'avvio dei lavori veri e propri di riforma del settore. E se l'Agenzia ha dimostrato di avere chiari in mente i punti davvero necessari per rimettere in sesto il settore – dal superamento della “questione territoriale” alla creazione di un Testo unico dei giochi, accanto alla razionalizzazione e specializzazione della rete di vendita – sarà bene che la stessa consapevolezza si possa infondere e trasmettere anche tra i rappresentanti della politica, a livello governativo ma anche parlamentare. Nell'auspicio che questi mesi difficili che sembrano ormai essere alle spalle della filiera, possano aver insegnato qualcosa a tutti: a chi puntava il dito contro questo o quel settore, al solo scopo di aizzare il popolo su temi scomodi o complessi, per ovviare ai veri compiti della politica, ma anche agli stessi operatori del gioco, che oggi più che mai dovranno fare tesoro dei propri errori, puntando a un approccio sempre più concreto e, se possibile, di sistema, per affrontare le prossime sfide, tutt'altro che banali, per le quali passa il futuro dell'intero comparto. Adesso o mai più: qui si fa l'industria o si muore.

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