skin

Brexit 'no deal': dossier segreto del governo spaventa mercati e gaming

19 agosto 2019 - 10:38

Un documento riservato svelato dal “Sunday Times” descrive le previsioni del Regno Unito su cosa accadrà dopo il 31 ottobre in caso di accordo mancato: uno scenario preoccupante, anche per il gioco.

Scritto da Vincenzo Giacometti
Brexit 'no deal': dossier segreto del governo spaventa mercati e gaming

 

E' stata battezzata “Operation Yellowhammer”, ovvero: “Operazione Zigolo Giallo”, parafrasando le parole della poetessa Emily Dickinson, secondo la quale “la speranza è un uccellino che va a posarsi sull’anima, e ci consola con il suo canto”. E anche se il riferimento poetico non era a un Zigolo giallo, dev'essere stato preso a riferimento quel testo per individuare come “Yellowhammer” il piano, fino a ieri top secret, che il governo britannico ha predisposto per l'uscita dall'Europa, in programma il 31 ottobre, senza accordi con l’Unione. La diffusione dei dettagli dell'operazione (che ha subito trovato nuova definizione nei media come “Operazione Caos”), grazie a un autentico scoop del Sunday Times, ha suscitato scompiglio generale nel prendere atto che, al di là delle dichiarazioni tranquillizzanti, quello che tutti si aspettano è una vera e propria catastrofe.

Anche se Michael Gove, l’uomo di Boris Johnson chiamato a gestire la delicata transizione, ha cercato di minimizzare definendo Operation Yellowhammer “un vecchio documento” (risale a un anno fa circa, governo May) che definisce i contorni del “peggiore scenario possibile”. Pur ammettendo tuttavia che “ci saranno degli ostacoli, qualche interruzione di servizio”. E a farne le spese saranno un po' tutti i settori, giochi compresi. Anche se questi non compaiono esplicitamente nel documento top secret, ma sono facilmente ricavabili.
Come già ampiamente previsto, la parte più critica sarà quella relativa ai dazi doganali. Il “no deal” con l'Europa comporta la fine della libera circolazione delle merci. Cioè tutto quel che entra ed esce dal Regno Unito dovrà essere sdoganato. Le merci che oggi pagano “zero”, saranno soggette a Iva e spese doganali, attraversando la Manica. Inoltre in termini logistici significa, per esempio, che starà ai francesi decidere le modalità di ispezione dei Tir che arriveranno dal Regno Unito. Con problemi in entrate dai Tir, delle navi nei porti, e così via. Col rischio peraltro che, soprattutto all'inizio, prima della creazione di un sistema efficiente, le merci deperibili si rovinerebbero, come medicine da refrigerare o vaccini.
L'altro fronte più delicato citato nel documento è quello dei dati, che si certo rappresentano uno dei principali business a livello globale del nostro tempo, avendo superato anche il petrolio in termini di affari. L’economia digitale vive di dati, e il gaming online soprattutto. L’Unione europea ha imposto a tutti — per esempio a Google e ad Amazon — regole molto specifiche in materia di gestione dei dati degli utenti. Cosa succederà al flusso di dati tra Regno Unito e Unione europea? Leggendo Yellowhammer: “Il flusso di dati verrà disturbato, non esiste un’alternativa giuridica”: tutte le informazioni private in arrivo dalla Ue — transazioni bancarie, e-commerce — non potranno più muoversi liberamente. La Commissione europea non considera la protezione dei dati come una questione commerciale ma di privacy, ritenuto un diritto fondamentale. Rendere uniforme il traffico di dati tra Gran Bretagna e Ue sarà una questione delicata che per il Sunday Times “potrebbe richiedere anni di lavoro”. Facile immaginare le difficoltà per le società britanniche di gaming che operano su più mercati internazionali, seppur con sedi distaccate.
A tremare sono però gli operatori dei servizi finanziari, leggendo la frase, nel rapporto Yellowhammer, secondo la quale: “Alcuni servizi finanziari subiranno disturbo”. Si tratta di un'industria che produce circa il 7 percento del Pil britannico, ed è evidente che le conseguenze del “disturbo” potrebbero essere molto gravi. Per qualunque economia. Il 31 ottobre, oltre a essere Halloween, è un giovedì: le banche dovranno durante la settimana lavorativa passare da un sistema — quello dell’Unione — a un altro sistema per tutte le transazioni. Il lato se non proprio positivo almeno vagamente tranquillizzante è che di tutti i settori dell’economia britannica la finanza è quello che ha lavorato in largo anticipo e con enorme attenzione a prevedere eventuali problemi derivanti da Brexit. Molte banche sposteranno gli uffici londinesi a Parigi e Francoforte. Soluzione analoga si potrebbe attendere anche per alcune società di gioco Uk.
 
Non solo. Come già rivelato su queste pagine, anche grazie a un'analisi condotta da Mario G.R. Pagliacci, docente al Dipartimento di Economia, Sede di Terni, dell’Università degli Studi di Perugia e Consulente aziendale, una valutazione effettuata da Standard & Poor's, secondo la quale i paesi più esposti all’exit sarebbero Irlanda, Malta, Lussemburgo e Cipro, mentre Italia ed Austria venivano giudicate come le nazioni meno vulnerabili. 
Più specificatamente per le imprese, si tratta di reggere alle turbolenze del breve periodo, che si manifesteranno sotto forma sia di rischi di mercato (soprattutto sui cambi e sui prezzi) sia di rischi di sistema. A parere del docente, tuttavia, saranno soprattutto le imprese dell’economia reale - che producono ed esportano beni tangibili - a dover reggere all’urto, mentre più leggero sarà il peso per le imprese di servizi, che operano nei settori degli intangibles, fra cui quelle del gioco.
In effetti, nonostante la preoccupazione generale, alcuni operatori dell'industria intravedevano alcuni possibili sviluppi positivi nell'effetto brexit. Anche se il "no deal" è una condizione destinata a stravolgere le carte in tavola, come emerge dai documenti.
 

Articoli correlati