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I vincoli di una riforma a costo zero

31 maggio 2014 - 07:29

Nei prossimi mesi il governo sarà chiamato a dare attuazione a quanto prevede la legge delega in materia fiscale, procedendo dunque a una profonda revisione, pure dal punto di vista normativo, del settore dei giochi. La legge votata dal Parlamento ne fissa i paletti fondamentali, ma resta da capire quali perimetri applicativi essi delineano.

Scritto da Anna Maria Rengo
I vincoli di una riforma a costo zero

 

“Uno dei punti deboli della tassazione dei giochi è dato dal gettito sproporzionato rispetto ai danni sociali che produce. Modificare queste criticità è possibile, ma non è previsto dalla legge delega, visto che la riforma deve essere attuata a ‘costo zero’”. Lo evidenzia Sebastiano Cristaldi, esperto in diritto tributario, che sottolinea anche,volgendo lo sguardo oltre confine, come “i giochi oggi subiscono una tassazione variabile e tendenzialmente elevata. Ciò favorisce il gioco illegale, ove l’assenza di tassazione rende le vincite più appetibili. Il prelievo tributario degli altri Stati esteri è generalmente inferiore al nostro”.

Fissare una tassazione unica per tutti i giochi è possibile? Quali sarebbero le conseguenze positive o negative?

“La tassazione uniforme dei vari giochi è possibile, ma non sembra attuabile nell’ambito della legge delega, non tanto per i vincoli di gettito posti dall’articolo 16, quanto per la riserva di legge ordinaria prevista per la modifica delle aliquote d’imposta (articolo 23 Costituzione). Dalla tassazione unica deriverebbero conseguenze negative per quei giochi tassati con basse aliquote, a vantaggio di quelli che hanno aliquote elevate. Tuttavia, prima di intervenire sulle diverse aliquote, sarebbe necessario conoscere in base a quali criteri la politica fiscale ha discriminato la tassazione dei vari giochi. È verosimile ritenere che l’eventuale modifica dell’attuale realtà si scontrerebbe con gli interessi della filiera degli operatori del settore, che finora ha dimostrato di essere ben introdotta nel sistema politico del Paese e di poter contare su un ‘potere contrattuale’ notevole”.

Ritiene che la delega sia stata un’occasione persa per regolamentare il poker live?

“La delega è finalizzata al riordino di tutte le norme in vigore sui giochi, per adeguarle ai più recenti principi di diritto dell’Unione europea, nonché all’esigenza di prevenire fenomeni di ludopatia, ma allo stato attuale è difficile stabilire se e come ciò interesserà anche il poker live. Tuttavia, se si tiene conto che il legislatore delegato è tenuto a recepiti il diritto dell’Unione Europea e i principi fondamentali su cui esso si basa, così come interpretati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea; che, probabilmente entro l’anno in corso, la Corte di Giustizia si pronuncerà su due cause pregiudiziali riunite (C-344/13 e C-367/13), riguardanti proprio la compatibilità della pretesa tassazione italiana delle vincite al poker live svolto sul territorio di altri Stati membri dell’Unione; della probabile procedura d’infrazione contro il Governo italiano, che potrebbe derivare dalle denunce presentate alla Commissione Europa da alcuni contribuenti italiani nonché cittadini europei, per l’ipotesi d’inadempimenti del diritto comunitario da parte del Governo italiano; è ragionevole ritenere che verrà regolamentata anche la tassazione del poker live internazionale”.

L’idea di una tassa di scopo da destinare agli enti locali è tecnicamente praticabile?

“Ritengo di sì, ma non è auspicabile, poiché si corre il rischio di incrementare ulteriormente la pressione fiscale sul gioco”.

Attraverso quali misure il governo può intervenire per combattere il gioco illegale e quello minorile?

“Il gioco illegale non è facile da combattere quando esso è reso vantaggioso dagli eccessivi prelievi (imposte e aggi) che gravano sul gioco lecito. Per scoraggiare il gioco illecito, il governo italiano dovrebbe incrementare la percentuale di payout ai vincitori, riducendo gli aggi sproporzionati pagati agli operatori del settore e anche la pressione fiscale, ma ciò non è compatibile con le esigenze di gettito e con la delega che prevede, appunto, l’invarianza di gettito. Per combattere il fenomeno del gioco minorile, lo Stato dovrebbe quantomeno uscire dal ruolo ambiguo e ambivalente in cui si è cacciato: infatti, dal gioco lo Stato trae un gettito tributario non trascurabile in valore assoluto e, pertanto, come può ammettere di lucrare su qualcosa che è causa di patologia e profonda sofferenza oltre che di disagio sociale?”.

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