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Spagna, Sanchez: 'Limiti a pubblicità gioco', Cejuego 'No divieto'

09 gennaio 2020 - 09:19

Dopo il discorso di investitura in cui il neo-premier spagnolo Pedro Sanchez ha promesso limiti al gioco, i concessionari di Cejuego chiedono regole per la pubblicità, ma non divieti.

Scritto da Fm
Spagna, Sanchez: 'Limiti a pubblicità gioco', Cejuego 'No divieto'

"Questo Governo ha intenzione di agire con decisione in un altro settore di crescente preoccupazione: la prevenzione delle dipendenze. Cercheremo di regolamentare la pubblicità del gioco e del gioco online. E introdurre misure di informazione, gestione dell'istruzione e il consumo di gioco".

Lo ha dichiarato espressamente il neo-premier spagnolo Pedro Sanchez nel suo "discorso di investitura", tenendo fede a quanto recita il testo dell'accordo di coalizione sottoscritto con Unidas Podemos.

Un programma che verrà realizzato dal ministro del Consumo, Alberto Garzón, e che prevede anche il varo di "criteri omogenei – insieme con le comunità autonome - per evitare che le sale scommesse possano aprire in determinati orari e limitare la loro vicinanza a scuole come avviene oggi in molte città del Paese" e il reinderizzamento della "tassa amministrativa pagata dagli operatori di gioco online per destinarne una percentuale a misure preventive di sensibilizzazione e cura sul gioco patologico".

 

Limitazioni e iniziative che rischiano di colpire un business privato da oltre 20 miliardi di euro, che genera oltre 2 miliardi di tasse e più di 50mila posti di lavoro.
Non si sono fatte attendere le reazioni di Cejuego, l'associazione dei principali concessionari del Paese, con il presidente Alejandro Landaluce, che al giornale online OkDiario ha dichiarato: "Dobbiamo ancora essere cauti e aspettare di vedere come vengono finalizzate le misure proposte prima di effettuare una valutazione finale, ma ad un primo sguardo dobbiamo dire che ci sono aspetti positivi e invece altri per cui vorremmo un approccio diverso".
Per quanto riguarda la regolamentazione della pubblicità, Landaluce spera che "questa volta sarà quella definitiva e che la regolamentazione della pubblicità del gioco a livello statale verrà finalmente alla luce. È qualcosa che chiediamo dal 2011 ai governi. Sì, chiediamo che la pubblicità dell'intero gioco a livello statale sia regolata senza fare distinzioni, e quindi sia quella del gioco pubblico (Selae e Once) sia quella di gioco online privato".
Ma in particolare, Cejuego chiede che "venga regolata in termini di quantità, messaggi e orari; ma che ci sia sempre una regolamentazione, non un divieto".
 
 
Una strada già tentata dall'Italia, prima con i limiti orari alla trasmissione delle pubblicità di gioco sanciti dal decreto Balduzzi, convertito in legge l'8 novembre 2012, che la vietava "nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori" e sulla stampa quotidiana e periodica destinata ai minorenni, poi con la legge di Stabilità 2016 (in vigore dal 28 dicembre 2015) e il relativo decreto del Mef (emanato il 19 luglio 2016), che l'ha vietata dalle ore 7 alle 22 di ogni giorno nelle trasmissioni televisive generaliste, in onda sui canali da 1 a 9 del telecomando.
Una strada poi completamente stravolta, con il divieto totale sancito dal decreto Dignità nell'estate 2018, e poi definito dalle linee guida emesse dall'Agcom – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'aprile 2019, che ha stabilito alcune eccezioni, fortemente criticate, a più riprese, dal ministro Luigi Di Maio, che ne ha auspicato una modifica quando verranno eletti i nuovi vertici dell'Autorità, ad aprile 2020.
 
C'è da sperare che la Spagna non segua la stessa parabola.
 

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